Saranno
almeno dieci anni che, di ritorno da trekking alpini agostani, nella lista dei
buoni propositi infiliamo un “weekend in Abruzzo alla volta del Gran Sasso”.
Perché, dai!, è impossibile non esserci ancora andati! Su, è dietro l’angolo,
basterebbe partire il venerdì sera per godersi una bella escursione. Evidentemente,
con la gestione dei weekend non ce la caviamo benissimo. E certi luoghi più
sono vicini più se ne rimanda la visita.
Quindi,
quale occasione migliore di un anomalo 2020 per esplorare senza fretta un
altro pezzetto del vicino Abruzzo? Abbiamo optato per un b&b a Castel del
Monte, abbiamo prenotato e poi siamo tornati alle nostre attività.
Allora? Cosa ti aspetti da questo Abruzzo?, fa il coniuge.
Nessun
conto alla rovescia, nessuna trasferta da organizzare, nessuna lettura
preparatoria.
Non
saprei. È la prima volta che arrivo ad un viaggio così impreparata.
Ma
non è un viaggio! Faremo delle escursioni, qualche passeggiata; è la regione
con cui confiniamo, la conosciamo già: non è un viaggio, ribadisce perentorio.
Sì,
ma andiamo in posti in cui non siamo mai stati, altri monti, altri borghi;
luoghi da scoprire. Insomma, un viaggio.
Inizia
con un confronto (irrisolto) sulla definizione di viaggio, il viaggio - non viaggio
verso il Parco Nazionale del Gran Sasso. Premessa eccellente.
Ho
imparato a conoscere Castel del Monte dal blog camminare leggendo.
Ad
un certo punto è apparso, lassù, inerpicato ma disteso; un borgo in pietra su
un cucuzzolo a 1346 metri di altitudine, più ampio di quanto immaginassi; con
le case che sembrano scendere dolcemente sulla costa.
Non
è la torre campanaria a catturare la mia attenzione, bensì le gru che
sovrastano il centro storico. Il terremoto che colpì L’Aquila nel 2009 ha lesionato
solo parzialmente i borghi in prossimità di Campo Imperatore, ma i cantieri per
la ricostruzione post sisma sono tutti lì, e l’immagine di gru e impalcature ha
caratterizzato ogni nostra visita nei centri storici della zona.
Mi
aspettavo un borgo silenzioso, però siamo in prossimità del Ferragosto e,
percorrendo il centralissimo Viale della Vittoria, sembra impensabile la
desolazione e lo spopolamento di queste zone dell’Appenino. Mi tornano in mente
pochi versi imparati a memoria alle elementari:
Settembre,
andiamo. È tempo di migrare.
Ora
in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian
gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono
all’Adriatico selvaggio
che
verde è come i pascoli dei monti.
Han
bevuto profondamente ai fonti
alpestri,
che sapor d’acqua natia
rimanga
né cuori esuli a conforto,
che
lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato
hanno verga d’avellano.
E
vanno pel tratturo antico al piano,
quasi
per un erbal fiume silente,
su
le vestigia degli antichi padri […]
Gabriele
D’Annunzio, I pastori.
Questo
territorio dell’Appenino è stato tra i più importanti per l’industria della
lana e l’allevamento delle pecore. A settembre i pastori castellani riunivano
le greggi, iniziando la transumanza che, attraverso il Tratturo Magno, li
avrebbe condotti presso il Tavoliere delle Puglie. Il commercio della lana ha
trainato l’economia dell’area fino all’Unità d’Italia; poi, sono arrivate l’importazione
dei tessuti, le concessioni delle terre da coltivare lungo i tratturi, le
guerre, l’emigrazione verso le aree industriali della Francia e del Belgio, lo
spopolamento. Oggi, digitando Tratturo
Magno su Google, avete buone probabilità d’imbattervi in un progetto dedicato ai camminatori. L’evoluzione della transumanza.

Camminando
tra le viuzze di Castel del Monte, mi innamoro degli sporti: archi
scavati all’interno della roccia calcarea, che collegano le abitazioni. Una sorta
di micro gallerie che sostengono più livelli abitativi; una soluzione praticata
per aumentare lo spazio abitabile dei centri in alta quota. La stessa struttura
caratterizza anche i borghi di Castelvecchio Calvisio e Santo Stefano di
Sessanio.
Nei
vicoli del centro storico raccolgo stralci di conversazione.
Da quanto
tempo siete arrivati? Resterete anche dopo Ferragosto? Uh, zio, con quella
mascherina non t’avevo riconosciuto. State tutti bene?
Passo a
salutarvi al Miramonti prima di partire…
Un borgo di
seconde case, che furono le prime e uniche case di padri, nonni, avi. Case che
tornano a vivere ad agosto, per la celebrazione del patrono, per la notte delle Streghe, il 17 agosto (non quest’anno), per godersi la montagna imbiancata in
inverno (non nel 2020, in cui di neve non se n’è vista). Piazzette
illuminate dal sole e vicoletti bui.
Si esce
da Porta San Rocco e già si sente il brusio del Miramonti, bar principale,
luogo di ritrovo di residenti e turisti, con i tavoli esterni occupati a
qualsiasi ora. L’emergenza sanitaria ha stroncato i tradizionali eventi del
mese di agosto, ma non ha fermato i turisti. Le poche strutture alberghiere e i
ristoranti sono pieni. Le mascherine non nascondono volti rilassati e occhi
ridenti.
I sentieri
in questa zona non sono segnati granché bene. Talvolta non sono segnati
affatto. Ma il coniuge ha scaricato un’app diabolica che ci permetterà
di affrontare qualsiasi percorso senza perderci. Ci permetterà anche di
scegliere il tragitto più lungo possibile per raggiungere la meta. Ma cosa vuoi
che siano quei 5/6 chilometri in più nel mezzo del niente?
Tra i
due, il navigatore è lui; quindi, a me non resta che seguirlo.
Iniziamo
con un tour facile: non si scala nulla, si va da Castel del Monte a Calascio,
poi si sale sulla Rocca, ci si avvicina a Santo Stefano di Sessanio (senza
entrare nel paese), si guadano fiumi d’erba, cardi ormai secchi, piante
urticanti di vario tipo e, stremati, dopo più di venti chilometri di cammino,
si chiude l’improvvisato circuito ad anello tornando al punto di partenza. La conferma
che potesse esserci un percorso alternativo a quello suggerito dall’app è arrivata
quando i piedi fumavano, ma ormai era troppo tardi.
Con alle
spalle Castel del Monte, lo scenario che si presenta è questo:
Lasciato
il bosco e diverse arnie sparse, inizia ad intravedersi in lontananza la Rocca
di Calascio. Agli amanti del fantasy non sfuggirà una certa somiglianza con le
ambientazioni del film Ladyhawke. Io, che ignoravo il film, giunta al
borgo di Calascio, un po’ distante dai ruderi del castello, mi son chiesta perché
ci fosse così tanta gente in cerca di parcheggio (affollatissimo), che snobbava
il centro ma che era disposta ad inerpicarsi verso la rocca.
All’ennesima
persona che ripeteva adesso arrivano Ladyhawke e il monaco!… ho capito
che un luogo così suggestivo doveva essere stato un fantastico set
cinematografico (qui una delle scene girate sulla Rocca di Calascio, dimora del
monaco Imperius).
Lasciata
la rocca, nel lungo percorso verso Castel del Monte, non abbiamo incontrato alcun
viandante. Nessuno. Forse perché abbiamo seguito rotte anomale, forse a causa
del caldo, o forse perché chi viene in queste zone predilige le cime note, osserva
l’asprezza del paesaggio dall’alto o dai finestrini delle auto. Eppure, c’è
qualcosa di brusco e doloroso camminando a queste altitudini che sfugge quando
ci si dirige verso il Corno Grande e i massicci più popolari. Una bellezza
selvaggia che neppure le foto riescono a catturare.
Note:
- In questo
e nei prossimi post troverete qualche appunto di viaggio (perché, coniuge, per
me è stato un viaggio); ma invito chiunque sia interessato a saperne di
più su Castel del Monte, sulla sua storia, sulle escursioni in terra d’Abruzzo
e non solo, a visitare l’ottimo blog di Gius.ante, Camminare leggendo: una
miniera d’informazioni scritte da chi conosce bene questi luoghi.
- Castel
del Monte dista una mezz’ora d’auto da Campo Imperatore, punto di partenza per
la maggior parte delle escursioni che avevamo deciso di fare. Noi
abbiamo soggiornato presso la Residenza storica Le civette, gestita da due
mattacchioni, Rino ed Emanuele, non originari di Castel del Monte, che hanno rallegrato
la nostra settimana. Se cercate indicazioni utili per la gestione delle
escursioni, non potrete fare alcun affidamento sui gestori delle Civette,
quanto di più lontano possa esserci dalla montagna. Ma, al ritorno dalle vostre
scarpinate, potrete sempre contare su una birra, un bicchiere di vino e una
buona cena, preparata direttamente da Emanuele. E a qualsiasi ora partiate, zaino
in spalla, troverete depositato un vassoio con una ricca colazione davanti alla
porta della vostra stanza. Non male come buongiorno.
- Tutte le foto sono state gentilmente concesse dal coniuge.