venerdì 27 novembre 2020

Piccola guida tascabile ai mestieri sconsigliabili in letteratura

 


Quando ho bisogno di farmi un regalo, prendo lo zainetto, salgo sul trenino locale e vado a perdermi in qualche libreria. Il regalo non è connesso al numero di libri che forse porterò a casa, bensì al tempo trascorso, senza guardare l’orologio, tra gli scaffali. Talvolta, anche tra una libreria e l’altra. In quelle giornate, non esco per acquistare un libro specifico ma per curiosare tra i volumi di case editrici minori, tra i volumi dell’usato (goduria massima) o tra i generi letterari che frequento meno. A ripensarci oggi, era il piacere della scoperta a farmi cerchiare sull’agenda le date della Fiera della Piccola e media editoria di Roma (quando era più piccola che media), a farmi prendere almeno un paio di giorni di ferie in occasione di un festival letterario o del Salone del libro. Poi c’ho perso il gusto (tutta quella confusione, peggio dell’Ikea nei giorni di maggior splendore), ma ho pure perso contatto con piccole realtà editoriali che è difficile incontrare altrove.

Così, mi sono affezionata a un gruppo di youtuber che, l’ultimo giorno del mese di ogni mese, parlano di una casa editrice indipendente, raccontando la lettura che ciascuno di loro ha scelto. Hanno dedicato il mese di ottobre ad una casa editrice a me totalmente sconosciuta: ABEditore. Il catalogo non è propriamente nelle mie corde, ma sono stata colpita dall’originalità e dall’attenzione per l’oggetto libro e, da buona feticista, ho acquistato due volumetti direttamente dal sito della casa editrice. “Un po’ macabri, no?”, ha commentato il coniuge sfogliandoli. Più ironici che macabri, se li si osserva attentamente.   

Sono due mini raccolte di racconti; per il momento, ho letto questa qui:


Il titolo mi ha tratta in inganno: pensavo di trovare racconti su mestieri attinenti all’ambito letterario, tipo lo scrittore, l’editore, il copista…In realtà, i racconti riguardano contesti lavorativi insoliti, avvolti da un alone di mistero. Gli autori sono tutti celebri; i traduttori, invece, sono giovani e poco noti.


Non avevo mai letto nulla di Théophile Gautier, né di Joseph Sheridan Le Fanu, anzi, per dirla tutta, non sapevo neppure chi fossero. Eppure, i loro sono stati i racconti che più ho apprezzato, insieme alle atmosfere del sempre magistrale Arthur Conan Doyle. Quel brividino che ti percorre la schiena sebbene sia ovvio che ciò che stai leggendo non può essere vero: il Diavolo non giocherà mai a fare l’attore, i fantasmi non esistono e i morti non tornano indietro per vendicarsi! Forse...

Una lettura piacevole anche per chi non è attratto dal romanzo gotico.