martedì 21 settembre 2021

Librinvaligia



Questo blog ha ancora un senso?

Me lo sono chiesta mentre tornavo a casa con l’idea di scrivere un post che non ho mai buttato giù; me lo sono chiesta di domenica sera, dinanzi all’ennesimo weekend terminato in un soffio. Non sono più in grado di ritagliarmi uno spazio per chiacchierare di libri, camminate, festival, librerie? Ho fatto delle scelte con l’idea di dare ordine alle mie giornate, di mettere al centro le mie passioni ed è andata a finire che il caos ha preso il sopravvento, gli impegni si sono moltiplicati e le energie prosciugate.

Poi, c’è anche una sorta di blocco: diamine!, nell’ultimo anno e mezzo ho scritto pochissimo, sono ricomparsa di tanto in tanto dicendo che sarei stata più costante, salvo poi continuare a latitare; ora cosa faccio, riprendo a scrivere come nulla fosse? Sono ancora credibile? E se poi mi perdo di nuovo?

C’è solo un modo per ricominciare a fare le cose: farle. E se poi mi perdo di nuovo, pazienza.



Sono giunta a questa conclusione ieri sera, mentre leggiucchiavo gli ultimi post di blog amici. Ho percepito la mancanza di quello scambio quotidiano, di quello sguardo diverso sul mondo, di quella realtà parallela che rendeva le mie giornate più ricche.

Insomma, eccomi di nuovo qui.

 


È stata un’estate impegnativa. Però ci sono stati anche boschi, campanelle che annunciavano l’ora della cena, il salato che ha avuto la meglio sul dolce, merende e macedonie, momenti radicali, squarci di azzurro tra le fronde verdi, cremine e cerotti. E poi, polvere, tanta polvere. Mai immaginato che camminando nei boschi ci si potesse impolverare così…

 


Più di tutto, resta lo stupore entrando nella strepitosa cripta della Basilica del Santo Sepolcro ad Acquapendente, il salotto a cielo aperto di San Quirico d’Orcia e l’interno della chiesa di Santa Maria Assunta, la spettacolare Piazza Grande di Montepulciano, la peschiera di Santa Fiora, il lungo, polveroso anello (sentiero 001) del Monte Amiata, il sentiero dell’acqua e quello delle sorgenti che fanno apprezzare, passo dopo passo, la bellezza della Val d’Orcia.  

 


Ma la vera boccata d’ossigeno è arrivata con il Festivaletteratura di MantovaPerché Mantova, perché letteratura, perché il mio primo festival dopo la pandemia, perché giunto tempestivamente dopo un’importante scadenza lavorativa. Me lo son goduto. Non avevo più il fiato sul collo, non c’erano più i patemi del “quando rientro devo ancora fare…”



Camminando nel Parco del Mincio, ho ricominciato a progettare viaggi, letture, incontri con amici, attività ricreative di ogni genere, come se disponessi di un tempo infinito. Sono state giornate senza sveglia, piacevoli colazioni in compagnia ciarlando di libri, eventi senza fila, pause gelato tra un incontro e l’altro. Green pass, gel igienizzante e mascherina hanno reso la città più tranquilla rispetto al passato. Ugualmente vivace, ma meno caotica.     

La tentazione dei banchetti dei libri usati sotto i portici di Palazzo Ducale, setacciati e risetacciati dopo aver ascoltato Andrea Tarabbia e il libraio Giovanni Spadaccini (colui che Compra libri, anche in grande quantità); le diverse forme di commiato narrate da Bernhard Schlink; la Torino di Primo Levi che ne percorreva le strade con lo sguardo rivolto sempre a terra, abitudine rimastagli dai giorni del lager; Beethoven che riecheggia nel Palazzo della Ragione ad accompagnare i versi della poetessa Ruth Padel

La noia e l’irritazione ascoltando Angelo Pellegrino, che dovrebbe parlare degli epistolari di Goliarda Sapienza ma è troppo il compiacimento nell’ascoltare sé stesso per dar voce alla figura della Sapienza; in compenso, il ricordo commosso di Simona Weller e la rappresentazione di una Roma pullulante di collettivi femminili, talvolta violenti, dà senso all’incontro.

Poi, c’è la Siria di Hola Kodmani e la Siria vista dalla Germania attraverso gli occhi di Olga Grjasnowa, in un dialogo serrato che riaccende il mio interesse per quella parte di mondo. Uno degli incontri più interessanti ai quali ho partecipato.


E la piacevole leggerezza del sabato, la leggerezza che ti fa riflettere senza farti avvertire il peso dei pensieri; una cosa che riesce benissimo a Marcello Fois e Gabriele Romagnoli, ma anche a Bruno Gambarotta che chiacchiera con Fouad Laroui del Marocco come oggetto letterario. Laroui si muove agevolmente tra i ricordi giovanili, il Marocco dei caffè (“tra due caffè c’è sempre un caffè”), libri e lingue che hanno caratterizzato la sua vita e che riecheggiano nella sua scrittura. Il mondo senza libri sarebbe un inferno

 


Tutte le foto scattate in Toscana, sono state gentilmente concesse dal coniuge.