lunedì 8 dicembre 2014

È tempo di leggere


Lui, quello che ha letto tutto, conosce tutti e vive da due giorni tra questi stand: «Fermiamoci al guardaroba così puoi lasciare lo zainetto».
Lei, che poi sarei io, quella che il tempo per leggere alla fine riesce a trovarlo, ma rispetto a lui è una dilettante: «Perché dovrei lasciarlo?»
Lui: «Perché con quel coso sei pericolosa».
Lei: «Ma se me lo son portata di proposito! Non voglio affannarmi con dieci buste tra le mani. Metto nello zaino e via».
Lui: «Uffa! Si compra a fine giornata, senza esagerare. Ché poi ricominci con la storia che hai duecento libri di leggere e vorresti prenderti un anno sabbatico per fare solo quello ma non riesci a strappare neanche due giorni consecutivi di ferie».
Lei: «Uh, quanto sei pesante! Ma perché mi ostino a venire in fiera con te ogni anno? Non voglio fissare nessun budget, non voglio aspettare che la giornata sia finita; questa è una delle poche occasioni che abbiamo per finanziare direttamente le nostre case editrici preferite e non voglio sentire ragioni! Eppoi parli proprio tu che vai in libreria due volte a settimana. Neanche te li regalassero i libri». Lui alza gli occhi al cielo, contento del siparietto che pure quest’anno ha inaugurato la loro giornata insieme a Più libri più liberi e, con l’entusiasmo di un bambino che va alle giostre, la porta in sala Corallo. «Dai, dai, che c’è la Nadia!». La Nadia è una siciliana che pur di non lavorare scrive. E presenta Dai un bacio a chi vuoi tu, di tal Giusi Marchetta
Una tipa simpatica la Giusi: classe 1982, campana, insegnante precaria che, non contenta, scrive pure. Una masochista ironica: si può insegnare italiano in una scuola media campana e scrivere racconti che parlano di disagio sociale con il sorriso? Pare di sì.
Lei, quella che gira in fiera con lo zainetto, è rimasta molto colpita da questa trentaduenne coraggiosa che racconta di personaggi deboli che non si arrendono; ma poi il libro non l’ha comprato. E se ne è pentita. Lui, l’amico che tutto ha letto (purché lo scrittore sia de cuius), la trascina a conoscere la Giulia. «E questa mò chi è?».
Giulia Zavagna, redattrice editoriale delle edizioni SUR. Giovanissima ma parla di Julio Cortázar e di Borges come se fossero andati a scuola insieme. Per schiodare l’amico dallo stand, tocca regalargli Carta carbone, tanto lo sa che, a sua volta, anche lei andrà via dalla fiera con un bel regalo.
Lei vuole fermarsi dai tipi di La nuova frontiera. È incuriosita da I genietti della domenica, di Ribeyro ma poi inizia a chiacchierare con Rodolfo Ribaldi in persona e resta incantata ad ascoltare l’uomo che è stato amministratore delegato alla Mursia per anni. Ribaldi racconta aneddoti su Ugo Mursia, su cosa era l’editoria allora e sulla follia di investire la sua liquidazione per fondare La nuova frontiera. Parla dei costi dell’editoria, dei costi sostenuti per partecipare alle fiere; non si fa scrupoli: è uno diretto. Nessuna lamentela, solo dati di fatto. Intanto, quella con lo zainetto ha già acquistato Caramelo. L’editore dice che quando iniziò a leggerlo pensò fosse una lettura da donna, “ma poi non riuscivo a smettere. Vendemmo tantissimo. Questo e Piazza del diamante fecero decollare la casa editrice”.



«Prima di andare a sentire Björn Larsson, passiamo allo stand di Iperborea?». Lui annuisce ma non la sta a sentire granché. Vaneggia su Bolano, Wallace a Amoz Oz, che no, checchè ne dicano, l’ultimo Oz non è niente di speciale. Lei, a fatica, cerca di leggere pagine qua e là di libri scandinavi. Poi pensa di chiedere il consiglio della redazione. E aggiunge al Larsson che desiderava anche un Luce d’estate, ed è subito notte, che merita l’acquisto per il solo titolo e la copertina.
Poi provano ad ascoltare Massimo Carlotto che legge stralci del suo ultimo libro, accompagnato da due musicisti straordinari. Il libro sembra una neanche troppo intelligente mossa di marketing prenatalizia, ma magari è solo una cattiveria detta a voce alta dalla ragazza con lo zainetto. La musica però li avvolge e allora restano lì: lei sfoglia i suoi nuovi libri, lui pensa a chissà cosa. Poi arrivano Bjorn Larsson e Fabio Stassi. Lo svedese sfoggia un italiano senza errori grammaticali; parla di scrittura, del rapporto con l’Italia e del suo essere scrittore di lingua svedese ma non scrittore svedese.
La ragazza con lo zainetto, visibilmente invaghita dell’uomo che viene dal Nord e un po’ frastornata dalla lunga giornata, si avvia verso l’uscita ma si ferma davanti allo stand della Giuntina. Vorrebbe acquistare i Middlestein, mentre la fanciulla della casa editrice promuove Il grande circo delle idee. Colui che tutto ha letto si intromette, farfugliando un «sono altre 400 pagine. Ma quando leggerei tutta sta roba??». E lei mestamente si allontana. Sì, lui ha ragione, però lei si è fatta convincere troppo facilmente. «Con te in fiera non ci vengo più, ecco!».

Poi lui dice: «Il prossimo anno andiamo al Salone del libro di Torino?»