domenica 7 novembre 2010

Il romanzo

Nella mia testa non poteva che essere questa l’atmosfera ideale per la lettura di Guerra e pace:

accompagnata da un bicchiere di vino rosso, il cielo grigio, la pioggia che scende di malavoglia.
Perché Il romanzo, quello che mi ha incuriosito da sempre ma anche un po’ spaventato, doveva essere letto nel clima giusto, magari in un periodo di ferie prolungate, senza dover scippare ore al lavoro o prendere in prestito momenti preziosi riservati ad Orfeo.
E poi perché credevo non si potesse interrompere bruscamente Il romanzo e lasciarlo parcheggiato lì, sul comodino, per giorni e giorni, ché se ciò fosse accaduto mai avrei ripreso la lettura. Magari sarebbe finito anche lui nello scaffale degli iniziati e chissà quando portati al termine.
Invece è andata a finire che ho cominciato a leggere Guerra e pace in un giorno così:

in cui il caldo di luglio si faceva sentire, le ferie sembravano ancora troppo lontane e troppo brevi per assaporare il piacere di immergersi totalmente nella romanzo e un paio di volte m’è balenata pure l’idea di tuffarmi in un giallo, ché quando mai si leggono i mattoni nel mese d’agosto?!
“La trama del romanzo è nota a tutti…”, mi trovavo a leggere ogni volta che cercavo spunti di riflessione e osservazioni sul romanzo e su quel tipo originale che fu Tolstòj. Nota a tutti tranne che a me perché io non solo non ho mai letto alcuna riduzione dell’opera ma non ho mai visto neppure alcun film né fiction televisiva (m’è giunta voce ne abbiano trasmesse un paio) sul grande romanzo. Sì, va bè, sapevo che c’era una certa Nataša, intelligente, affascinante, forse il personaggio femminile più amato della letteratura di tutti i tempi; sapevo che alla bella Nataša si contrapponeva un altrettanto intrigante principe Andréj; sapevo che c’erano le guerre napoleoniche e l’incendio di Mosca, sapevo che c’erano il Romanzo e la Storia però, per dirla tutta, non conoscevo granché bene né la trama dell’uno ne le vicende dell’altra.
Ora, scrivere una recensione su Guerra e pace è da presuntuosi, così come è banale suggerirne a tutti la lettura. È banale anche dire che è un romanzo grandioso, musicale, con qualche pagina che forse si sarebbe potuta tagliare e un epilogo che lascia interdetti (e che non racconterò perché dovesse mai esserci qualcun altro che non ha ancora letto l’opera…). Giunta all’epilogo del romanzo, ho cercato altre pagine che sapessero di finale, invece ho trovato solo riflessioni di Tolstòj sul modo in cui gli storici studiano la vita degli uomini e cercano invano le cause dei principali avvenimenti della Storia. Ma il Romanzo s’era già concluso ed io non riuscivo a farmene una ragione  per quanto continuassi a sfogliarne le pagine.

Un paio di commenti sull’edizione acquistata. Ho scelto l’edizione Mondadori solo perché costituita da quattro agili volumetti, ben rilegati, contenuti in un bel cofanetto. Ancora non mi capacito di come alcune case editrici possano pensare di racchiudere in un solo tomo un’opera della mole di Guerra e pace. Non tutti, ahimè, possiamo concederci il lusso di leggere a casa nostra, comodamente sdraiati sul divano; quasi 2000 pagine si portano malvolentieri sull’autobus, treno, in borsa e così via. L’edizione Mondadori ha il pregio, inoltre, delle note: tante note in cui vengono tradotti tutti i dialoghi in francese che Tolstòj ha sparso qua e là nell’opera. Altro elemento positivo, il bel saggio finale di Heinrich Böll.
Poi, certo, viene da chiedersi come sia possibile che alla quattordicesima ristampa di un classico, una casa editrice come la Mondadori, che quattro soldi ce li avrà per pagare un paio di editor e un correttore di bozze, continui a far girar a piede libero opere così poco curate: refusi a iosa, a capo quando qualcuno se ne ricorda, apostrofi se capita e sciatterie varie. Dispiace, anche perché parliamo di Guerra e pace: dubito che nessuno mai abbia fatto notare alla Mondadori tante dimenticanze.