giovedì 29 gennaio 2009
giovedì 22 gennaio 2009
Carta e penna
Può accadere che, per qualche giorno e una miriade di ragioni, non si scriva più. Intendo scrivere veramente, con carta e penna, non pigiare velocemente le dita su una tastiera di un computer.
Capita poi che si prenda un foglio per appuntare alcune parole e orrore!! Le parole vengon fuori dalla penna a scatti, faticosamente. Prima era un fluire naturale e armonioso; le lettere erano tondeggianti o con delle cuspidi, a seconda dell’impeto e dell’umore del momento. Ora sono geroglifici che sembrano non appartenerti.
«Ma questa non è mica la mia calligrafia!», ti viene da pensare. Allora continui a scrivere e, pian piano, riprendi confidenza con la penna; la mano si inclina, il segno s’addolcisce; i pensieri si dispiegano sulla carta senza star a rimuginare troppo sulle parole da usare per esprimere al meglio le proprie sensazioni.
Contempli la pagina e vedi un pezzetto di te. E pensi alla persona che riceverà quelle righe un po’ sbafate, con un paio di cancellature, qualche maiuscola in stampatello, qualcuna in corsivo. Si sa: la mano non è perfetta; si perde la pulizia del tratto ma si guadagna il tepore del pensiero. Perché dietro una pagina manoscritta c’è sempre l’intensità e la trasparenza di qualcuno che non ha avuto paura di donarsi, di raccontare di sé, di mettersi a nudo. E magari sarà pure poco bella esteticamente, ma regalerà il calore di un abbraccio alla persona che la riceve.
Capita poi che si prenda un foglio per appuntare alcune parole e orrore!! Le parole vengon fuori dalla penna a scatti, faticosamente. Prima era un fluire naturale e armonioso; le lettere erano tondeggianti o con delle cuspidi, a seconda dell’impeto e dell’umore del momento. Ora sono geroglifici che sembrano non appartenerti.
«Ma questa non è mica la mia calligrafia!», ti viene da pensare. Allora continui a scrivere e, pian piano, riprendi confidenza con la penna; la mano si inclina, il segno s’addolcisce; i pensieri si dispiegano sulla carta senza star a rimuginare troppo sulle parole da usare per esprimere al meglio le proprie sensazioni.
Contempli la pagina e vedi un pezzetto di te. E pensi alla persona che riceverà quelle righe un po’ sbafate, con un paio di cancellature, qualche maiuscola in stampatello, qualcuna in corsivo. Si sa: la mano non è perfetta; si perde la pulizia del tratto ma si guadagna il tepore del pensiero. Perché dietro una pagina manoscritta c’è sempre l’intensità e la trasparenza di qualcuno che non ha avuto paura di donarsi, di raccontare di sé, di mettersi a nudo. E magari sarà pure poco bella esteticamente, ma regalerà il calore di un abbraccio alla persona che la riceve.
mercoledì 14 gennaio 2009
Giorni così...
Ore 6:12 di un mercoledì mattina di metà gennaio. Piove, il cielo è grigio e la cucina un po’ fredda nonostante il riscaldamento lasciato acceso tutta la notte. Il giornalista snocciola cifre e ripete polemiche già sentite. Noi si chiacchiera allegramente, incuranti del maltempo e delle tragedie nazionali.
Tra una risata e l’altra, arrivo in stazione mentre il mio trenino sta partendo. Puntuale, a differenza del solito. «Pace, prenderò il prossimo». Entro in stazione, guardo il tabellone e, ovviamente, il treno successivo ha un ritardo stimato di 15 minuti. Che diventeranno 30.
Profondo respiro. Prendo “Madame Bovary” ed inizio a leggere.
Colleferro – Roma, 59 chilometri, 90 minuti di treno. Va be’, dai, non mi va di lamentarmi pure oggi. Solo che arrivi alla stazione Roma Termini e ti sbattono in faccia la sfavillante pubblicità di Freccia Rossa, il treno delle meraviglie: Milano – Roma in sole 3 ore e 30 minuti. E finisce che pure se il Gruppo Ferrovie dello Stato t’ha dato la possibilità di leggere più del previsto, non te la senti di ringraziarli.
Arrivo davanti all’ufficio. Serrande chiuse. Telefono al mio capo. «Buongiorno cara, come va?»
«Una meraviglia se non fosse per il fatto che piove e l’ufficio è chiuso».
«Ma Fabio non è arrivato? Io sto andando a Potenza…»
«Buon viaggio! Io che faccio invece? Me ne ritorno a casa visto che nessuno m’ha avvertito?»
«Ma che scherzi? Aspetta che ti mando qualcuno ad aprire. Ah, poi però fatti le copie delle chiavi…»
Un’ora dopo il mio collega, stropicciandosi gli occhi e scusandosi per il ritardo, apre. Poggio il piumino bianco sulla mia scrivania e vedo una strana macchia nera. «Ma che diav…»
Fabio:«Ah, niente. Ieri sera abbiamo cambiato i toner delle stampanti. Mi sa che sono stati poggiati lì sopra.»
Mi sa…
Il corriere dell’SDA arriva mentre sto finendo di pulire la scrivania.
«Volenterosa! Ci diamo alle pulizie stamani, è? Sono tornati indietro diversi pacchi. C’è da pagare 10 euro».
Apro la cassa. Vuota. Pago di tasca mia l’importo e vado a prendere un caffé per riflettere meglio sul senso di questa giornata.
Tra una risata e l’altra, arrivo in stazione mentre il mio trenino sta partendo. Puntuale, a differenza del solito. «Pace, prenderò il prossimo». Entro in stazione, guardo il tabellone e, ovviamente, il treno successivo ha un ritardo stimato di 15 minuti. Che diventeranno 30.
Profondo respiro. Prendo “Madame Bovary” ed inizio a leggere.
Colleferro – Roma, 59 chilometri, 90 minuti di treno. Va be’, dai, non mi va di lamentarmi pure oggi. Solo che arrivi alla stazione Roma Termini e ti sbattono in faccia la sfavillante pubblicità di Freccia Rossa, il treno delle meraviglie: Milano – Roma in sole 3 ore e 30 minuti. E finisce che pure se il Gruppo Ferrovie dello Stato t’ha dato la possibilità di leggere più del previsto, non te la senti di ringraziarli.
Arrivo davanti all’ufficio. Serrande chiuse. Telefono al mio capo. «Buongiorno cara, come va?»
«Una meraviglia se non fosse per il fatto che piove e l’ufficio è chiuso».
«Ma Fabio non è arrivato? Io sto andando a Potenza…»
«Buon viaggio! Io che faccio invece? Me ne ritorno a casa visto che nessuno m’ha avvertito?»
«Ma che scherzi? Aspetta che ti mando qualcuno ad aprire. Ah, poi però fatti le copie delle chiavi…»
Un’ora dopo il mio collega, stropicciandosi gli occhi e scusandosi per il ritardo, apre. Poggio il piumino bianco sulla mia scrivania e vedo una strana macchia nera. «Ma che diav…»
Fabio:«Ah, niente. Ieri sera abbiamo cambiato i toner delle stampanti. Mi sa che sono stati poggiati lì sopra.»
Mi sa…
Il corriere dell’SDA arriva mentre sto finendo di pulire la scrivania.
«Volenterosa! Ci diamo alle pulizie stamani, è? Sono tornati indietro diversi pacchi. C’è da pagare 10 euro».
Apro la cassa. Vuota. Pago di tasca mia l’importo e vado a prendere un caffé per riflettere meglio sul senso di questa giornata.
domenica 11 gennaio 2009
La magia dei monti
Non è ammissibile commettere sempre gli stessi errori, quindi:
1. non trascorrerà settimana senza scrivere almeno un post;
2. non ti lascerai sopraffare dal lavoro;
3. non trascurerai più amici vicini e lontani;
4. riuscirai a ritagliarti quotidianamente uno spazio per te stessa, per leggere, passeggiare, correre all’aria aperta, guardarti intorno e gioire delle bellezze della natura;
5. sorridi!E smetti di riversare sul prossimo le tue frustrazioni!
6. …
…e giù una lunga lista di buoni propositi.
Oh, sì! È facile iniziar l’anno con atteggiamento propositivo quando si è immersi in questa dimensione:1. non trascorrerà settimana senza scrivere almeno un post;
2. non ti lascerai sopraffare dal lavoro;
3. non trascurerai più amici vicini e lontani;
4. riuscirai a ritagliarti quotidianamente uno spazio per te stessa, per leggere, passeggiare, correre all’aria aperta, guardarti intorno e gioire delle bellezze della natura;
5. sorridi!E smetti di riversare sul prossimo le tue frustrazioni!
6. …
…e giù una lunga lista di buoni propositi.
Quando, invece, lo scenario torna ad essere questo:
... i buoni propositi si dissolvono nella frenesia quotidiana.
La montagna è magica: non riesco ad odiarla neppure quando sento di sciagure capitate ad escursionisti, scalatori o sciatori. Non sono abituata ad alte vette, né a nomi altisonanti che evocano la società bene, le feste, la vita mondana. Courmayeur, Madonna di Campiglio, Cervinia… sono realtà lontane.
Io sono abituata agli Appennini; alla tranquillità delle passeggiate estive lungo i sentieri della Camosciara, alla magia dei borghi deserti nel periodo autunnale, alle atmosfere rarefatte dell’inverno e all’energia del verde e del cielo azzurro primaverile.
Il 2009 è iniziato passeggiando tra le viuzze strette e scivolose di Civitella Alfedena, piccolo borgo appenninico nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo.
Uno di quei posti fuori dal tempo, arrampicato in cima ad un monte, con le casette in pietra, la legna ordinatamente accatastata accanto all’uscio, una botteguccia che vende pane, latte e formaggi e i comignoli fumanti a tutte le ore del giorno.
Insomma, uno di quei paeselli in cui, se vuoi il giornale o vuoi concederti un altro sfizio, beh, allora ti tocca «scendere giù, in paese che qui di queste cose superflue non ne abbiamo». E quelle cose lì un po’ superflue lo sono davvero, perché le nostre vacanze natalizie quest’anno sono state proprio parche, senza abbuffate di torroni, panettoni e tutto ciò che fa Natale, ma son state molto più intense e sorridenti degli altri anni. Infatti, se è vero che non abbiam rinunciato alle passeggiate giù in paese (Villetta Barrea), è anche vero che son state fatte per il gusto di riappropriarci dei nostri corpi e dei nostri sensi.
Insomma, uno di quei paeselli in cui, se vuoi il giornale o vuoi concederti un altro sfizio, beh, allora ti tocca «scendere giù, in paese che qui di queste cose superflue non ne abbiamo». E quelle cose lì un po’ superflue lo sono davvero, perché le nostre vacanze natalizie quest’anno sono state proprio parche, senza abbuffate di torroni, panettoni e tutto ciò che fa Natale, ma son state molto più intense e sorridenti degli altri anni. Infatti, se è vero che non abbiam rinunciato alle passeggiate giù in paese (Villetta Barrea), è anche vero che son state fatte per il gusto di riappropriarci dei nostri corpi e dei nostri sensi.
Ci son poche cose piacevoli quanto il camminare tra la neve senza la necessità dell’orologio nè del cellulare, incantati dall’atmosfera ovattata e da un paesaggio in grado di sorprenderti un giorno dopo l’altro. Perché basta uno spiraglio di sole, una tonalità d’azzurro differente, una spruzzata di neve per trasformare il mondo che ti circonda.
E poi, vuoi mettere l’emozione di vivere per una volta in un Presepe anziché doverlo fare a casa propria? Tipico di Civitella Alfedena nel periodo natalizio è il presepe in cartapesta, a grandezza naturale, che si snoda nel centro storico. Una creativa ricostruzione, in grado di ridar vita ai mestieri ed alle scene tradizionali del passato, di render più autentico il percorso che porta alla Natività. Un Presepe in cui, anche occhi scettici come i miei, si son guardati intorno trasognati.
E la spettacolare fiaccolata del 30 dicembre?
Il mio ragazzo me ne parlava da anni di questa fiaccolata che «non è una semplice discesa a valle con le torce accese. Noo! È un evento imperdibile con figure che s’accendono sul Monte Mava. Una cosa inenarrabile!»
Io, il 30 sera, dal piazzale di Santa Lucia, dove c’eravamo appostati per seguire la fiaccolata, d’inenarrabile sentivo solo un gran freddo. Poi però le luci del paese si sono spente, una struggente melodia tunisina ha avvolto la piazza e una lunga fila di fiammelle s’è accesa sul versante del Monte Mava di fronte a noi.
Il mio ragazzo me ne parlava da anni di questa fiaccolata che «non è una semplice discesa a valle con le torce accese. Noo! È un evento imperdibile con figure che s’accendono sul Monte Mava. Una cosa inenarrabile!»
Io, il 30 sera, dal piazzale di Santa Lucia, dove c’eravamo appostati per seguire la fiaccolata, d’inenarrabile sentivo solo un gran freddo. Poi però le luci del paese si sono spente, una struggente melodia tunisina ha avvolto la piazza e una lunga fila di fiammelle s’è accesa sul versante del Monte Mava di fronte a noi.
Profili di bimbi, sagome di stelle, cavallucci a dondolo, altalene in movimento si sono lentamente venute a formare davanti ai nostri occhi. Tante immagini volte ad illuminare i più piccoli, a festeggiare i bimbi, a condannare l’infanzia negata e i diritti dei minori calpestati. Splendido tema per salutare un anno di violenze e lanciare un messaggio forte, augurale, per il 2009. Nell’aria, l’odore di un falò che si stava rapidamente consumando misto al profumo del vin brulè.
Intanto, mentre i fuochi d’artificio riaccendevano il paese, i fiaccolanti erano arrivati a valle e si univano a noi, al tepore del vin brulè, alla dolcezza della cioccolata calda.
Intanto, mentre i fuochi d’artificio riaccendevano il paese, i fiaccolanti erano arrivati a valle e si univano a noi, al tepore del vin brulè, alla dolcezza della cioccolata calda.
Ancora una volta il mio fidanzato ha avuto ragione: un’emozione indescrivibile.
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