giovedì 11 marzo 2021

In Siria

 

Damasco, maggio 1967 (AP Photo)

Periodicamente mi fermo davanti alla mia libreria. Sposto qualche libro; faccio spazio ai nuovi arrivati, rispolvero vecchie conoscenze, penso “Ma quante belle storie attendono d’esser lette tra questi scaffali!”. Mi entusiasmo; scribacchio percorsi di lettura aventi un filo conduttore definito e poi li stravolgo, spinta dalla folgorazione del momento. Avevo un progetto ben preciso a gennaio, prima di ascoltare frammenti di notizie provenienti dalla Siria. Un raid aereo, un bombardamento, uno dei tanti servizi che ci attraversano distrattamente mentre ceniamo. Mi passi l’acqua per favore? Stavi dicendo di quel cliente... Ma da quand’è che combattono in Siria? E poi, perché combattono? Eppure avevo preso qualcosa sulla Siria…

La scorsa estate, colta dal raptus “voci dal mondo”, avevo preso in ebook anche due opere di autrici siriane. Un raptus, perché non sapevo esattamente cosa avessi tra le mani: credevo d’aver acquistato due romanzi.

Sbagliato.

La Siria promessa, Hala Kodmani

Hala Kodmani è una giornalista di origine siriana che vive e lavora in Francia da anni; è responsabile della sezione “Siria” di Libération e si occupa prevalentemente di giornalismo d’inchiesta. Proviene da una famiglia della buona borghesia damascena, colta, poliglotta, molto attiva politicamente: il nonno paterno, Jeddo, noto avvocato, aveva imparato il turco ai tempi dell’impero ottomano, prima dell’avvento del mandato francese in Siria. 

Il padre dell’autrice, Nazem Kodmani, diplomatico, ba’thista e nazionalista arabo, ha vissuto con amarezza il succedersi caotico dei governi e il crollo del panarabismo, originariamente aperto a correnti e discussioni diverse. La presidenza di Hafez al-Assad e il regime imposto costituiscono un colpo troppo duro da digerire. Nazem Kodmani vede nella Francia la migliore delle scelte possibili, “il privilegio di vivere in un paese civile”. Nel suo esilio forzato, dopo aver vissuto in diverse città, è a Parigi che si trasferisce definitivamente con la famiglia.  

Il testo ripercorre un secolo di storia siriana, dalla generazione del nonno dell’autrice (quindi, dagli ultimi anni dell’Impero Ottomano) fino all’esplosione delle cosiddette primavere arabe (la narrazione termina nel 2012), senza trascurare cosa significhi essere arabi nella Francia di Sarkozy. La storia si sviluppa a mo’ di romanzo epistolare, attraverso uno scambio di e-mail tra la scrittrice e suo padre, deceduto, che le risponde dall’Aldilà. 

Pubblicato in Francia nel 2014, è arrivato da noi solo lo scorso anno, edito da Francesco Brioschi Editore, nella traduzione di Elisabetta Bartuli (che scrive anche una bella postfazione, molto utile per inquadrare l’opera e la storia di Hala Kodmani). Romanzo non è la definizione corretta per indicare La Siria promessa poiché, per citare l’autrice, “non c’è niente di immaginario in questa racconto d’immaginazione”. L’unico elemento di fiction è l’idea di poter dialogare con un padre che non c’è più. I dati storici, mescolati con il vissuto privato della famiglia Kodmani, sono tutti veritieri.

È stata una lettura faticosa perché se si ha poca dimestichezza, come nel mio caso, con la storia e la geopolitica di quell’area, alcuni episodi si perdono tra una e-mail e l’altra. Lo stile è distaccato, quasi cronachistico, il livello di attenzione cala e subentra qualche sbadiglio. Si avverte l’emozione, un misto di rivalsa-rabbia-speranza-paura, solo nelle pagine in cui la Kodmani racconta idealmente al padre i giorni che sta vivendo: la rivoluzione dei gelsomini in Tunisia, le prime manifestazioni in Yemen e Algeria, per arrivare alle proteste contro Assad in Siria. La rivolta della Siria del 2011 risveglia tra gli esuli un legame con il paese e con gli altri siriani che non sospettavano di avere. La situazione in Siria degenererà presto, e la narrazione si interrompe.  

Quindi, se volete capire perché gli USA bombardano la Siria, questo non è il libro giusto. Qui si cerca di portare l’attenzione sul paese, sui cittadini, sulla costruzione di un’identità e su un popolo che nel 2011 ha alzato la testa contro il regime di Bashar al-Assad.

La Siria promessa è un libro che ho apprezzato a lettura conclusa, perché mi ha fatto soffermare sulle motivazioni delle “primavere arabe”, su quanto sia variegato e complesso il mondo arabo, sulla difficoltà nello scindere la guerra civile con i successivi conflitti che in Siria si protraggono da anni. Non è un libro che regalerei, ma è stato il mio punto di partenza per appuntare riflessioni, vicende da approfondire, domande.

Leggendo La Siria promessa, mi sono imbattuta un paio di volte nel nome di Samar Yazbek.

Una scrittrice che ho scoperto recentemente traducendo un suo testo per una rivista francese si è da poco rifugiata qui [Parigi] assieme alla figlia. Ha dovuto fuggire non soltanto dai servizi di sicurezza che perseguitano tutti gli oppositori, ma anche dalla sua stessa famiglia che considera il suo impego un tradimento. Perché, in effetti, è alawita. Ti affascinerebbe, questa bella quarantenne bionda che tra un tiro e l’altro di sigaretta parla degli orrori della tirannia degli Assad e delle prodezze degli insorti senza mai riprendere fiato.

Perché la sollevazione prosegua bisogna smuovere la sollevazione dei siriani di qui. Lei ci indica priorità e bisogni, e vuole impegnarsi assieme a noi per portare la sua testimonianza e sensibilizzare l’opinione pubblica.

(22 luglio 2011, e-mail di Hala Kodmani idealmente destinata a suo padre).

E siccome avevo già un ebook di Samar Yazbek…


6 commenti:

  1. Ogni volta mi dico:quanti libri non ho letto, di quanta parte del mondo non conosco le voci? È deprimente e ultimamente fatico anche a leggere

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    1. Sei in ottima compagnia. Non riusciremo mai a leggere tutto ciò che vorremmo leggere. Però, è anche un pensiero stimolante: chissà quante sorprese letterarie ci riserva il futuro! (Mi hai preso nella giornata ottimista, nonostante il cielo grigio).
      Io fatico ad organizzare le mie giornate, perdo tempo in attività futili. E poi me la prendo con me stessa per ciò che avrei potuto/dovuto fare e non ho fatto. Ma forse siamo un po’ sfibrate da un anno vissuto così. Dai, non essere troppo intransigente con te stessa!

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  2. Ho letto nel 2013 un librino sulla guerra in Siria che mi chiarì le idee ( un po' ). Ho cercato di ribtracciarlo ma non lo trovo. Ti lascio comunque un link in cui si tenta di indicare il movente iniziale e i momenti successivi del conflitto in cui si sono incuneati i soliti noti ( potenze imperialiste dichiarate e non ).
    https://www.corriere.it/reportages/esteri/2015/siria-guerra/
    Buon pomeriggio!:-)

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    1. Dici bene: i soliti noti!
      Grazie mille per il link. Sono un po’ in ritardo con l’aggiornamento del blog (tanto per cambiare) però volevo lasciare una traccia delle letture siriane del mese scorso. In qualche articolo (credo fosse un’intervista alla scrittrice Samar Yazbek, di cui parlo nell’ultimo post) veniva evidenziato il fatto che, paradossalmente, questa guerra infinita ha dato voce a livello internazionale ad artisti siriani che, in altre circostanze, sarebbero rimaste sconosciute.
      Sbrogliare la matassa di una guerra senza fine, come titola il reportage che mi hai linkato, mi ha fatto mettere a tavolino, con google map a portata di mano. Per citarti, dopo aver letto qualche articolo, ho le idee più chiare (un po’), ma resta una situazione ingarbugliata. E restano le ingerenze dei soliti noti.
      Buon weekend e buone letture (qui ci prepariamo al ritorno al rosso).

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  3. Credo che sarebbe un libro che farebbe tornare a galla una vecchia passione che negli anni ho accantonato: quella per il mondo arabo. Segno!

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    1. Ciao Fede, se non lo conosci già, ti suggerisco anche il blog di Chiara Comito, editoriaraba.com. Lei è una in gamba, che ne sa parecchio: sono certa che troverai ottimi spunti per incrementare la tua wishlist sul mondo arabo.

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