Quando
ho bisogno di farmi un regalo, prendo lo zainetto, salgo sul trenino locale e
vado a perdermi in qualche libreria. Il regalo non è connesso al numero di
libri che forse porterò a casa, bensì al tempo trascorso, senza guardare l’orologio,
tra gli scaffali. Talvolta, anche tra una libreria e l’altra. In quelle
giornate, non esco per acquistare un libro specifico ma per curiosare tra i
volumi di case editrici minori, tra i volumi dell’usato (goduria massima) o tra
i generi letterari che frequento meno. A ripensarci oggi, era il piacere della
scoperta a farmi cerchiare sull’agenda le date della Fiera della Piccola e
media editoria di Roma (quando era più piccola che media), a farmi prendere
almeno un paio di giorni di ferie in occasione di un festival letterario o del
Salone del libro. Poi c’ho perso il gusto (tutta quella confusione, peggio
dell’Ikea nei giorni di maggior splendore), ma ho pure perso contatto con
piccole realtà editoriali che è difficile incontrare altrove.
Così,
mi sono affezionata a un gruppo di youtuber che, l’ultimo giorno del mese di
ogni mese, parlano di una casa editrice indipendente, raccontando la lettura
che ciascuno di loro ha scelto. Hanno dedicato il mese di ottobre ad una casa
editrice a me totalmente sconosciuta: ABEditore. Il catalogo non è propriamente
nelle mie corde, ma sono stata colpita dall’originalità e dall’attenzione per l’oggetto
libro e, da buona feticista, ho acquistato due volumetti direttamente dal sito
della casa editrice. “Un po’ macabri, no?”, ha commentato il coniuge sfogliandoli.
Più ironici che macabri, se li si osserva attentamente.
Sono
due mini raccolte di racconti; per il momento, ho letto questa qui:
Non avevo mai letto nulla di Théophile Gautier, né di Joseph Sheridan Le Fanu, anzi, per dirla tutta, non sapevo neppure chi fossero. Eppure, i loro sono stati i racconti che più ho apprezzato, insieme alle atmosfere del sempre magistrale Arthur Conan Doyle. Quel brividino che ti percorre la schiena sebbene sia ovvio che ciò che stai leggendo non può essere vero: il Diavolo non giocherà mai a fare l’attore, i fantasmi non esistono e i morti non tornano indietro per vendicarsi! Forse...
Una
lettura piacevole anche per chi non è attratto dal romanzo gotico.
Così, da queste chicche insolite e originali s'intuisce, per lo meno dai titoli, che "spettatore di un impiccagione" è "adeguato inquadramento professionale ai fini della sopravvivenza" che è un po' come dire che, ai tempi nostri, "spettatore da Barbara d'Urso" è "becero inquadramento a-professionale atto più che altro al farsi vedere da amici che per scroccare un misero gettone di presenza".
RispondiEliminaPurtroppo.
Oddio, non l’avevo letto in quest’ottica!
EliminaMi regali sempre un punto di vista diverso per titoli che m’erano sembrati così innocui...
è bello ampliare i proprio orizzonti :)
RispondiEliminaTi lascio qui i miei auguri migliori, Barbara carissima!
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