Il
2020 è stato l’anno in cui
- ho acquistato pochissimi libri e ho finalmente iniziato a smaltire volumi portati a casa compulsivamente negli ultimi… dodici anni?
- ho ricominciato a leggere anche in digitale (con molta moderazione);
- ho acquistato la mia prima mic card, senza peraltro poterla utilizzare (se non una volta).
Doveva
essere l’anno del cambiamento, quello in cui avrei fatto scelte dirompenti e
coraggiose, ma sono ancora qui, nel limbo. E non credo d’esser l’unica. Pare sia stato un anno immobile, eppure non ne sono certa: marzo mi
sembra lontanissimo, ma ci sono momenti in cui ho la percezione che anche
questo 2020, nonostante tutto, mi sia sfuggito tra le mani.
La scelta delle mie letture non è stata condizionata dalle proposte dei gruppi di lettura, programmazioni, condivisioni varie. Ho seguito l’istinto del momento, riscoprendo anche il piacere della lettura in solitaria, senza scadenze “perché con il gruppo c’incontriamo tra due giorni e io sono ancora in alto mare”. Non dico che sia un bene né un male. Dico solo che staccare dalla pianificazione degli incontri di lettura mi ha fatto assaporare romanzi e testi di non fiction che giacevano negli scaffali da tempo.
Un anno soddisfacente e se dovessi
scegliere un solo titolo per ciascun mese direi:
- Gennaio
– La casa sul Bosforo, Pinar Selek (trad. A. Tosatti e C. Diez, Fandango
libri).
Un
romanzo poetico, politico, un po’ favola un po’ realtà. Ho visto Istanbul, pur
non essendoci mai stata, ne ho percepito bellezza e contraddizioni, ho
respirato l’aria del Bosforo e ho sognato un nuovo viaggio (era gennaio e
viaggiare, in fondo, non sembrava così impossibile).
- Febbraio
- Il Maestro e Margherita, M. Bulgakov (trad. Vera Dridso, Einaudi).
L’ho
letto nell’edizione Einaudi e poi l’ho anche ascoltato dalla voce di Paolo Pierobon (Emons Audiolibri): mi sono divertita tantissimo. Era uno di quei
titoli che mi ripromettevo di leggere da anni, ma ero troppo terrorizzata. I
russi, talvolta, fanno paura. Geniale, irriverente, dissacrante. Uno di quei
romanzi che meritano più letture perché so già che ogni lettura sarà una nuova
lettura, in cui emergeranno frasi, concetti, riflessioni…
- Marzo
– La Cina in dieci parole, Yu Hua (trad. Silvia Pozzi, Feltrinelli).
Non
so perché sia stata sempre respinta dalla narrativa cinese. Penso dipenda dal
fatto che non subisco il fascino dell’Oriente. Non ho mai letto neppure autori
molti noti, tipo il premio Nobel Mo Yan.
Yu Hua, con questo breve saggio, mi ha avvicinato alla Cina. Dieci parole per raccontare cos’è stata e cos’è diventata negli ultimi 40 anni. Per gli appassionati, segnalo che la rivista Internazionale dedica alla Cina l’ultimo numero del 2020. Otto racconti selezionati proprio dallo scrittore Yu Hua.
- Aprile
– Una stella incoronata di buio, Benedetta Tobagi (ed. Einaudi).
Ne
ho straparlato qui. Resta una delle letture più memorabili del mio 2020.
- Maggio – Mese corsaro.
Ero
entrata in modalità Natalia Ginzburg. Qui.
- L’estate fredda.
Nel
periodo estivo (settembre incluso) ho letto abbastanza. Romanzi piacevoli,
diversi tra loro ma niente di esaltante. Tra i più particolari e struggenti
direi Perché il bambino cuoce nella polenta di Anglaya Veterani. Qui.
- Ottobre
– Notturno cileno, Roberto Bolãno (trad. Angelo Morino, ed. Sellerio).
Il
mese delle camminate pomeridiane intorno ad un lago insolitamente caldo e il
mio periodo cileno. Non avevo mai letto nulla di Bolãno, sebbene avessi questo
libro da tantissimo tempo (tant’è che lo acquistai nell’edizione della
Sellerio. Oggi lo trovate edito da Adelphi).
Chi
conosce bene la produzione letteraria di Bolãno mi ha fatto notare che non
sarei dovuta partire da Notturno cileno. Lettura inizialmente ostica, un
monologo fiume, senza un a capo, periodi lunghissimi in cui si ritrovano i
fantasmi di Neruda, di Allende, di Pinochet. Ti distrai un attimo e non riesci
più a discernere le ombre dei personaggi veri da quelli inventati. Non so se
sia stato il miglior romanzo per approcciare Bolãno. Indubbiamente, ha lasciato
il segno.
- Novembre – Case vuote, Brenda Navarro (trad. Carlotta Aulisio, Giulio Perrone editore).
La
madre di Daniel:
Sai
che ho fatto un figlio per aver un pretesto per allontanarmi da te? […] Che
idea idiota, così idiota che alla fine te ne sei andato davvero.
Non
ho mai voluto essere madre, essere madre è il peggior capriccio che possa venir
in mente a una donna.
La
madre di Leonel:
Quello
che non riuscivo a fare era viver senza esser madre. Perché questa fissazione?
Be’, perché sì, che c’è di male a voler essere madre, che c’è di male nel voler
dare amore?
Un
romanzo duro, una pugnalata. 173 pagine sulla maternità, sulla violenza
domestica, sulla solitudine, sulle aspettative della famiglia e della società,
sulle disuguaglianze e sulle frequenti sparizioni dei bambini in Messico.
Molto
consigliato.
- Dicembre – Il conte di Montecristo, Alexandre Dumas (trad. di Margherita Botto, Einaudi).
E venne il momento del classicone, quello dalla mole spaventosa; quello che puoi non leggere, tanto la storia - bene o male - la conosciamo tutti; quello che faceva dire al coniuge “Non puoi non averlo ancora letto. Di questo passo, finirò per chiedere il divorzio!”
Il coniuge è profondo conoscitore di Dumas e in
casa avevamo l’edizione della Mondadori, con la storica traduzione di Emilio
Franceschini. Se neppure voi avete ancora letto Il conte, in rete
troverete diversi articoli sulla complessa sorte delle traduzioni italiane.
Insomma, alla fine ho scelto una traduzione sul testo critico francese
stabilito nel 1993 da Claude Schopp.
Dumas
mi ha riportato alle letture invernali dell’adolescenza, quelle in cui infilavo
la testa sotto il piumone (sono molto freddolosa e la stanzetta della giovane
Baba non godeva di temperature caraibiche) e faticavo a spegnere la luce.
Avvinghiata
alle pagine per sapere fino a che punto si sarebbe spinta la tremenda vendetta
del conte, sono giunta a Natale.
Il
coniuge ha vissuto risvegli altalenanti: Lo odio, lo odio!
Chi?
Ma
Danglars, ovvio!, chi altri?!
Lo
adoro! Così geniale, così saggio…
Ma
chi?
Ma
come chi? Don Faria, chi altri! Te l’avevo detto che ero ancora nelle segrete
del Castello di If…
Sì,
va bene, non è il romanzo perfetto: qualche incongruenza qui e là si trova; e
sì, nelle pagine finali il delirio di onnipotenza di Montecristo un po’
infastidisce; troppo dramma, troppe smancerie… Epperò Dumas mi ha preso per i capelli
e mi ha infilato nella sua storia; per diversi giorni ho lavorato, studiato,
fatto cose in attesa di tornare a Marsiglia, Roma, Parigi o su quello scoglio deserto
tra la Corsica e l’Elba.
Il
coniuge aveva ragione, così come aveva ragione Claudia, che più volte sul suo
canale ha dichiarato di essere tornata ai classici grazie al Conte di
Montecristo.
A questo
punto, dovrei elencare i buoni propositi per l’anno che verrà, dire che m’impegnerò
ad essere più costante nella scrittura, dichiarare apertamente quali saranno le
letture che non posso rimandare ulteriormente etc. etc. etc. Salvo poi
seguire l’istinto del momento e mandare tutto all’aria. Quindi, vi risparmierò
i buoni propositi.
Mi auguro che stiate tutti bene, che, nonostante tutto, stiate trascorrendo giorni lieti e che il 2021 inizi con il sorriso.
Baba, ma sai che Il maestro e margherita è tra i libro che vorrei proprio leggere in questo anno?
RispondiEliminaAnche per me il 2020 è stato l'anno del ritorno moderato agli ebook
Allora ti aspetta una bella lettura! Se dovesse venirti un momento di smarrimento e se utilizzi Storytel (ma forse è anche su Audible) affianca la lettura all’ascolto: l’audiolibro è davvero gustoso.
EliminaNel mio periodo cileno, come ti accennai, ho letto anche C’era una volta un passero della Costamagna. Tre raccontini intensi con protagonisti il Cile, la dittatura, le assenze. Molto politici, per niente rassicuranti. A me piacquero molto e penso potrebbero essere nelle tue corde.
Prima o poi tornerò anche agli audiolibri :)
EliminaGrazie per il suggerimento: i racconti solitamente non sono il mio genere... ma potrei tentare.
Ho paura torero l'hai letto? E' il mio libro cileno del cuore
Segnato! Tra l’altro, ho visto che è disponibile anche su Mlol!
EliminaGrazie mille.
Mi sa che la lettura come l'hai fatta quest'anno tu è l'unica che riesco a concepire
RispondiEliminaNon dirlo in giro, ma quest’anno ho avuto lo stesso pensiero!
EliminaBello, un libro per ogni mese! Perché il bambino cuoce nella polenta è nella mia To read del 2021, Il Conte di Montecristo uno dei classiconi del cuore!
RispondiEliminaIn generale, io ho un debole per i tipi della Keller editore, ma questo librino è veramente struggente. Sei là che sorridi, pagina dopo pagina, e poi ti ritrovi con il magone. Fammi sapere se ti piacerà.
EliminaBuone feste!
La lettura delle letture è piacevolissima. Si legge da soli ma è bello riconoscere qualcosa che si è provato ( Bulgakov si diverte molto; il surreale ha questo scopo essenzialmente ) o apprezzare il coraggio di chi ha tentato qualcosa che non ci si è risolti a fare ( leggere Bolãno )...
RispondiElimina:-)
È che blogger ultimamente fa le bizze, ma aveva immagazzinato anche il commento con il tuo account!
EliminaNegli ultimi anni ho apprezzato tanto gli stimoli e le condivisioni dei gruppi di lettura, però anche i gruppi devono avere delle regole e in alcune circostanze possono frenare la lettura anziché stimolarla. Forse sto scrivendo una sciocchezza, ma in un anno in cui le restrizioni sono state tante, ho avuto bisogno della completa libertà, almeno nella lettura. Che poi, dovrebbe essere sempre un gesto di assoluta libertà.
Auguri di cuore, Giacinta.
La lettura delle letture è piacevolissima. Si legge da soli ma è bello riconoscere qualcosa che si è provato ( Bulgakov si diverte molto; il surreale ha questo scopo essenzialmente ) o apprezzare il coraggio di chi ha tentato qualcosa che non ci si è risolti a fare ( leggere Bolãno )...
RispondiElimina:-)
Giacinta
( non sono riuscita a commentare con il mio account )
quante belle letture! Ho La casa sul Bosforo in ebook, mi hai fatto venire voglia di leggerlo. sono contenta che ti sia piaciuto il Conte, a me ha fatto esattamente lo stesso effetto: me lo leggevo di giorno in spiaggia e la sera non spegnevo la luce ;)
RispondiEliminae spero che il 2021 ci porti tante altre belle letture (e magari anche un incontro!)
Se ti piacerà, ne riparleremo dopo un tuo “letti veramente”!
EliminaPer il 2021 sono fiduciosa; se riusciremo a lasciarci alle spalle questo disastro, che sia Roma o Milano, faremo finalmente quattro chiacchiere di persona.
P.S. Ho scaricato l’estratto di Arabia Felix ma condivido la tua opinione: alcuni testi vanno letti in cartaceo.
Ora, poiché al momento anch'io sono stata colta dal virus dell'acquisto di libri compulsivamente (l'unico virus per fortuna, al momento), mi è piaciuto molto leggere questo post.
RispondiEliminaPoi mi sono accorta che stavo prendendo nota dei libri consigliati: 11 su 12 (quello di Marzo già letto).
Ho riposto la penna e sospeso la lista, dovendo leggere quelli già comprati.
Ma non escludo che la riprenda in mano da metà 2021 e mi spinga a nuovi acquisti, compulsivamente, ma consigliati.
Tra i vari virus, l'acquisto compulsivo di libri continua a sembrarmi il meno dannoso! Pericoloso sì, ma non letale!
EliminaChe sia un 2021 di piacevoli letture!
Cari auguri, amica mia.
Cara Baba, i tuoi resoconti si leggono sempre con grande piacere. Essenziali, acuti e invitanti. Ho condiviso con te alcuni autori, Natalia Ginzburg, la Corsara, di cui avevo già abbondantemente parlato a suo tempo e Bolãno, che ho affrontato anch' io per la prima volta. Io ho letto Stella distante , e l' impressione, molto personale, è che la sua scrittura sia qui eccessiva con un troppo di tutto ( di richiami, di ampliamenti), una realtà componibile abbastanza sconcertante. Ne riconosco il valore ma...per ora non approfondisco. Mi incuriosce molto Perchè il bambino cuoce nella polenta. Anche a suo tempo ne avevo letto la tua presentazione, catturata da essa e dal titolo. Il quale mi aveva richiamato una fiaba feroce che mi raccontava, con tono molto dolce (!) mia nonna. Arrivava sicuramente da epoche storiche lontane, in cui la povertà nelle campagne ( vedi Hansel e Gretel) induceva al cannibalismo familiare ( !).
RispondiEliminaComunqua la filastrocca faceva più o meno così : si trattava di un uccellino posato su di un ramo che cantava ( la trascrizione dal dialetto ferrarese è imprecisa, ma spero comprensibile) La mi mama mata mata la m'ha miss in tna pignata/ mi surela bela bela l' ha ma miss in tna zistela/ al mi o'pa - mio padre- luin luon - affamato come un lupo- al m' ha magna tutt' in un bucon.
Il libro con quel titolo non ha niente a che fare con tutto ciò, ma mi ha fatto ritornare in mente quella tragica filastrocca ( il bambino poi si era trasformato in un uccellino) e così te ne scrivo.
Scusa le chiacchiere che in fondo sono una scusa per salutarti e per augurarti buone cose per tutto.
Cara Renza,
Eliminale tue “chiacchiere” sono le benvenute. Io ancora mi chiedo perché tu non abbia un blog, una pagina, una roba qualsiasi in cui raccontarti attraverso le tue letture e i tuoi aneddoti che, personalmente, attendo sempre con impazienza. Mi scuso per il ritardo nella risposta, ma il virus è passato anche da queste parti e ha rallentato i consueti ritmi.
Ricordo benissimo le tue osservazioni sulla Ginzburg e su Leone. Hai poi avuto modo di approfondire la figura di quest’ultimo?
Aggiungo, infine, che Ferrara è una città che amo molto. Speravo di tornarci lo scorso autunno ma, per ovvie ragioni, non è stato possibile. La tua filastrocca, a modo suo, mi ci ha riportato. Quindi, ti ringrazio doppiamente.
Buon tutto.