martedì 4 agosto 2020

La stagione dell'ombra, Léonora Miano

Come scegliere le letture mensili di un gruppo? Coordino un gruppo di lettura da quattro anni e ancora mi pongo lo stesso quesito. Abbiamo sperimentato metodi diversi, tutti abbastanza soddisfacenti ma è come se mancasse sempre qualcosa. All’inizio del 2020, avevo meditato sulla possibilità di uscire dalla comfort zone del gruppo (perché dopo qualche tempo ci si rende conto che anche il gruppo di lettura, inteso come soggetto unitario, ha una sua comfort zone) e sperimentare voci nuove. Mese dopo mese abbiamo letto molti italiani, qualche Nobel, vari americani… ma l’Asia e l’Africa? Colpa mia che, qualche volta, con il gdl ho paura di osare; colpa mia che, anche nelle letture solitarie, mi sto muovendo su terreni sicuri, già battuti; per alleggerire la coscienza, posso dire che un po’ dipende dalla disponibilità dei volumi presenti in biblioteca (resta un gruppo di lettura nato in biblioteca: dovrò pur scegliere testi di cui vi siano diverse copie! E, d’altro canto, non posso mica pretendere che il budget bibliotecario si adegui ai miei capricci?).

Pensavo a tutto ciò entrando in libreria in uno dei miei ultimi tour pre-lockdown nazionale. Ero in cerca di ispirazione. Quanta narrativa africana avevamo letto negli ultimi quattro anni? A parte L’ibisco viola di Chimamanda Ngozi Adichie, zero. Quanta narrativa africana avevo letto io negli ultimi 5/6 anni? Tra niente e pochissimo.

Ruminando su questi pensieri, l’occhio era caduto su La stagione dell’ombra di Léonora Miano, tradotto da Elena Cappellini e pubblicato da Feltrinelli.


Ero rimasta a vagare in libreria ancora per un po’ prima di tornare verso la stazione con il libro nello zainetto.

Poi venne la chiusura delle biblioteche, la sospensione di tutto, quel tempo strano in cui qualsiasi progetto rimase in attesa. Incertezza.


Fino a qui, la scrittura di questo post è stata quasi di getto. Dopo, ho iniziato a scrivere e cancellare, riscrivere e cancellare di nuovo. L’ho archiviato per un paio di giorni e ho letto un altro libro. Ora l’ho ripreso, ma non trovo le parole che rendano giustizia a un romanzo da cui non mi aspettavo molto, ma che ha saputo sorprendermi.

Insomma, se dicessi che La stagione dell’ombra nasce dall’ossessione di Léonora Miano per la cattura e il traffico transatlantico degli schiavi nell’Africa sub-sahariana, che è ambientato in un’area non meglio definita dell’Africa sub-sahariana (forse il Camerun?), in un tempo altrettanto indefinito, che è quello che precede la colonizzazione, quello della tratta atlantica, per l’appunto. Che il romanzo inizia con la scomparsa di dodici uomini - di cui dieci giovanissimi - del clan dei mulongo e un grande incendio; che di questi dodici uomini non si sa nulla, non sono né vivi né morti, e sul silenzio doloroso delle mamme e delle mogli cala una nube, come una nebbia fitta… Ecco, se dicessi tutte queste cose, così d’impeto come mi vengono in mente, mi rispondereste che basta!, non se ne può più di storie tristi e dolorose, ci mancano solo gli schiavi, lo sradicamento dei popoli avvenuto secoli fa in un altro continente. Non abbiamo avuto già abbastanza guai in questo 2020? Non meritiamo tutti un sano libro d’intrattenimento, da leggere oggi avidamente e dimenticarcene dopodomani? Sì, potremmo. Però…

Io non ho studi antropologici alle spalle, non ho cognizione di magia, di riti di purificazione e culto dei morti; ho fatto una certa fatica a distinguere Ebeise da Eleke da Eyabe e dagli altri personaggi con nomi molto simili tra loro, eppure mi sono appassionata alla vicenda e ho cercato di capire quanta verità si nascondesse dietro l’immaginazione di Léonora Miano.

Molta.

Quanto sappiamo degli africani, catturati dai loro vicini africani, e poi venduti ai trafficanti europei, agli “uomini con i piedi di pollo”? Quanto sappiamo delle conseguenze del loro sradicamento, del dolore di chi è rimasto senza sapere che fine abbiano fatto mariti, figli, fratelli? Cosa sappiamo dei loro pensieri, della loro visione del mondo, dei tentavi di chi è stato privato di indumenti, amuleti, capelli, di un nome… dei loro vani tentativi di tornare verso il proprio villaggio, verso i soli confini conosciuti?

Mamma c’è solo acqua. La strada del ritorno è sparita.

La stagione dell’ombra è un romanzo emotivamente forte, ma ha una sua musicalità, una sua poesia ed è avvincente.


Léonora Miano, camerunense, vive in Francia dal 1991. È una scrittrice prolifica, sebbene non molto tradotta in italiano. Una piccola casa editrice dalle alterne vicende, la Epoché edizioni, specializzata in narrativa africana, pubblicò Notte dentro e I contorni dell’alba, entrambi fuori catalogo.

La mia incursione nella narrativa africana non termina qui:

- Ho assegnato i compiti per le vacanze al gruppo di lettura: ci incontreremo a settembre parlando d’Africa. Tema vasto; un’occasione per prendere nota dei suggerimenti di lettura altrui e depennarne altri;

- A Roma c’è la libreria Griot, specializzata in letteratura africana. Non è a portata di mano e non ci sono mai andata. Però, proprio per il fatto che, come ho ribadito spesso, non godo di una libreria dietro l’angolo, sto fantasticando su un progettino da sviluppare nei prossimi mesi…


4 commenti:

  1. Sempre importante "fantasticare su progetti e progettini".
    Noi, qui, si attende fiduciose.
    PS il bello di questo blog sta che non ci si imbatte mai in libri scontati.

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    1. Grazie per le belle parole e per il consueto incoraggiamento. Confesso che questa calda estate ha offuscato i miei progetti, ma con temperature più clementi, il neurone tornerà a danzare (si spera).

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  2. Partecipo virtualmente e ti suggerisco I cento pozzi di Salaga: un libro davvero ben scritto!

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    1. Appena acquistato 😄
      È il prossimo libro che leggerò lasciata la Palestina.
      Un palese caso di telepatia!

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