L’ennesima
estate afosa. La tentazione di barricarsi in casa nelle giornate libere è
fortissima. Però di cose belle da fare ce n’è sempre e alla fine si decide di
sfidare il caldo e visitare una delle tante mostre in programma a Roma in
questo periodo. L’ho letto dappertutto ma non posso che ribadirlo: camminare
nelle vie del centro, di domenica mattina, senza turisti, è surreale. Le
vetrine dei negozi di Via Nazionale urlano “Saldi!”, ma le porte sono chiuse,
gli autobus vuoti, la strada deserta.
Arriviamo
ai Musei Capitolini poco prima dell’apertura. In Piazza del Campidoglio stanno
dando l’acqua ai fiori e finendo di spazzare l’area. È una Roma insolita e bellissima:
senza fretta, senza code, senza frastuono. Ma c’è anche l’altra faccia della
medaglia: le ben note ripercussioni sull’economia, intere categorie che non
lavorano da mesi, taxi fermi, attività commerciali chiuse.
Un paio di coppie attendono l’apertura della biglietteria al fresco. Poi si eseguono le procedure di rito: misurazione della temperatura, igienizzazione, rinnovo
tessere o ritiro biglietti, igienizzazione bis, controlli delle borse e si accede al Museo. Niente
audioguida, ma pazienza.
Ragazzo morso da un ramarro, Caravaggio |
Palazzo
Caffarelli ospita la mostra Il tempo di Caravaggio. Capolavori della collezione di Roberto Longhi. Come
già ho detto altre volte, io non sono un’esperta, né una studiosa d’arte; totalmente
incapace di maneggiare una matita, sto scoprendo da adulta il piacere dell’arte.
Amo la bellezza; m’incantano certi paesaggi; resterei a guardare bocche
spalancate e occhi accigliati per ore. E la contrazione facciale, l’espressione
di dolore e sorpresa del Ragazzo morso da un ramarro di Caravaggio
meritano una sosta di diversi minuti. È il pezzo forte della mostra, ma oggi ci
tornerei per guardare di nuovo, con maggiore attenzione, anche altre opere che
gravitano intorno allo stile caravaggesco; tele di artisti meno noti (a me,
totalmente sconosciuti fino a ieri), ma che mi hanno affascinato.
La
mostra ricorda i 50 anni della scomparsa di Roberto Longhi, storico dell’arte
che dedicò la sua tesi di laurea a Michelangelo Merisi.
Longhi ebbe con Roma un
intenso rapporto: fu una delle figure di punta della cerchia di intellettuali
che si riuniva nella terza saletta del Caffè Aragno negli anni Venti (caffè
storico di Via del Corso: superò indenne bombardamenti, fascismo e dopoguerra,
ma non l’incuria dei nostri tempi). Fu storico e critico d’arte, attento al
contemporaneo ma che seppe vedere la modernità di Caravaggio e riportarlo in
auge nei primi anni del Novecento. Infatti, per quanto oggigiorno sia assurda
l’idea di un Caravaggio “da riscoprire”, l’artista fu ignorato per decenni e la
sua riscoperta si deve proprio agli studi di Longhi.
All’inizio
della carriera, Longhi insegnò Storia dell’arte nei licei romani, dove conobbe
Lucia Lopresti (sua ex allieva al Liceo Visconti), nota con lo pseudonimo di
Anna Banti, che sposò nel 1924. Della Banti, scrittrice raffinata, prima o poi
dovrò leggere Artemisia, in cui viene ripercorsa la vita della pittrice
seicentesca Artemisia Gentileschi.
La negazione di Pietro, Valentin de Boulogne |
Tra le opere della collezione Longhi, mi è piaciuta moltissimo La negazione di Pietro, di Valentin de Boulogne (il più noto dei caravaggeschi francesi, stando alle parole della curatrice della mostra) e il commovente Santo certosino in lacrime di Giacinto Brandi. Lacrime che bucano la tela, ti sembra di poterle toccare; vorresti sentirne la consistenza tra le dita e asciugarle.
E poi,
una piccola tela di Filippo Napoletano raffigurante un paesaggio notturno al
chiar di luna. Un’opera quasi insignificante vista da vicino: così buia, così
piccina. Meravigliosa non appena ci si allontana. Il chiarore della luna illumina
l’angolo della sala in cui è esposta.
Sarà
possibile visitare la mostra fino al 13 settembre. Accesso gratuito per i
possessori della MIC card (la carta dei Musei civici romani, rivolta ai
residenti della città metropolitana di Roma, rinnovabile annualmente). Tutte le
informazioni sulla mostra e un bel video riepilogativo sono disponibili qui.
Naturalmente
è vietato lasciare i Musei Capitolini senza una sosta sulla Terrazza Caffarelli, non per il caffè ma per lo splendido panorama sui tetti di Roma.
Grazie
RispondiEliminaGrazie a te che passi sempre da queste parti.
EliminaSe penso a tutti gli illustratori/illustratrici che ho scoperto grazie al tuo blog!
Post pieno di coinvolgenti storie, di meravigliose vedute diurne e notturne, di personaggi intriganti quasi-contemporanei e non.
RispondiEliminaDetto da te che negli ultimi anni ti nutri di libri e mostre è un gran complimento!
EliminaGrazie per questo viaggio meraviglioso e complimenti per esserti avventurata malgrado le temperature impietose, questo si chiama coraggio ragazza! 👌 Ho vissuto a Roma due anni e la tua descrizione mi ha fatto tornare alla mente la capitale deserta durante la settimana di Ferragosto: un periodo breve in cui potevo davvero godermela pienamente
RispondiEliminaGrazie mia cara.
EliminaQuest’anno, poi, con pochissimi turisti Roma è veramente deserta. Non scherzo nel dirti che, in pieno centro, ho notato l’architettura di alcuni palazzi a cui, per anni, non avevo mai fatto caso.
Caldo insopportabile. Avevo programmato altri itinerari ma ho preferito rimandare a fine agosto.