martedì 25 agosto 2020

Abruzzo: Castel del Monte, Calascio e Rocca Calascio.

Saranno almeno dieci anni che, di ritorno da trekking alpini agostani, nella lista dei buoni propositi infiliamo un “weekend in Abruzzo alla volta del Gran Sasso”. Perché, dai!, è impossibile non esserci ancora andati! Su, è dietro l’angolo, basterebbe partire il venerdì sera per godersi una bella escursione. Evidentemente, con la gestione dei weekend non ce la caviamo benissimo. E certi luoghi più sono vicini più se ne rimanda la visita.

Quindi, quale occasione migliore di un anomalo 2020 per esplorare senza fretta un altro pezzetto del vicino Abruzzo? Abbiamo optato per un b&b a Castel del Monte, abbiamo prenotato e poi siamo tornati alle nostre attività. 

Allora? Cosa ti aspetti da questo Abruzzo?, fa il coniuge.

Nessun conto alla rovescia, nessuna trasferta da organizzare, nessuna lettura preparatoria.

Non saprei. È la prima volta che arrivo ad un viaggio così impreparata.

Ma non è un viaggio! Faremo delle escursioni, qualche passeggiata; è la regione con cui confiniamo, la conosciamo già: non è un viaggio, ribadisce perentorio.

Sì, ma andiamo in posti in cui non siamo mai stati, altri monti, altri borghi; luoghi da scoprire. Insomma, un viaggio.

Inizia con un confronto (irrisolto) sulla definizione di viaggio, il viaggio - non viaggio verso il Parco Nazionale del Gran Sasso. Premessa eccellente.


Ho imparato a conoscere Castel del Monte dal blog camminare leggendo.

Ad un certo punto è apparso, lassù, inerpicato ma disteso; un borgo in pietra su un cucuzzolo a 1346 metri di altitudine, più ampio di quanto immaginassi; con le case che sembrano scendere dolcemente sulla costa.


Non è la torre campanaria a catturare la mia attenzione, bensì le gru che sovrastano il centro storico. Il terremoto che colpì L’Aquila nel 2009 ha lesionato solo parzialmente i borghi in prossimità di Campo Imperatore, ma i cantieri per la ricostruzione post sisma sono tutti lì, e l’immagine di gru e impalcature ha caratterizzato ogni nostra visita nei centri storici della zona.

Mi aspettavo un borgo silenzioso, però siamo in prossimità del Ferragosto e, percorrendo il centralissimo Viale della Vittoria, sembra impensabile la desolazione e lo spopolamento di queste zone dell’Appenino. Mi tornano in mente pochi versi imparati a memoria alle elementari:

Settembre, andiamo. È tempo di migrare.

Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori

lascian gli stazzi e vanno verso il mare:

scendono all’Adriatico selvaggio

che verde è come i pascoli dei monti.

Han bevuto profondamente ai fonti

alpestri, che sapor d’acqua natia

rimanga né cuori esuli a conforto,

che lungo illuda la lor sete in via.

Rinnovato hanno verga d’avellano.

E vanno pel tratturo antico al piano,

quasi per un erbal fiume silente,

su le vestigia degli antichi padri […]

Gabriele D’Annunzio, I pastori.

 

Questo territorio dell’Appenino è stato tra i più importanti per l’industria della lana e l’allevamento delle pecore. A settembre i pastori castellani riunivano le greggi, iniziando la transumanza che, attraverso il Tratturo Magno, li avrebbe condotti presso il Tavoliere delle Puglie. Il commercio della lana ha trainato l’economia dell’area fino all’Unità d’Italia; poi, sono arrivate l’importazione dei tessuti, le concessioni delle terre da coltivare lungo i tratturi, le guerre, l’emigrazione verso le aree industriali della Francia e del Belgio, lo spopolamento. Oggi, digitando Tratturo Magno su Google, avete buone probabilità d’imbattervi in un progetto dedicato ai camminatori. L’evoluzione della transumanza.


Camminando tra le viuzze di Castel del Monte, mi innamoro degli sporti: archi scavati all’interno della roccia calcarea, che collegano le abitazioni. Una sorta di micro gallerie che sostengono più livelli abitativi; una soluzione praticata per aumentare lo spazio abitabile dei centri in alta quota. La stessa struttura caratterizza anche i borghi di Castelvecchio Calvisio e Santo Stefano di Sessanio.


Nei vicoli del centro storico raccolgo stralci di conversazione.

Da quanto tempo siete arrivati? Resterete anche dopo Ferragosto? Uh, zio, con quella mascherina non t’avevo riconosciuto. State tutti bene?

Passo a salutarvi al Miramonti prima di partire…

Un borgo di seconde case, che furono le prime e uniche case di padri, nonni, avi. Case che tornano a vivere ad agosto, per la celebrazione del patrono, per la notte delle Streghe, il 17 agosto (non quest’anno), per godersi la montagna imbiancata in inverno (non nel 2020, in cui di neve non se n’è vista). Piazzette illuminate dal sole e vicoletti bui.


Si esce da Porta San Rocco e già si sente il brusio del Miramonti, bar principale, luogo di ritrovo di residenti e turisti, con i tavoli esterni occupati a qualsiasi ora. L’emergenza sanitaria ha stroncato i tradizionali eventi del mese di agosto, ma non ha fermato i turisti. Le poche strutture alberghiere e i ristoranti sono pieni. Le mascherine non nascondono volti rilassati e occhi ridenti.

 

I sentieri in questa zona non sono segnati granché bene. Talvolta non sono segnati affatto. Ma il coniuge ha scaricato un’app diabolica che ci permetterà di affrontare qualsiasi percorso senza perderci. Ci permetterà anche di scegliere il tragitto più lungo possibile per raggiungere la meta. Ma cosa vuoi che siano quei 5/6 chilometri in più nel mezzo del niente?

Tra i due, il navigatore è lui; quindi, a me non resta che seguirlo.

Iniziamo con un tour facile: non si scala nulla, si va da Castel del Monte a Calascio, poi si sale sulla Rocca, ci si avvicina a Santo Stefano di Sessanio (senza entrare nel paese), si guadano fiumi d’erba, cardi ormai secchi, piante urticanti di vario tipo e, stremati, dopo più di venti chilometri di cammino, si chiude l’improvvisato circuito ad anello tornando al punto di partenza. La conferma che potesse esserci un percorso alternativo a quello suggerito dall’app è arrivata quando i piedi fumavano, ma ormai era troppo tardi.

Con alle spalle Castel del Monte, lo scenario che si presenta è questo:

Lasciato il bosco e diverse arnie sparse, inizia ad intravedersi in lontananza la Rocca di Calascio. Agli amanti del fantasy non sfuggirà una certa somiglianza con le ambientazioni del film Ladyhawke. Io, che ignoravo il film, giunta al borgo di Calascio, un po’ distante dai ruderi del castello, mi son chiesta perché ci fosse così tanta gente in cerca di parcheggio (affollatissimo), che snobbava il centro ma che era disposta ad inerpicarsi verso la rocca.    


All’ennesima persona che ripeteva adesso arrivano Ladyhawke e il monaco!… ho capito che un luogo così suggestivo doveva essere stato un fantastico set cinematografico (qui una delle scene girate sulla Rocca di Calascio, dimora del monaco Imperius).

 

Lasciata la rocca, nel lungo percorso verso Castel del Monte, non abbiamo incontrato alcun viandante. Nessuno. Forse perché abbiamo seguito rotte anomale, forse a causa del caldo, o forse perché chi viene in queste zone predilige le cime note, osserva l’asprezza del paesaggio dall’alto o dai finestrini delle auto. Eppure, c’è qualcosa di brusco e doloroso camminando a queste altitudini che sfugge quando ci si dirige verso il Corno Grande e i massicci più popolari. Una bellezza selvaggia che neppure le foto riescono a catturare.


Note:

- In questo e nei prossimi post troverete qualche appunto di viaggio (perché, coniuge, per me è stato un viaggio); ma invito chiunque sia interessato a saperne di più su Castel del Monte, sulla sua storia, sulle escursioni in terra d’Abruzzo e non solo, a visitare l’ottimo blog di Gius.ante, Camminare leggendo: una miniera d’informazioni scritte da chi conosce bene questi luoghi.

- Castel del Monte dista una mezz’ora d’auto da Campo Imperatore, punto di partenza per la maggior parte delle escursioni che avevamo deciso di fare. Noi abbiamo soggiornato presso la Residenza storica Le civette, gestita da due mattacchioni, Rino ed Emanuele, non originari di Castel del Monte, che hanno rallegrato la nostra settimana. Se cercate indicazioni utili per la gestione delle escursioni, non potrete fare alcun affidamento sui gestori delle Civette, quanto di più lontano possa esserci dalla montagna. Ma, al ritorno dalle vostre scarpinate, potrete sempre contare su una birra, un bicchiere di vino e una buona cena, preparata direttamente da Emanuele. E a qualsiasi ora partiate, zaino in spalla, troverete depositato un vassoio con una ricca colazione davanti alla porta della vostra stanza. Non male come buongiorno.

- Tutte le foto sono state gentilmente concesse dal coniuge. 



9 commenti:

  1. Conosco la app fai il giro più lungo e con più dislivello per arrivare alla meta:l'ho sposata!

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    1. Mmm… quindi dici che “disinstalla app” potrebbe non essere la soluzione più appropriata?

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  2. un sacco di miei contatti su instagram quest'estate sono stati in Abruzzo e ho scoperto una regione che ha davvero tanto da offrire.

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    1. Credo di aver incrociato molti dei tuoi contatti Instagram! Scherzi a parte, quest’anno scegliere l’Abruzzo non è stata tra le idee più originali. Soprattutto nei borghi (bellissimi) c’erano assembramenti a gogò.

      Comunque, ti confermo che è una regione splendida. Non conosciamo il litorale (anche lì, altri dieci anni in cui ripetiamo che un weekend in primavera o in autunno per vedere i trabocchi… ), ma sono fiduciosa sul fatto che arriverà anche il momento della Costa dei trabocchi.

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  3. Che tuffo al cuore con questo post, Barbara!
    Non ci sono mai stata a Castel del Monte ma ho un ricordo che mi lega ad esso, una cartolina mandatami da mio padre tanti anni fa mentre si trovava lì per lavoro. Non so se ricordi che i miei genitori sono abruzzesi, quindi un po' di familiarità con quei paesaggi ce l'ho. Per quanto riguarda il concetto di 'viaggio' be', è buffo; per gli stranieri che vengono in Italia e che visitano anche i paesini sperduti come può essere Castel del Monte si tratta di un 'viaggio'. Quindi forse è la distanza che lo definisce come tale più che il non aver mai visitato un luogo? Chissà!

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    1. Cara Amina, che gioia sapere di aver rievocato bei ricordi. Non ricordo se i tuoi siano di Pescara o Chieti, però quando ne parlammo pensai di non conoscere (neppure) quella parte dell’Abruzzo.

      Sì, credo che il coniuge abbia sposato la filosofia degli stranieri: se andassimo per mezza giornata in un paesino sperduto della Scozia, per lui sarebbe un viaggio. In realtà, la sua definizione era di tipo antropologico ed aveva senso. Ma io mi diverto troppo a stuzzicarlo!

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  4. Che si fosse in presenza di una coppia di camminatori già si sapeva, che il coniuge fosse un bravo fotografo pure. Mancava invece la conoscenza di Castel del Monte, bellissima scoperta, e la curiosità sulla app.
    PS concordo con te: di viaggio si tratta.

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    1. La conferma che trattasi di viaggio, emanata dalla viaggiatrice-giallamente-ferrata, è sentenza di Cassazione. Non ci si può appellare più a niente (anche se la viaggiatrice di cui sopra ormai parla poco di gialli ed è diventata più stanziale. Il titolo resta e l’autorevolezza pure).

      Ho in cantiere qualche altro post. Il coniuge si è superato, scattando una marea di foto bellissime.

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