Cividale del Friuli |
Varrà
la pena allungare il giro per una breve sosta a Udine? La giornata è meravigliosa, i problemi tecnici con la bici
sono stati risolti e, in fondo, questi viaggi servono anche a farsi un’idea per
futuri ritorni.
Pedalata
piacevole su strade poco trafficate; giunti all’ingresso della città ci
guardiamo intorno spaesati. Dovrebbe esserci una ciclabile, ma dove? Il tempo
di prendere la mappa e si avvicina un signore gentilissimo. Vi siete persi? Eh,
lo so, anch’io giro sempre in bici e purtroppo Udine è così, un po’ balorda
(no, non lo è. O, per lo meno, non lo è se vivi in un posto dove neanche hanno
idea di cosa sia una ciclabile. Ma capisco che facendo il confronto con l’Alto
Adige, Udine possa apparire arretrata). Ad ogni modo, il signore molto affabile
ci indica subito il percorso da seguire, la ciclabile a singhiozzi e, scusandosi
della mancanza di attenzione che l’amministrazione comunale riserva alle due
ruote, ci saluta. Noi restiamo lì inebetiti. Forse siamo particolarmente
fortunati negli incontri casuali, non so; certo è che nelle nostre incursioni
in Friuli abbiamo sempre incrociato persone cordiali, accoglienti, pronte a
dare consigli e informazioni prima ancora che fossimo noi a porre la domanda.
Udine |
Bello
il centro di Udine, città del Tiepolo, come ci ricordano le indicazioni in
Piazza Libertà. Ci fermiamo per un caffè, ascoltiamo le conversazioni rilassate
di chi, come noi, è in ferie; facciamo una passeggiata fino al Castello e
decidiamo che Udine merita un’altra visita, senza fretta.
Udine |
Partiamo
alla volta di Gradisca d’Isonzo. La
nostra mappa prevede un itinerario lungo, seguendo per un breve tratto la
ciclovia Alpe Adria per poi proseguire su stradine secondarie e di campagna,
tra coltivazioni di soia (aver un coniuge agronomo, sebbene non eserciti, a
qualcosa servirà pure. Per me, quelle piante lì erano fagioli). Bello
all’inizio, molto bello. Poi c’è un momento in cui temiamo di dover trascorrere
la nottata lì, nella soia. Solo campagna; le indicazioni fornite non corrispondono
a niente nei paraggi. Stradine sterrate e campi.
Appena
raggiungiamo la statale, il coniuge se n’infischia del percorso che avremmo
dovuto seguire e mi conduce temerariamente alla meta.
Perché
Gradisca rientri tra i borghi più belli d’Italia resterà per noi un mistero.
Cittadina deserta, una sensazione d’abbandono più che di pace. Il coniuge scatta
qualche foto nell’assoluto silenzio. Ci fermiamo a cena in uno dei due
ristoranti aperti; proprietari gentili in un luogo addormentato, sorpreso dall’imprevisto
arrivo di ospiti.
Gradisca d’Isonzo – Trieste. La
meta.
Lo
scarso entusiasmo per il borgo di Gradisca viene compensato dal meraviglioso verde
dell’ambiente circostante. Partenza in salita, ma il luogo è così bello e
così ombreggiato da rendere piacevole anche il fuori sella. Mi preoccupa solo
la discesa alla volta di Trieste. Nelle indicazioni fornite prima di partire
siamo stati avvisati del fatto che il percorso da Duino a Miramare è tanto
bello quanto trafficato. Però vogliamo arrivare dentro il mare di Trieste; voglio capire il significato delle
parole di Mauro Covacich:
A Trieste si fa il bagno in centro città e, comunque, in
qualsiasi punto del lungomare ti trovi, puoi accostare, scendere, spogliarti in
strada, fare dieci passi e toccare l’acqua. Questa frequentazione familiare e
più che assidua spiega l’uso dell’espressione triestina «andar al bagno» per
intendere «andare al mare» (e non «andare alla toilette»), come se Barcola
fosse la vasca di casa, quella che si raggiunge scalzi o tutt’al più in
ciabatte.
Lungomare da Duino verso Trieste |
E
così è stato. Si passa dal traffico della statale alla lunga distesa di
asciugamani sul marciapiede, tra le auto parcheggiate e il mare. Bimbi che
giocano, signori che leggono, mamme che chiacchierano, qualcuno passeggia come
fosse sul bagnasciuga e non su un marciapiede a pochi passi dal centro della
città. Io non so perché ma arrivo a Trieste e mi sento a mio agio. Mi viene
un’allegria, una smania di camminare, perdermi nella città più di quanto non
accada in altri luoghi.
Vogliamo
andar a visitare la Risiera di San Sabba
(le mie recenti letture me lo impongono) e abbiamo la malaugurata idea di
continuare a muoverci in bicicletta. Il coniuge deve aver rimosso che Trieste
non è un cittadina pianeggiante ed io, scioccamente, non mi oppongo. Confesso
che è stato più faticoso il tratto centro città – Servola – Risiera di San
Sabba (facendo un giro strano, molto strano) e ritorno, dei 40 km da Gradisca
a Trieste.
Il
Museo civico della Risiera di San Sabba,
inaugurato nel 1975, è un altro di quei posti in cui bisognerebbe accompagnare
gli adolescenti. Una visita che vale più di qualche lezione di storia sui
banchi di scuola. Una visita che, in questi tempi strani, ci ricorda il nostro
passato, gli errori commessi, gli orrori permessi e perpetrati. L’ingresso è
gratuito, l’audioguida costa appena 2 euro e le testimonianze raccolte
nell’ultima sala museale ti accompagnano mentre pedali via.
Trieste
è anche l’ultima tappa del nostro ciclotour, il luogo in cui riconsegniamo le
bici noleggiate a Dobbiaco e torniamo alla praticità dello zaino e agli
spostamenti sui mezzi pubblici. Serata in Via Cavana, camminando nella Città
Vecchia col suo fascino irresistibile. Ci
sono tanti angoli di Trieste che vorrei esplorare e forse sarebbe stato saggio
fermarci qualche giorno in più, anziché prendere un treno per Vicenza l'indomani.
«Io
tornerò il prossimo anno – fa il coniuge sornione, sorseggiando un vinello
bianco frizzante – mentre tu farai il tuo viaggio al Nord, in quelle terre
fredde, dalle lingue strane. Ho già adocchiato un Trieste-Pola in bici. Magari
mi tratterrò qualche giorno sia a Trieste che a Pola. Però ti invierò le foto. Abbiamo detto vacanze separati, giusto?».
Abbiamo
detto vacanze separati? Trieste, Pola, bici, lungomare… Però, coniuge, non
potrai mica prendermi sempre alla lettera!
Note tecniche.
- Anche
questa volta, come avvenuto già lo scorso anno, ci siamo affidati a Fun Active, società specializzata nel cicloturismo con sede in Alto Adige.
Una soluzione pratica per chi, come noi, non ha troppa dimestichezza con le
ciclabili e non ha abbastanza tempo, allenamento, esperienza per poter
organizzare un viaggio di più giorni in luoghi che non conosce. Abbiamo scelto
il viaggio che ci interessava, ricevuto le mappe con i percorsi da seguire e il
materiale informativo direttamente a casa. Abbiamo noleggiato le bici a
Dobbiaco e le abbiamo restituite a Trieste. Le prenotazioni in hotel vengono
effettuate direttamente dall’agenzia: si dorme in luoghi molto belli e,
onestamente, il prezzo complessivo del viaggio è di gran lunga più economico
del listino prezzi degli hotel in cui abbiamo soggiornato. Il transfer dei
bagagli è a cura dell’organizzazione. Un viaggio leggero, fattibile anche da
chi non è allenato. So che organizzano tour di gruppo e che ci sono altre
agenzie simili. Ma non avendo sperimentato formule diverse, non posso fare
confronti.
- Tra
gli alberghi in cui abbiamo dormito,
ho adorato l’Hotel Triglav a Bled (stanza vista lago) e il Victoria Hotel letterario a Trieste. Non abbiamo dormito nella suite dedicata a James Joyce,
che abitò in questo palazzo neoclassico, ma il soggiorno è stato ugualmente
memorabile (per una ancora abituata agli ostelli, come fa notare il coniuge, il
pernottamento è stato di gran lusso).
Camera con vista - Lago di Bled |
Ah senza bagagli sembra più interessante;pure il mio è un agrume non praticante!
RispondiEliminaMa dai!! Quante coincidenze! Prima o poi dobbiamo incontrarci (P.S. nel post precedente ho omesso la parte in cui io morivo dal caldo pedalando tra le fattorie delle campagne tirolesi e lui ammirava le varie razze mucchifere che avevano caldo almeno quanto me).
EliminaInteressantissima anche questa seconda puntata. Esilarante il passaggio che parla del rischio di pernottare nella soia.
RispondiEliminaPS mi chiedevo, così, per deformazione ...blogger-iale, se a Trieste hai avuto occasione di verificare se la Libreria Saba è ancora aperta.
Un bacione
No, mia cara, questa volta non sono passata in quella via. Due anni fa era ancora in vita ma chiusa (andammo nel periodo pasquale e arrivai davanti alla libreria esattamente un'ora dopo la chiusura).
EliminaNon è stato un buon periodo per girare per librerie: quasi tutte chiuse per ferie. Esternamente, ne ho vista una molto bella a Cividale; l'unica in cui sono entrata è stata la storica libreria Galla di Vicenza.
anche io quest'estate sono stata di passaggio ad Udine: una città piccina ma molto carina!
RispondiEliminaCondivido. Uno di quei posti in cui tornerò per un weekend.
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