Lago di Bled (Slovenia) |
Le ferie, specie se son poche, le si attende sempre con una certa ansia. Ricordo anni di conti alla rovescia, viaggi programmati parecchio tempo prima di partire, cene gaudenti l’ultimo giorno di lavoro con relativo mal di testa il primo giorno di ferie. Questa volta è stato diverso. Niente crocette sul calendario, nessuna cena speciale, poca voglia di partire. Addirittura, tornando a casa dal lavoro, mi sono chiesta se non stessi commettendo una sciocchezza. Forse avevo solo bisogno di due settimane di corsa mattutina, divano, libro, dormire. Soddisfare i bisogni primari compiendo il minimo sforzo. Altro che vacanze in bici da Dobbiaco a Trieste.
E
con questo spirito gioioso e propositivo, mentre il coniuge andava alla ricerca
del caschetto smarrito (il mio, misteriosamente ingoiato dalla microcantina in
cui era stato riposto lo scorso anno), ho iniziato a preparare lo zaino.
Dolomiti - Le Tre Cime viste da Dobbiaco |
Alta Val Pusteria – Oberdrauburg. Fatica e stupore.
San Candido |
Sebbene
sia una donna moderatamente sportiva tutto l’anno, il ciclismo non è la mia
passione, e riprendere la bici dopo 365 giorni non è stato facilissimo.
Ho
retto bene per i primi 50 chilometri, poi la stanchezza ha avuto il
sopravvento. Percorso agevole, prevalentemente ciclabile, temperatura perfetta,
tantissimi ciclisti di ogni età.
Alle spalle le Tre Cime, tutt’intorno il verde dell’Alto Adige, la vivacità di San Candido, io che grido “Loacker!” come fossi una bimba di tre
anni (mi era sfuggito il fatto che la ciclabile passasse accanto a uno degli
stabilimenti che bontà!). La Drava che scorre pacifica alla nostra
destra, le casette austriache nei cui giardini i nanetti di Biancaneve
ascoltano musica classica, le ballate tirolesi nel centro di Lienz.
Il bucato di Lienz |
Ancora venti chilometri lungo la ciclabile della Drava e raggiungiamo Oberdrauburg: due alberghi, una chiesa, un parrucchiere, un ufficio postale, un discreto numero di ciclisti, motociclisti ed escursionisti.
Lienz |
Oberdrauburg – Feistritz an der Gail: la tappa dai nomi impronunciabili.
Baciati
dal sole, pedaliamo lungo la ciclabile della Carinzia. Paesaggio piatto più che
pianeggiante. Prevalentemente campi e fattorie. Un caldo della miseria, nessun
paesello di rilievo da visitare, pochissime fontane. Mi consolo pensando al
lago di Pressegger See, che dovremmo incontrare intorno al 50° chilometro della
pedalata. Ho infilato perfino il costume nello zaino. Ma è metà agosto, è pieno
di gente e il coniuge pedala come un forsennato, oltrepassando a gran velocità
anche il ponte sul Gail.
Giunti
nel primo pomeriggio alla meta del giorno, non riceviamo alcun premio. In
compenso, io sono pronta a scaraventare la bici nel fiume, ho una sete pazzesca e ho preso più volte in considerazione
la possibilità di divorziare. Mai acqua fu più dissetante di quella della
fontana di fronte alla Gasthof Alte Post
di Feistritz (non escludo che non abbiate mai sentito parlare del Comune in
questione: 615 abitanti, un albergo, una chiesa, un cimitero, una miriade di
ciclisti). La quiete dell’Alte Post, l’accoglienza dei gestori, un libro, una radler fresca e le battute degli altri pedalatori
indefessi placano le mie ire. Il divorzio può aspettare.
Bled |
Feistritz – Bled (Slovenia).
L’obiettivo del tour.
È
la giornata che attendo da quando abbiamo scelto questo ciclotour. È la
giornata di Bled, del lago con al
centro la piccola isola e la chiesetta dedicata a San Martino; è la giornata in
cui percorreremo parte della ciclovia Alpe Adria, già sperimentata due anni fa
e che tanto m’era piaciuta. È la tappa che prevede una piccola deviazione verso
Tarvisio e una sosta a Kranjska Gora. È la tappa in cui
apriamo gli occhi e il cielo è nero. Completamente. L’unica giornata di pioggia
in dieci giorni di vacanza. Al limite del fantozziano.
Partiamo
incuranti della pioggia, tanto il cielo è così uniformemente scuro da rendere
superflua qualsiasi attesa. Nessun diluvio in vista, ma il rischio di un’insolazione
è un’ipotesi remota.
La
pioggia lava i miei pensieri. Scompare il cattivo umore del giorno precedente,
la frescura del kway bagnato sulla pelle arrossata è quasi piacevole. Torna il
buonumore e smette di piovere. Cielo grigio tendente al sereno.
Per
non sfidare la sorte, decidiamo di tirar dritto fino a Kranjska Gora. Niente
sosta a Tarvisio per quest’anno. Superato il confine sloveno, troviamo uno
spiraglio di sole, il caffè è meno buono, i cornetti sono finiti, i tanti
italiani che girellano nel centro della bella cittadina parlano solo delle condizioni
meteo previste per i prossimi giorni. Variabile tendente al bello.
Ripartiamo
fiduciosi: la pioggia ha reso più brillante il verde che ci circonda. Ricomincio ad
apprezzare la bicicletta. Poi il coniuge buca e torno a pensare che
no, mai fidarsi troppo delle due ruote. Ma è questa l’occasione in cui emerge
la solidarietà dei ciclisti. Dal momento in cui ci siamo bloccati al momento in
cui la ruota posteriore ha ripreso a svolgere la sua funzione, ogni singolo
ciclista di passaggio s’è fermato per chiedere se avessimo bisogno d’aiuto. È
vero che diverse coppie stavano seguendo il nostro stesso percorso, quindi alcuni
volti erano già familiari; eppure c’è quello spirito di solidarietà,
quell’interesse verso il prossimo (tipico anche degli escursionisti) a cui non
si è più abituati e che è bello riscoprire sulla strada.
Sperando
di raggiungere una Bled senza pioggia, decidiamo di prendere il treno a
Jesenice. Un treno d’altri tempi che attraversa paesetti immersi nel verde. Un
treno vecchio ma puntuale con un improbabile servizio di trasporto bici.
Bled
è incantevole con il cielo azzurro e suggestiva quando riprende a piovere
(certo, se il meteo ci avesse graziato ancora per un paio d’ore avremmo
apprezzato; ma non si può aver tutto dalla vita). Niente visita al castello né
traghettamento verso l’isola al centro del lago.
Ci siamo limitati a una
camminata intorno al lago, scherzando sui prossimi viaggi separati. Ma sì, basta
con le vacanze di coppia, che poi quando torniamo a casa abbiamo pochissimo da
raccontarci. «Quindi tu hai chiuso con la bici?». No, niente bici. Trekking.
Voglio tornar in montagna Anzi no. Voglio andare al Nord. Finlandia, Norvegia,
Islanda… E giù a ridere mentre ceniamo nello sfarzoso hotel che si affaccia sul
lago, paragonando gli esperimenti culinari dello chef stellato all’abbondante
schnitzel della sera precedente.
La leggerezza delle vacanze.
La leggerezza delle vacanze.
Cividale del Friuli |
Bled – Most na Soči – Cividale del Friuli. La giornata della Grande Guerra.
Tappa
facile; cielo azzurro, paesetti che ricordano alcune zone dell’Abruzzo, tanta
campagna, la pace d’un giorno di festa interrotta dal rumore di qualche
trattore incurante del Ferragosto. Qualcuno lavora nei campi, qualcuno organizza
un picnic sulle rive del Soča, che presto diventerà Isonzo.
Ci
fermiamo a Kobarid. Caporetto. Parcheggiamo
la bici davanti al Museo della Grande Guerra e veniamo catapultati tra il 1915
e il 1917. Foto di ragazzini dalle uniformi pesantissime che non hanno fatto
ritorno a casa. Volti seri, in posa, che si perdono tra corpi straziati,
allineati l’uno accanto all’altro, ormai privi di vita. Piccoli uomini di cui
non ricordo si sia parlato granché nei miei anni di scuola, in cui si menzionavano
solo i grandi nomi, come se la Storia venisse fatta da condottieri e dagli
statisti e non da persone come noi.
Per
ricordare cosa fu Caporetto, abbiamo
ascoltato i 20 minuti di documentario in italiano (ma è possibile ascoltarlo
anche in altre lingue), abbiamo visto le varie installazioni, osservato i
plastici. Ma ciò che si porta via sono quei volti, quelle immagini, italiani,
austriaci, russi… L’inutilità di tanta sofferenza.
Si
riparte verso Cividale del Friuli. Ingresso trionfale sul Ponte del Diavolo. E per quanto tu sia sudato, stanco, affamato (Ma dai, su, è sufficiente un po’ di frutta,
tanto arriveremo a Cividale nel primo pomeriggio…), resti incantato davanti
alla vista sul Natisone e hai la certezza che quel fazzolettino di paese ti piacerà
tantissimo.
Un
borgo accogliente, vivace, suggestivo; non stupisce sia stato riconosciuto
Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Un
posto in cui mi fermerei volentieri, ma ci attende Gradisca sull’Isonzo...
La poesia di Cividale del Friuli |
Si ringrazia il coniuge per la gentile concessione delle foto.
1) meglio che il 3/4 non legga questo post che è una vita che mi stressa con le vacanze in bici
RispondiElimina2) sei di quelle che riescono a far stare tutto il bagaglio nelle due borse laterali della bici? Ti ammiro sorella
3) però potrei far leggere il post al 3/4 e l'anno prossimo mandiamo loro in bici e io e te li attendiamo al traguardo con una sporta di libri e facciamo un micro gruppo di lettura con i piedi per aria
2. Cara mia, sono molto meno eroica di quanto tu possa immaginare: gli zaini ce li siam fatti portare. Per i dettagli tecnici, rimando alla seconda parte del post.
Elimina3. In verità in verità ti dico che quest’opzione mi piace assai. Tra l’altro, leggere con i piedi in aria, aiuta a scaricare le tensioni della schiena. Ah, dici che se non pedaliamo né scaliamo monti con zaino in spalla si accumulano meno tensioni? Meglio: leggere con i piedi in aria male non ci farà
Ecco
EliminaMi stupisci nuovamente, con luoghi che non conosco (e che di solito non mi attirerebbero), mentre non mi stupisco della solidarietà incontrata fra ciclisti e escursionisti.
RispondiEliminaDa cui, perlatro, si evince che la maggioranza degli Italiani attuali sbandierano di essere Santi (qualcuno addirittura Dio), Eroi (ma di che?) e Navigatori (molto a vanvera, ultimamente) ma poiché non conoscono la solidarietà, certo non si può dire siano ciclisti o escursionisti.
Considerazione del coniuge: ma dici che abbiamo scelto ancora una volta una viaggio per signori tedeschi/austriaci di mezza età?
EliminaLa considerazione nasceva dal fatto che, a parte il primo giorno, quello della nota ciclabile altoatesina che va da San Candido a Lienz (tante famiglie italiane con bimbi al seguito per la gita giornaliera), nella restante parte del tour abbiamo sempre incontrato tedeschi over 50 (molto ma molto più allenati di noi. Signore con almeno 15 anni più di me in formissima), affabili, simpatici e apparentemente gran lettori. Soprattutto negli alberghi di passaggio, frequentati da ciclisti, mi sono stupita nel vedere così tante persone con un libro in mano, dopo un giorno in bici, che leggevano mentre attendevano senza fretta l'arrivo della cena.
Abituata a tutt'altri ritmi e tutt'altro tono di voce, questo silenzio, il cordiale saluto tra sconosciuti, l'assenza della televisione e dei cellulari (non perché non ci fossero ma semplicemente perché nessuno sembrava averne bisogno) mi hanno catapultata in un'altra dimensione.
Una settimana di depurazione senza entrare in una spa.
a Bled ci sono stata d'inverno: un freddo cane, un vento gelido ma molto romantica... anche se ci avevano detto che d'estate invece è invasa dai turisti: è vero?
RispondiEliminaps. l'avete mangiata la kremna rezina? con tutte ste pedalate ve la siete meritati!!!!
C'erano turisti ma non tantissimi considerando che era il 15 agosto. C'è da dire che ci siamo fermati a Bled in una giornata non eccezionale dal punto di vista meteorologico. Però, sì, dai, meta turistica, molto pubblicizzata, molto bella, sono certa che le strutture alberghiere fossero piene.
EliminaSo che sto per perdere tanti punti ma...no, niente kremna rezina. Per curiose ragioni, eccezion fatta per qualche strudel e un paio di gelati, non è stata una vacanza molto dolce.
Quindi, ricapitolando, mi toccherà tornare a Bled a maggio (inverno alle spalle/turisti ancora in ufficio) e prendere il dolce.