lunedì 27 agosto 2018

Dobbiaco – Cividale del Friuli. Ciclabili, luoghi incantati, prove generali di divorzio…

Lago di Bled (Slovenia)


Le ferie, specie se son poche, le si attende sempre con una certa ansia. Ricordo anni di conti alla rovescia, viaggi programmati parecchio tempo prima di partire, cene gaudenti l’ultimo giorno di lavoro con relativo mal di testa il primo giorno di ferie. Questa volta è stato diverso. Niente crocette sul calendario, nessuna cena speciale, poca voglia di partire. Addirittura, tornando a casa dal lavoro, mi sono chiesta se non stessi commettendo una sciocchezza. Forse avevo solo bisogno di due settimane di corsa mattutina, divano, libro, dormire. Soddisfare i bisogni primari compiendo il minimo sforzo. Altro che vacanze in bici da Dobbiaco a Trieste.
E con questo spirito gioioso e propositivo, mentre il coniuge andava alla ricerca del caschetto smarrito (il mio, misteriosamente ingoiato dalla microcantina in cui era stato riposto lo scorso anno), ho iniziato a preparare lo zaino.
Dolomiti - Le Tre Cime viste da Dobbiaco

Alta Val Pusteria – Oberdrauburg
. Fatica e stupore.
San Candido
Sebbene sia una donna moderatamente sportiva tutto l’anno, il ciclismo non è la mia passione, e riprendere la bici dopo 365 giorni non è stato facilissimo.
Ho retto bene per i primi 50 chilometri, poi la stanchezza ha avuto il sopravvento. Percorso agevole, prevalentemente ciclabile, temperatura perfetta, tantissimi ciclisti di ogni età. 

Alle spalle le Tre Cime, tutt’intorno il verde dell’Alto Adige, la vivacità di San Candido, io che grido “Loacker!” come fossi una bimba di tre anni (mi era sfuggito il fatto che la ciclabile passasse accanto a uno degli stabilimenti che bontà!). La Drava che scorre pacifica alla nostra destra, le casette austriache nei cui giardini i nanetti di Biancaneve ascoltano musica classica, le ballate tirolesi nel centro di Lienz.

Il bucato di Lienz 

Ancora venti chilometri lungo la ciclabile della Drava e raggiungiamo Oberdrauburg: due alberghi, una chiesa, un parrucchiere, un ufficio postale, un discreto numero di ciclisti, motociclisti ed escursionisti.
Lienz

Oberdrauburg – Feistritz an der Gail: la tappa dai nomi impronunciabili.
Baciati dal sole, pedaliamo lungo la ciclabile della Carinzia. Paesaggio piatto più che pianeggiante. Prevalentemente campi e fattorie. Un caldo della miseria, nessun paesello di rilievo da visitare, pochissime fontane. Mi consolo pensando al lago di Pressegger See, che dovremmo incontrare intorno al 50° chilometro della pedalata. Ho infilato perfino il costume nello zaino. Ma è metà agosto, è pieno di gente e il coniuge pedala come un forsennato, oltrepassando a gran velocità anche il ponte sul Gail.  
Giunti nel primo pomeriggio alla meta del giorno, non riceviamo alcun premio. In compenso, io sono pronta a scaraventare la bici nel fiume, ho una sete pazzesca e ho preso più volte in considerazione la possibilità di divorziare. Mai acqua fu più dissetante di quella della fontana di fronte alla Gasthof Alte Post di Feistritz (non escludo che non abbiate mai sentito parlare del Comune in questione: 615 abitanti, un albergo, una chiesa, un cimitero, una miriade di ciclisti). La quiete dell’Alte Post, l’accoglienza dei gestori, un libro, una radler fresca e le battute degli altri pedalatori indefessi placano le mie ire. Il divorzio può aspettare.

Bled

Feistritz – Bled (Slovenia). L’obiettivo del tour.
È la giornata che attendo da quando abbiamo scelto questo ciclotour. È la giornata di Bled, del lago con al centro la piccola isola e la chiesetta dedicata a San Martino; è la giornata in cui percorreremo parte della ciclovia Alpe Adria, già sperimentata due anni fa e che tanto m’era piaciuta. È la tappa che prevede una piccola deviazione verso Tarvisio e una sosta a Kranjska Gora. È la tappa in cui apriamo gli occhi e il cielo è nero. Completamente. L’unica giornata di pioggia in dieci giorni di vacanza. Al limite del fantozziano.
Partiamo incuranti della pioggia, tanto il cielo è così uniformemente scuro da rendere superflua qualsiasi attesa. Nessun diluvio in vista, ma il rischio di un’insolazione è un’ipotesi remota.
La pioggia lava i miei pensieri. Scompare il cattivo umore del giorno precedente, la frescura del kway bagnato sulla pelle arrossata è quasi piacevole. Torna il buonumore e smette di piovere. Cielo grigio tendente al sereno.
Per non sfidare la sorte, decidiamo di tirar dritto fino a Kranjska Gora. Niente sosta a Tarvisio per quest’anno. Superato il confine sloveno, troviamo uno spiraglio di sole, il caffè è meno buono, i cornetti sono finiti, i tanti italiani che girellano nel centro della bella cittadina parlano solo delle condizioni meteo previste per i prossimi giorni. Variabile tendente al bello.
Ripartiamo fiduciosi: la pioggia ha reso più brillante il verde che ci circonda. Ricomincio ad apprezzare la bicicletta. Poi il coniuge buca e torno a pensare che no, mai fidarsi troppo delle due ruote. Ma è questa l’occasione in cui emerge la solidarietà dei ciclisti. Dal momento in cui ci siamo bloccati al momento in cui la ruota posteriore ha ripreso a svolgere la sua funzione, ogni singolo ciclista di passaggio s’è fermato per chiedere se avessimo bisogno d’aiuto. È vero che diverse coppie stavano seguendo il nostro stesso percorso, quindi alcuni volti erano già familiari; eppure c’è quello spirito di solidarietà, quell’interesse verso il prossimo (tipico anche degli escursionisti) a cui non si è più abituati e che è bello riscoprire sulla strada.
Sperando di raggiungere una Bled senza pioggia, decidiamo di prendere il treno a Jesenice. Un treno d’altri tempi che attraversa paesetti immersi nel verde. Un treno vecchio ma puntuale con un improbabile servizio di trasporto bici.
Bled è incantevole con il cielo azzurro e suggestiva quando riprende a piovere (certo, se il meteo ci avesse graziato ancora per un paio d’ore avremmo apprezzato; ma non si può aver tutto dalla vita). Niente visita al castello né traghettamento verso l’isola al centro del lago. 
Ci siamo limitati a una camminata intorno al lago, scherzando sui prossimi viaggi separati. Ma sì, basta con le vacanze di coppia, che poi quando torniamo a casa abbiamo pochissimo da raccontarci. «Quindi tu hai chiuso con la bici?». No, niente bici. Trekking. Voglio tornar in montagna Anzi no. Voglio andare al Nord. Finlandia, Norvegia, Islanda… E giù a ridere mentre ceniamo nello sfarzoso hotel che si affaccia sul lago, paragonando gli esperimenti culinari dello chef stellato all’abbondante schnitzel della sera precedente. 
La leggerezza delle vacanze.

Cividale del Friuli

Bled – Most na Soči – Cividale del Friuli. La giornata della Grande Guerra.
Tappa facile; cielo azzurro, paesetti che ricordano alcune zone dell’Abruzzo, tanta campagna, la pace d’un giorno di festa interrotta dal rumore di qualche trattore incurante del Ferragosto. Qualcuno lavora nei campi, qualcuno organizza un picnic sulle rive del Soča, che presto diventerà Isonzo.
Ci fermiamo a Kobarid. Caporetto. Parcheggiamo la bici davanti al Museo della Grande Guerra e veniamo catapultati tra il 1915 e il 1917. Foto di ragazzini dalle uniformi pesantissime che non hanno fatto ritorno a casa. Volti seri, in posa, che si perdono tra corpi straziati, allineati l’uno accanto all’altro, ormai privi di vita. Piccoli uomini di cui non ricordo si sia parlato granché nei miei anni di scuola, in cui si menzionavano solo i grandi nomi, come se la Storia venisse fatta da condottieri e dagli statisti e non da persone come noi.
Per ricordare cosa fu Caporetto, abbiamo ascoltato i 20 minuti di documentario in italiano (ma è possibile ascoltarlo anche in altre lingue), abbiamo visto le varie installazioni, osservato i plastici. Ma ciò che si porta via sono quei volti, quelle immagini, italiani, austriaci, russi… L’inutilità di tanta sofferenza.

Si riparte verso Cividale del Friuli. Ingresso trionfale sul Ponte del Diavolo. E per quanto tu sia sudato, stanco, affamato (Ma dai, su, è sufficiente un po’ di frutta, tanto arriveremo a Cividale nel primo pomeriggio…), resti incantato davanti alla vista sul Natisone e hai la certezza che quel fazzolettino di paese ti piacerà tantissimo.
Un borgo accogliente, vivace, suggestivo; non stupisce sia stato riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

Un posto in cui mi fermerei volentieri, ma ci attende Gradisca sull’Isonzo...

La poesia di Cividale del Friuli
Si ringrazia il coniuge per la gentile concessione delle foto. 

7 commenti:

  1. 1) meglio che il 3/4 non legga questo post che è una vita che mi stressa con le vacanze in bici
    2) sei di quelle che riescono a far stare tutto il bagaglio nelle due borse laterali della bici? Ti ammiro sorella
    3) però potrei far leggere il post al 3/4 e l'anno prossimo mandiamo loro in bici e io e te li attendiamo al traguardo con una sporta di libri e facciamo un micro gruppo di lettura con i piedi per aria

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    1. 2. Cara mia, sono molto meno eroica di quanto tu possa immaginare: gli zaini ce li siam fatti portare. Per i dettagli tecnici, rimando alla seconda parte del post.
      3. In verità in verità ti dico che quest’opzione mi piace assai. Tra l’altro, leggere con i piedi in aria, aiuta a scaricare le tensioni della schiena. Ah, dici che se non pedaliamo né scaliamo monti con zaino in spalla si accumulano meno tensioni? Meglio: leggere con i piedi in aria male non ci farà

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  2. Mi stupisci nuovamente, con luoghi che non conosco (e che di solito non mi attirerebbero), mentre non mi stupisco della solidarietà incontrata fra ciclisti e escursionisti.
    Da cui, perlatro, si evince che la maggioranza degli Italiani attuali sbandierano di essere Santi (qualcuno addirittura Dio), Eroi (ma di che?) e Navigatori (molto a vanvera, ultimamente) ma poiché non conoscono la solidarietà, certo non si può dire siano ciclisti o escursionisti.

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    1. Considerazione del coniuge: ma dici che abbiamo scelto ancora una volta una viaggio per signori tedeschi/austriaci di mezza età?
      La considerazione nasceva dal fatto che, a parte il primo giorno, quello della nota ciclabile altoatesina che va da San Candido a Lienz (tante famiglie italiane con bimbi al seguito per la gita giornaliera), nella restante parte del tour abbiamo sempre incontrato tedeschi over 50 (molto ma molto più allenati di noi. Signore con almeno 15 anni più di me in formissima), affabili, simpatici e apparentemente gran lettori. Soprattutto negli alberghi di passaggio, frequentati da ciclisti, mi sono stupita nel vedere così tante persone con un libro in mano, dopo un giorno in bici, che leggevano mentre attendevano senza fretta l'arrivo della cena.
      Abituata a tutt'altri ritmi e tutt'altro tono di voce, questo silenzio, il cordiale saluto tra sconosciuti, l'assenza della televisione e dei cellulari (non perché non ci fossero ma semplicemente perché nessuno sembrava averne bisogno) mi hanno catapultata in un'altra dimensione.
      Una settimana di depurazione senza entrare in una spa.

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  3. a Bled ci sono stata d'inverno: un freddo cane, un vento gelido ma molto romantica... anche se ci avevano detto che d'estate invece è invasa dai turisti: è vero?

    ps. l'avete mangiata la kremna rezina? con tutte ste pedalate ve la siete meritati!!!!

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    1. C'erano turisti ma non tantissimi considerando che era il 15 agosto. C'è da dire che ci siamo fermati a Bled in una giornata non eccezionale dal punto di vista meteorologico. Però, sì, dai, meta turistica, molto pubblicizzata, molto bella, sono certa che le strutture alberghiere fossero piene.

      So che sto per perdere tanti punti ma...no, niente kremna rezina. Per curiose ragioni, eccezion fatta per qualche strudel e un paio di gelati, non è stata una vacanza molto dolce.
      Quindi, ricapitolando, mi toccherà tornare a Bled a maggio (inverno alle spalle/turisti ancora in ufficio) e prendere il dolce.

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