Per qualche misteriosa ragione, impiego diversi giorni per
rimuovere il trantran quotidiano e impostare il mio cervello in modalità
riposo, trasformandomi in un soggetto simpatico e rilassato; poi bastano 10
minuti in ufficio per tornare alla consueta modalità squilibrata.
Pensavo proprio a questo curioso fenomeno venerdì 22 agosto, a
Trento, nel bel mezzo del pomeriggio, sorseggiando una bionda davanti a questo
spettacolo qui:
Trento - Piazza del Duomo |
Piazza del Duomo è uno di quei posti che ti aprono il cuore e ti
permettono di respirare con il diaframma senza pensarci (roba che il
fisioterapista pagherebbe me, pur di smettere di ripetere “inspira come si
deve!”). Sarà il candore degli edifici incorniciati dai monti in una giornata
dal cielo terso a rendere gli abitanti così tranquilli.
Sarà la frescura
proveniente dalla fontana del Nettuno a far muovere le persone e le bici più
lentamente. Sarà che siamo ad agosto e l’estate mette di buonumore. Ma perché,
mi chiedo, quando vengo in queste cittadine senza cartacce per strada, in
queste cittadine tutte raccolte intorno ad una piazza, un duomo e una fontana,
la gente sembra così sorridente? Perché qui le signore con le buste della spesa
e i signori con lo zainetto con pc si muovono lievemente senza avere quel muso
perennemente ingrugnito che caratterizza noialtri che gravitiamo intorno alla Capitale?
Sono io che nel mood ferie osservo il
mondo con occhi diversi oppure è il mondo ad essere diverso?
Il giorno successivo al nostro arrivo è iniziato con pioggia e
cielo grigio. Trento, anche in versione
malinconica, conserva intatto il suo fascino.
Ho fatto un salto in biblioteca. Tanta gente di età diversa.
Tutti i divanetti occupati. Qualcuno lavora, altri leggono il giornale, i più
sono sprofondati in libri che forse porteranno a casa. Il coniuge dice che sono
fissata con il fatto che su al Nord
le persone leggano di più. “Tu confronti piccoli realtà con una biblioteca di
una città media”. Avrà ragione lui… Però, ripensando ai miei anni capitolini,
non ricordo altrettante persone in un sabato mattina di fine agosto, pioggia
inclusa, in una biblio di Roma. Ma è risaputo che ho la memoria corta.
Troviamo rifugio al Castello del Buonconsiglio, particolarmente
affollato, dove c’è una bella mostra di Dosso Dossi, pittore rinascimentale
ferrarese, arrivato a Trento nel 1530. Spettacolare la vista di Trento
gocciolante dall’alto delle Torri. Uscendo, ci fermiamo a pranzo qui: atmosfera
d’altri tempi, luci soffuse (quasi buio, per dirla tutta), canederli al puzzone
di Moena (puzzerà pure ma quanto è buono!), innaffiati con un buon teroldego.
Sarà stato il vino o forse il dolce a richiamare il primo
spiraglio di sole. Ad ogni modo, dopo un po’ sembrava non avesse mai piovuto.
Vista da Doss Trento |
Siamo entrati in tutte le chiese del centro, abbiamo visto
qualche esposizione temporanea ma ciò che più mi ha colpito è stato il Mausoleo
di Cesare Battisti a Doss Trento, il colle che sorge sulla riva destra
dell’Adige.
Noi ci siamo arrivati inerpicandoci tra le case di Piedicastello
(un quartiere periferico alle porte di Trento) e percorrendo il sentiero
pedonale immerso nel verde.
All’interno del Mausoleo, dalla forma circolare, vi
è l’altare su cui poggia l’area tombale commemorativa a Cesare Battisti e, alle
pareti circostanti, sono esposte foto, ritagli di giornale, epistole che
ripercorrono la storia di Battisti nonché le vicissitudini di Trento verso
l’agognata annessione al Regno d’Italia.
Ci tenevo a visitare il Mausoleo dopo aver “conosciuto” Cesare
Battisti attraverso le parole della Gruber. Mi è stato presentato come
sostenitore dei diritti della nazionalità italiana nell’impero austro-ungarico,
irredentista e, pertanto, “welschen traditore” agli occhi dei sudtirolesi di
nazionalità e lingua tedesca. Probabilmente, ancora oggi nei dintorni di
Bolzano, qualcuno considera quest’uomo un traditore. Ma a Trento è un eroe.
Cesare Battisti, nato a Trento nel 1875, è stato un giornalista, un socialista, un
convinto irredentista italiano, un fine studioso formatosi presso le università
di Graz, Vienna e Firenze; attento, sin da adolescente, alle condizioni della
popolazione trentina, alla crisi dell’agricoltura, al mancato sviluppo
industriale. Pubblicò numerosi saggi scientifici dedicati al territorio
trentino; fu consigliere comunale a Trento, deputato al Parlamento di Vienna e
alla dieta di Innsbruck e, sì, combatté fin dai tempi dell’università per l’indipendenza
delle province italiane dall’Impero austro-ungarico.
Era così convinto delle
sue idee che, con lo scoppiare della Grande Guerra, si arruolò volontario negli
Alpini nelle fila dell’Esercito italiano. Catturato vicino a Rovereto fu
processato a Trento per alto tradimento in quanto cittadino austriaco che aveva
voltato le spalle all’Impero. Chiese di essere fucilato come soldato nemico catturato
ma, in quanto cittadino austriaco appunto (e per giunta deputato austriaco),
venne impiccato come traditore nella fossa del Castello del Buonconsiglio.
Tanto per capire il tipo,
riporto il verbale dettato dallo stesso Battisti durante il processo:
« Ammetto inoltre di aver svolto, sia anteriormente che posteriormente allo scoppio della guerra con l'Italia, in tutti i modi - a voce, in iscritto, con stampati - la più intensa propaganda per la causa d'Italia e per l'annessione a quest'ultima dei territori italiani dell'Austria; ammetto d'essermi arruolato come volontario nell'esercito italiano, di esservi stato nominato sottotenente e tenente, di aver combattuto contro l'Austria e d'essere stato fatto prigioniero con le armi alla mano. In particolare ammetto di avere scritto e dato alle stampe tutti gli articoli di giornale e gli opuscoli inseriti negli atti di questo tribunale al N. 13 ed esibitimi, come pure di aver tenuto i discorsi di propaganda ivi menzionati. Rilievo che ho agito perseguendo il mio ideale politico che consisteva nell'indipendenza delle province italiane dell'Austria e nella loro unione al Regno d'Italia. » |
Perché il weekend trentino è stato speciale? Forse perché è
stato uno di quei rari momenti in cui ti regali del tempo. Tempo per leggere
con calma, per riflettere, per camminare, per fermarti in un bel caffè e
guardarti intorno, tempo per sederti su una panchina, gustarti un gelato e poi
tirar fuori un taccuino e scribacchiare qualche appunto. Quelle piccole cose a
cui dovresti dar spazio quotidianamente ma che, se riesci a fare, fai sempre un
po’ in affanno, piena di sensi di colpa perché stai togliendo tempo al lavoro,
alle pulizie di casa, al pranzo, ai Doveri. Se riuscissi a volermi bene più
spesso…
Nessun commento:
Posta un commento
Il tuo commento sarà visibile dopo l'approvazione.