mercoledì 10 settembre 2014

Trento

Per qualche misteriosa ragione, impiego diversi giorni per rimuovere il trantran quotidiano e impostare il mio cervello in modalità riposo, trasformandomi in un soggetto simpatico e rilassato; poi bastano 10 minuti in ufficio per tornare alla consueta modalità squilibrata.
Pensavo proprio a questo curioso fenomeno venerdì 22 agosto, a Trento, nel bel mezzo del pomeriggio, sorseggiando una bionda davanti a questo spettacolo qui:

Trento - Piazza del Duomo
Piazza del Duomo è uno di quei posti che ti aprono il cuore e ti permettono di respirare con il diaframma senza pensarci (roba che il fisioterapista pagherebbe me, pur di smettere di ripetere “inspira come si deve!”). Sarà il candore degli edifici incorniciati dai monti in una giornata dal cielo terso a rendere gli abitanti così tranquilli.
Sarà la frescura proveniente dalla fontana del Nettuno a far muovere le persone e le bici più lentamente. Sarà che siamo ad agosto e l’estate mette di buonumore. Ma perché, mi chiedo, quando vengo in queste cittadine senza cartacce per strada, in queste cittadine tutte raccolte intorno ad una piazza, un duomo e una fontana, la gente sembra così sorridente? Perché qui le signore con le buste della spesa e i signori con lo zainetto con pc si muovono lievemente senza avere quel muso perennemente ingrugnito che caratterizza noialtri che gravitiamo intorno alla Capitale? Sono io che nel mood ferie osservo il mondo con occhi diversi oppure è il mondo ad essere diverso?    


Il giorno successivo al nostro arrivo è iniziato con pioggia e cielo grigio. Trento, anche  in versione malinconica, conserva intatto il suo fascino.
Ho fatto un salto in biblioteca. Tanta gente di età diversa. Tutti i divanetti occupati. Qualcuno lavora, altri leggono il giornale, i più sono sprofondati in libri che forse porteranno a casa. Il coniuge dice che sono fissata con il fatto che su al Nord le persone leggano di più. “Tu confronti piccoli realtà con una biblioteca di una città media”. Avrà ragione lui… Però, ripensando ai miei anni capitolini, non ricordo altrettante persone in un sabato mattina di fine agosto, pioggia inclusa, in una biblio di Roma. Ma è risaputo che ho la memoria corta.
Troviamo rifugio al Castello del Buonconsiglio, particolarmente affollato, dove c’è una bella mostra di Dosso Dossi, pittore rinascimentale ferrarese, arrivato a Trento nel 1530. Spettacolare la vista di Trento gocciolante dall’alto delle Torri. Uscendo, ci fermiamo a pranzo qui: atmosfera d’altri tempi, luci soffuse (quasi buio, per dirla tutta), canederli al puzzone di Moena (puzzerà pure ma quanto è buono!), innaffiati con un buon teroldego.
Sarà stato il vino o forse il dolce a richiamare il primo spiraglio di sole. Ad ogni modo, dopo un po’ sembrava non avesse mai piovuto.
Vista da Doss Trento
Siamo entrati in tutte le chiese del centro, abbiamo visto qualche esposizione temporanea ma ciò che più mi ha colpito è stato il Mausoleo di Cesare Battisti a Doss Trento, il colle che sorge sulla riva destra dell’Adige.
Noi ci siamo arrivati inerpicandoci tra le case di Piedicastello (un quartiere periferico alle porte di Trento) e percorrendo il sentiero pedonale immerso nel verde. 

All’interno del Mausoleo, dalla forma circolare, vi è l’altare su cui poggia l’area tombale commemorativa a Cesare Battisti e, alle pareti circostanti, sono esposte foto, ritagli di giornale, epistole che ripercorrono la storia di Battisti nonché le vicissitudini di Trento verso l’agognata annessione al Regno d’Italia.


Ci tenevo a visitare il Mausoleo dopo aver “conosciuto” Cesare Battisti attraverso le parole della Gruber. Mi è stato presentato come sostenitore dei diritti della nazionalità italiana nell’impero austro-ungarico, irredentista e, pertanto, “welschen traditore” agli occhi dei sudtirolesi di nazionalità e lingua tedesca. Probabilmente, ancora oggi nei dintorni di Bolzano, qualcuno considera quest’uomo un traditore. Ma a Trento è un eroe.
Cesare Battisti, nato a Trento nel 1875,  è stato un giornalista, un socialista, un convinto irredentista italiano, un fine studioso formatosi presso le università di Graz, Vienna e Firenze; attento, sin da adolescente, alle condizioni della popolazione trentina, alla crisi dell’agricoltura, al mancato sviluppo industriale. Pubblicò numerosi saggi scientifici dedicati al territorio trentino; fu consigliere comunale a Trento, deputato al Parlamento di Vienna e alla dieta di Innsbruck e, sì, combatté fin dai tempi dell’università per l’indipendenza delle province italiane dall’Impero austro-ungarico. 


Era così convinto delle sue idee che, con lo scoppiare della Grande Guerra, si arruolò volontario negli Alpini nelle fila dell’Esercito italiano. Catturato vicino a Rovereto fu processato a Trento per alto tradimento in quanto cittadino austriaco che aveva voltato le spalle all’Impero. Chiese di essere fucilato come soldato nemico catturato ma, in quanto cittadino austriaco appunto (e per giunta deputato austriaco), venne impiccato come traditore nella fossa del Castello del Buonconsiglio.
Tanto per capire il tipo, riporto il verbale dettato dallo stesso Battisti durante il processo:
« Ammetto inoltre di aver svolto, sia anteriormente che posteriormente allo scoppio della guerra con l'Italia, in tutti i modi - a voce, in iscritto, con stampati - la più intensa propaganda per la causa d'Italia e per l'annessione a quest'ultima dei territori italiani dell'Austria; ammetto d'essermi arruolato come volontario nell'esercito italiano, di esservi stato nominato sottotenente e tenente, di aver combattuto contro l'Austria e d'essere stato fatto prigioniero con le armi alla mano. In particolare ammetto di avere scritto e dato alle stampe tutti gli articoli di giornale e gli opuscoli inseriti negli atti di questo tribunale al N. 13 ed esibitimi, come pure di aver tenuto i discorsi di propaganda ivi menzionati. Rilievo che ho agito perseguendo il mio ideale politico che consisteva nell'indipendenza delle province italiane dell'Austria e nella loro unione al Regno d'Italia. »

Perché il weekend trentino è stato speciale? Forse perché è stato uno di quei rari momenti in cui ti regali del tempo. Tempo per leggere con calma, per riflettere, per camminare, per fermarti in un bel caffè e guardarti intorno, tempo per sederti su una panchina, gustarti un gelato e poi tirar fuori un taccuino e scribacchiare qualche appunto. Quelle piccole cose a cui dovresti dar spazio quotidianamente ma che, se riesci a fare, fai sempre un po’ in affanno, piena di sensi di colpa perché stai togliendo tempo al lavoro, alle pulizie di casa, al pranzo, ai Doveri. Se riuscissi a volermi bene più spesso… 

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