Eredità
– Lilli Gruber, Rizzoli.
Negli
ultimi mesi, per una serie di vicissitudini, lo zaino non s’è
mosso da casa. Sono arrivata ad agosto con tanta voglia di
spegnere il cellulare, resettare la sveglia, dimenticarmi del capo,
della banca e delle lamentele quotidiane. Voglio silenzio e tempo per
riflettere. Voglio il verde e i sentieri da percorrere. Alle ferie
manca ancora qualche giorno ma io mi sento già proiettata verso la
Valle Aurina, “una della valli più incontaminate di tutto l’Alto
Adige– Südtirol”, promette Wikipedia. Staremo a vedere.
Così,
sono stata costretta ad acquistare un paio di libri, tanto per
farmi un’idea di questa cosa un po’ italiana-un po’ tedesca.
Non sono tra le fan sfegatate della Gruber: è una donna di polso, ne
apprezzo l’energia e la determinazione. Qualche volta, però, la
trovo un po’ arrogante e anche un po’ gelida. In questo libro,
invece, scopro una voce emozionata, in alcune pagine mi sembra di
scorgere perfino l’occhio lucido del celebre mezzobusto che ancora
fa sospirare il coniuge. [Io: “Sapevi che la Gruber è sposata dal
luglio 2000?” Lui: “Come dimenticarlo? Un giorno di lutto…”
Io:
“Perché? Che è successo?” Lui: “Si è sposata la Gruber,
l’hai appena detto! Una delle poche donne di cui ero segretamente
innamorato”. E non credo sia stato il solo].
Cosa
sapevo del Trentino-Alto Adige? Che è una regione a statuto
speciale, con due province autonome, con monti e vallate strepitose e
con una serie di vicissitudini storiche che hanno visto l’aera
passare da un governo all’altro fino ad arrivare nel 1918
all'annessione al Regno d'Italia a seguito della sconfitta
dell’Austria nella Prima guerra mondiale. Dall’esame di storia
contemporanea ricordavo vagamente il nome di qualche Trattato e un
paio di date. Nella mia beata ignoranza, “Trentino” era il
diminutivo di Trentino-Alto Adige (e in Trentino, da solo, senza
Alto Adige– Südtirol, ci sono già stata una volta, quindi
doppiamente ignorante).
Recitato
il mea culpa, da Eredità non potevo che scovare una
miriade di informazioni di cui ero completamente digiuna. La nascita
della questione altoatesina è riconducibile alla fine della prima
guerra mondiale e alla sconfitta dell’Austria: il confine tra
Italia e Austria venne portato al Brennero e l’attuale Sudtirolo,
abitato da popolazione di lingua tedesca, passò sotto la sovranità
dello Stato italiano. Il libro della Gruber parte proprio dalla
“lacerazione”.
Rosa ha il cuore pesante. Seduta nel salone della sua grande casa, fissa le pareti rivestite di legno. La catastrofe infine è accaduta.[…] Aggiunge la data “novembre 1918”. Non ha bisogno di essere più specifica. Per lei l’intero mese significa infelicità: ha portato sconfitta e una dolorosa lacerazione [...]L’Austria è smembrata, il nostro caro Tirolo diviso, noi poveri sudtirolesi siamo finiti sotto il dominio dei Welschen [italiani]. Ma continuiamo a sperare e a sopportare, non vogliamo far parte per molto di questa nazione, il nostro cuore e la nostra mente rimarranno tedeschi in eterno.
Rosa Tiefenthaler |
La
Gruber prende spunto dal ritrovamento del diario della sua
bisnonna, Rosa Tiefenthaler, morta nel 1940, figura
leggendaria della famiglia, per raccontare la sua Heimat,
qualcosa più della Patria. Una parola che racchiude le sensazioni
dell’infanzia, il luogo degli affetti, della famiglia, delle
origini. Il diario di Rosa inizia nel 1902 e termina nel 1939, anni
dolorosi che spiegano le tensioni tuttora presenti nella regione.
Come la stessa Gruber evidenzia, Eredità non è un libro di
storia, né un saggio. Ma dalla quotidianità delle persone comuni,
dalle loro voci, dai loro racconti emerge la Storia. I nomi dei
trattati e le date si dimenticano facilmente ma i racconti trovano
uno spazio difficile da rimuovere dalla nostra memoria.
A
prevalere, alla fine della prima guerra mondiale, furono le ragioni
militari e strategiche. Di fatto non c’era nessuna valida ragione
all’annessione del Sudtirolo, paese austro-tedesco per cultura,
lingua e nazionalità, al Regno d’Italia. All’errore commesso nel
1919 seguì la politica di snazionalizzazione da parte del regime
fascista, che si impegnò nella rieducazione culturale dei
sudtirolesi. Venne proibito l’insegnamento della lingua tedesca,
vennero italianizzati nomi di persone, cognomi, tutti i toponimi in
lingua tedesca…
La
resistenza sudtirolese al fascismo fu tenace. E ne troviamo diversi
esempi nella famiglia Tiefenthaler – Rizzolli (Rosa sposò
all’inizio del 900 Jakob Rizzolli). La più piccola delle figlie di
Rosa, Hella, fu insegnante nella rete delle scuole clandestine
(Katakombenschulen), aventi lo scopo di mantenere viva la
conoscenza della lingua tedesca anche tra le giovani generazioni. La
bella e sovversiva Hella che distribuisce opuscoli per mobilitare i
sudtirolesi, per boicottare i prodotti italiani, per impedire che gli
italiani giunti in Tirolo, per volere di Mussolini, lavorino nelle
aziende sudtirolesi. Hella, che finisce al confino nel profondo sud:
Castelluccio Inferiore, Basilicata. Un paese straniero. Hella che,
come molti sudtirolesi, prende un abbaglio micidiale: s’innamora
del nazismo, crede ad Hitler, non lo vede come un pericolo. È certa
del fatto che, grazie al Führer, il Sudtirolo potrà essere annesso
al grande Reich tedesco e i sudtirolesi torneranno ad essere padroni
in casa propria.
Hella
partecipa al Congresso di Norimberga del 1936 e scrive alla sorella
Gusti:
“Io sedevo nella tribuna principale, vicinissima al Führer, tanto che non sapevo se guardare sul campo o fissare il mio amato Führer, a cui il cuore batteva in petto dalla gioia di fronte alla grande opera che ha creato di sua mano… Non si finisce mai di ammirarlo, dove trova la forza di fare tutto questo, di lavorare giorno e notte senza un attimo di riposo?”
Se
non avessi letto la ricostruzione degli eventi di quegli anni da
parte della Gruber non avrei capito le ragioni dei sudtirolesi. Non
avrei capito i risultati né le conseguenze del cosiddetto Patto
delle Opzioni (l’accordo tra Mussolini e Hitler, siglato nel
39, che stabiliva che tutti i tedeschi e i ladini della province di
Bolzano, Trento e Belluno avrebbero dovuto optare per la cittadinanza
tedesca, con l’obbligo dell’espatrio, o restare in Italia,
conservando la cittadinanza italiana senza il diritto alla tutela
etnica). Il 75% dei tedeschi della provincia di Bolzano optò per il
Reich. Erano pronti a lasciare i loro masi, le loro terre, erano
pronti ad abbandonare tutto pur di veder riconosciuto il diritto alla
cittadinanza tedesca.
Il
libro della Gruber si chiude con la morte di Rosa, nella sua Pinzon, nel
1940. Dei suoi sei figli le è rimasta accanto solo colei che sarebbe
diventata la nonna della Gruber, Elsa, e Josef, unico maschio ed
erede. Tutti gli altri avevano optato per le promesse del Führer.
Rosa sarebbe felice di sapere che, anche grazie a quel diario,
qualcuno ha raccontato la travagliata storia della sua famiglia.
Baba mia una folgorazione, adoro il Trentino..meno la Gruber..ma questo libro mi terrà compagnia nelle notti insonni che sono solita trascorrere..
RispondiEliminaUn grazie di cuore e un'iscrizione sicura...felice se vorrai ricambiare..
Buon ferragosto!
http://rockmusicspace.blogspot.it/
Onorata dell’iscrizione di una che di musica ne sa!
EliminaDopo gli ultimi 10 giorni tra Trentino e Alto-Adige, i ritmi romani mi provocano non poca ansia… Niente di nuovo. A mio avviso, il libro dà interessanti spunti di riflessione e fa guardare sotto un altro punto di vista l’atteggiamento moolto tedesco da parte degli abitanti del Südtirol.
Dammi un po’ di tempo e posterò qualche foto che aumenterà il tuo amore per questa bella regione.
Tutto il tempo che desideri caro Talpa mia..ma desidererei cosi' tanto che tu ricambiassi l'iscrizione...non posso perderti!!!
EliminaBacio mattutino!|
http://rockmusicspace.blogspot.it/
opsss! credevo di averlo già fatto! Adesso sì, iscrizione ricambiata.
EliminaBacioni immensi ...vado subito a salvare il blog!!!!
EliminaNon devo perderti!