Sono una
lettrice disordinata. Ho provato a stabilire qualche regola: classici,
divisione per paesi, x classici alternati da y contemporanei; vabbè, se proprio
non riesci a stabilire un criterio facciamo che leggi almeno un paio di libri
consecutivi dello stesso autore, tanto per farti un’idea dello stile. Nisba:
passa l’attimo e passa il libro.
Questa
volta, invece, sono stata bravissima: terminato Un animo d’inverno ho prontamente preso in prestito La vita davanti ai suoi occhi, scritto
da Laura Kasischke nel 2002 e pubblicato in
Italia dalla Neri Pozza con traduzione di Massimo Ortelio.
Inizio
folgorante: due belle adolescenti, una mora e una bruna, si spazzolano nei
bagni di una scuola in una cittadina qualunque del Midwest. Uno di quei luoghi
in cui l’inverno dura parecchio, le famiglie bene hanno case immacolate con
giardini ombrosi e piscina, e gli adolescenti, che siano agiati o meno, hanno
tatuaggi e piercing, fumano marijuana e non desiderano altro che lasciar quella
cittadina monotona per sempre.
Il ciarlare
delle ragazze in bagno viene bruscamente interrotto dall’irruzione di un loro
compagno di classe, una nullità di cui mai nessuno ha percepito la presenza né
l’assenza. Quella nullità sogghigna con una pistola in pugno. «Chi devo
ammazzare di voi due?»
Maureen, la
mora, quella che va in chiesa, pronuncia un «Se devi uccidere una di noi due,
uccidi me».
Diana, la
bionda, quella che non crede in nulla, ci riflette per un po’, i cerchietti che
ha al polso iniziano a tintinnare, poi si chiede perché non dovrebbe scegliere
la vita. «Non uccidermi. Uccidi lei. Non me».
Fine del
prologo. Il romanzo è tutto un flashback tra la vita della Diana, ribelle adolescente,
e la vita della Diana adulta, elegante quarantenne, immersa in un mondo quasi
perfetto: è diventata una mamma invidiata per il fisico ancora da modella, un
marito attraente e una figlia graziosa. “Il mondo era
davvero rotondo. Tondo e liscio come la boccia dei pesci. E i pensieri ci
nuotavano dentro”.
In questa perfezione iniziano ad esserci segnali di
squilibrio: il lettore si confonde. Qual è il confine tra la vita vera e
l’immaginazione? E tutto ciò che era ovvio nelle pagine precedenti cambia
volto. La penna poetica della Kasischke ti ha tratto in inganno e solo negli
ultimi capitoli esci dalla bolla di sapone e intuisci cosa sia realmente
accaduto.
Disseminati
nel romanzo si trovano elementi che la Kasischke infila anche nell’appena pubblicato Un animo d’inverno. Il rapporto morboso tra madre e figlia, il
gusto ferroso della carne cruda, gli screzi con i vicini per faccende che
riguardano le abitudini del cane/gatto della protagonista, le fiabe e Raperonzolo
dalle lunghe chiome d’oro.
In entrambi
i romanzi, il tema della morte è centrale. Il perché è evidente nelle parole
della stessa Kasischke in un’intervista di qualche anno fa:
Penso di aver associato, fin dall'inizio, la letteratura a “grandi temi”: quando ero giovane, ero così affascinata dalla tragedia greca, da non essere attratta dai romanzi o dalla poesia per semplice divertimento, ma molto più per una forma di catarsi. La condizione umana mi sembra, anche nei momenti migliori, davvero precaria, e il mondo, pur nella sua bellezza, mi sembra oscurato da ombre di morte e pericolo.
Suppongo di avere una consapevolezza più acuta di questa sensazione, quando la esploro attraverso la scrittura.
In La vita davanti ai suoi
occhi non c’è la stessa tensione che accompagna il lettore fino all’ultima
pagina di Un animo d’inverno, però ci sono più spunti di riflessione. Inevitabilmente
ci si ritrova a pensare alle curiose coincidenze della vita, a chi eravamo a 16
anni e a chi siamo diventati. Ma si medita anche su cosa sarebbe accaduto se… e a tutti i SE che ci portiamo dentro.
Note: dal libro è stato tratto
un film. Non mi sembra abbia riscosso un gran successo ma, non avendolo
visto, non posso giudicare.
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