La prima volta che andai alla fiera
Più libri più liberi la mia conoscenza dell’editoria italiana era piuttosto
vaga. Ero più timida e sprovveduta di oggi e pensavo che le case editrici
fossero molto più ricche e strutturate rispetto a quanto accada nella realtà.
Tornai a casa con un mare di carta:
tanti cataloghi, qualche bella scoperta, libri firmati da autori di cui non avrei
più sentito parlare e un grande entusiasmo. Il mio rapporto con la fiera della
piccola e media editoria romana è cambiato con il passare del tempo. Anche
grazie a questo blog e al crescente ruolo dei social sono stata coinvolta in
diverse iniziative che mi hanno portato a vivere la fiera da dentro. Ma,
paradossalmente, all’aumentare della mia presenza tra i corridoi del Palazzo
dei Congressi prima e della Nuvola poi, diminuiva la soddisfazione a fiera
finita. Troppa gente, troppe corse da una sala all’altra, troppi finti impegni.
Era terminato l’entusiasmo della scoperta. Tant’è che nel 2019 ho disertato l'evento senza avvertire neppure quel pizzico di rimpianto che ti prende nel momento in cui
il resto della tua bolla posta foto, sensazioni, stralci di giornate nella
Nuvola.
Quest’anno, invece, spinta dal
rinnovato entusiasmo per progetti di lettura che mi frullano nella testa,
incurante del numero di libri che entra in casa occupando ogni spazio libero,
ho preso un giorno di ferie per poter girellare tra gli stand. Volevo evitare
la folla, le sale piene, le case editrici di cui conosco già i cataloghi (e che
non sono più così piccole) e gli eventi di richiamo. Volevo curiosare tra le
nuove realtà editoriali e vedere verso cosa si stia muovendo l’editoria
italiana.
Avevo dimenticato quanto possano
essere rumorose le orde di studenti di tutte le età ma, superato il gruppo
scuola, è andato tutto nel migliore dei modi. Dalle mie chiacchiere in fiera,
ho avuto la sensazione che le case editrici più giovani abbiano scelto come
piano editoriale “pubblichiamo le storie che ci piacciono”, senza tralasciare
un pizzico di follia. Questo per lo meno è quanto sostengono i tipi di Pessime idee, casa editrice romana nata lo scorso anno, che ha scelto come motto “Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida,
visionaria follia”. Questo affermava Erasmo da Rotterdam e da questo siamo
partiti.
Non contenti del rischio assunto nel gestire una casa editrice, nel 2021 i tipi di Pessime idee hanno inaugurato anche una libreria. Qui potete spulciare il catalogo di quanto pubblicato finora.
Criterio simile ma più focalizzato
sulla selezione l’ho trovato nello stand della nuovissima 21lettere. Sul sito
della casa editrice si raccontano così:
Sei soli titoli all'anno. Come è possibile? In parte
perché lavoriamo su long-seller. In parte non lo sappiamo, perché è una
scommessa.
Se tanti sono i motivi per cui viene pubblicato, o meno,
un libro, noi facciamo un passo indietro. Se anche per assurdo avessimo a
disposizione i diritti di tutti i libri di tutti i cataloghi, da ognuno
ritaglieremmo piccolissime porzioni, lasciando cadere il resto.
Pochi selezionatissimi titoli su cui investire tanto,
ciascuno. Non confinati a un genere prestabilito. Se è bello lo pubblichiamo, questo è ciò che siamo. Il
criterio principe. Certo, se è bello per noi. La casa editrice avrà un suo
carattere definito, in base alla traccia che lascerà, ma senza confini di
sorta.
Spostandomi dalla narrativa alla saggistica, mi sono lasciata incuriosire da Aras edizioni. In particolare, mi ha colpito la collana Le crinoline che raccoglie saggi su figure femminili rimaste lungamente ai margini della storia o note per essere state “le compagne di…”, più che per la propria personalità.
E poi ho soddisfatto altre
curiosità, tipo spulciare con attenzione i volumi esposti nello stand della
casa editrice filosofica Tlon. Ci sono temi che io finora ho esplorato
pochissimo, temi che includono il femminismo ma anche quella cosa di grande
attualità che viene sintetizzata nell’espressione “questioni di genere”. Se ne
parla molto e se ne trovano un’infinità di pubblicazioni nei cataloghi di molte
case editrici.
Insomma, per sintetizzare la mia
fiera e il relativo bottino potrei dire: giovani case editrici, una finestra
sull’universo femminile e sulle tematiche di genere, un pezzetto di Cile, un
po’ di Roma e qualche regalo.
Questi sono i titoli che sapevo avrei portato a casa:
e questi sono i titoli accidentalmente caduti nella mia borsa, tra uno stand e l’altro:
Credo sia stato anche l’ultimo
bottino del 2021, un anno in cui non ho lesinato nell’acquistare libri. Dopo un
parco 2020 sono tornata, infatti, alla modalità faccio-un-salto-in-libreria. E
ad uscire senza libri da una libreria, si commette peccato. Insomma, con
quest’ultima pila, di provviste per l’inverno (ma anche per la primavera/estate)
ne ho a sufficienza.
Ora sbircio queste case Editrici, grazie
RispondiEliminaio quest'anno ho evitato il salone del libri. non avevo voglia di "ressa"... magari a maggio ci tornerò.
RispondiEliminaOvviamente se dovessi capitare a Torino per il salone (o anche no) dimmelo :)