venerdì 17 aprile 2020

Tutti sanno che ho ucciso María


«A che ora ti sei alzata?».
«Alle 4.44, ma ero sveglia da prima».
«Perché?».
«Sarà per colpa di Maria. Se non arrivo alla sua morte, non mi do pace».
Il coniuge smette di stropicciarsi gli occhi; fa la faccia a punto interrogativo, si siede sul divano e guarda la copertina del libro che ho tra le mani.
«Scusa, ma Maria non era già morta ieri sera?».
Già, ha ragione lui. Perché María Iribarne muore alla seconda riga della prima pagina; l’ha uccisa il pittore Juan Pablo Castel, e ce lo dice subito lui stesso. Qui, vedete?

Infatti, Il tunnel, dello scrittore argentino Ernesto Sabato (traduzione di Paolo Collo e Paola Tomasinelli, Feltrinelli editore), non è un giallo. E non è neppure la scelta migliore se in questo periodo siete un po’ agitati, faticate a prender sonno e vi svegliate nel cuore della notte. Leggere due righe, in questo caso, non vi tranquillizzerà affatto.
Ve la faccio breve. Il pittore argentino Juan Pablo Castel, durante il Salón de Primavera del 1946, a Buenos Aires, espone un quadro intitolato Maternità. C’è una scena particolare, carica di significato per l’artista, ma che tutti ignorano, concentrando lo sguardo su altri punti dell’opera. Tutti ignorano quel dettaglio, tranne un’osservatrice, e quell’osservatrice, María per l’appunto, diventa l’ossessione di Juan Pablo. L’ossessione di un uomo che per anni si è sentito chiuso in un tunnel, buio, da solo, mentre un mondo là fuori si muoveva, seguendo regole e principi incomprensibili per quell’uomo. Poi, l’uomo vede in un tunnel parallelo qualcuno che presta attenzione alla sua solitudine, al non detto. E allora Juan Pablo vuole quella donna a tutti i costi. Ma niente è ciò che sembra. 
Inizia una relazione opprimente, possessiva, le paranoie che torturano Juan Pablo diventano le mie paranoie, le sue manie mi tolgono il fiato; m’illudo che, giunta all’ultima pagina del romanzo, tornerò a respirare. Ma non è così.

L’angoscia, l’ossessione, un cervello sempre in funzione, che non si riesce a spegnere; l’incapacità d’indirizzare i propri pensieri verso un’unica meta predefinita restano anche a libro terminato.
Il tunnel è un libretto smilzo, si potrebbe leggere in poche ore; ma poi si torna indietro, si apre una pagina a caso, si sottolinea una frase. Si legge con più attenzione un capitoletto e si prova la stessa indecifrabile ansia della prima lettura.
Potente.

8 commenti:

  1. Dunque, ritengo si tratti di un piccolo romanzo sulla psicologia del rapporto, piccolo ma potente.
    Non credo lo affronterò di questi tempi, però ho fatto una ricerca sul quadro e trovare quello giusto, beh, ha significato uno sforzo...potente.
    In compenso ho scoperto che dal cosiddetto "libretto smilzo" hanno tratto anche un film.

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    1. Grazie Nela: non sapevo del film. Leggendo il libro non ho mai pensato alla possibilità di una trasposizione cinematografica perché la caratterizzazione psicologica di Juan Pablo è tale che… mi fermo, altrimenti rischio di cadere nella solita trappola “meglio il libro o il film?”.
      Però lo immagino come un film liberamente tratto dal libro (dove dentro quel “liberamente” c’è di tutto).

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    1. Considerando le tue aree geografiche di riferimento, un romanzo di Ernesto Sabato non può mancare tra le tue letture! Ho dato uno sguardo anche alla sua autobiografia (Prima della fine, pubblicata da Sur). Credo lo prenderò in cartaceo, ma ti lascio questo stralcio tratto dal primo capitolo:

      I libri che ho letto, le teorie che ho seguito, sono dipesi dai miei contrasti con la realtà. Quando mi fermano per strada, in una piazza o su un treno, per domandarmi quali libri bisogna leggere, dico sempre: «Leggete quello che vi appassiona, sarà l’unica cosa che vi aiuterà a sopportare l’esistenza».

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  3. Insomma pure il lettore cade nel tunnel

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    1. Non che ci voglia tanto in questo periodo a finire in un tunnel...

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  4. Ho bisogna di una scossa. Forse è il caso che lo legga..
    :-)

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    1. Che piacere questa visita!
      Speriamo sia la scossa che cercavi.

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