sabato 18 aprile 2015

Gli anni al contrario, Nadia Terranova

Nadia Terranova è una siciliana che pur di non lavorare scrive parecchio. È una ragazza solare, simpatica, di quelle apparentemente a proprio agio in qualsiasi contesto. Eppure, questo esile libricino mi spaventava. E se Gli anni al contrario fosse stato una robetta banale? Avrei continuato ad ascoltare la Terranova con lo stesso interesse? In fondo, cosa ne può sapere una mia coetanea degli anni 70? Che ne può sapere una non ancora quarantenne del vecchio comunismo che odora di sconfitta e delle azioni di disturbo di Lotta continua?
Da Gli anni al contrario mi aspettavo molti riferimenti ai fatti di cronaca e personaggi appena accennati. Mi sbagliavo. Ho trovato Aurora, secondogenita di quattro maschi e due femmine, che a tredici anni ha collezionato isterie sufficienti a stroncarle ogni anelito alla riproduzione, e Giovanni Santatorre, terzogenito di un avvocato comunista, arrivato dopo una di quelle notti maliziose che a volte si improvvisano fra coniugi di mezza età. I due messinesi si incontrano alla facoltà di filosofia, s’innamorano, studiano, leggono, sognano sotto il cielo stellato di Stromboli. Lei resta subito incinta, si sposano e pensano che il loro amore gli darà la forza di cambiare il mondo. Passano i mesi e Giovanni di notte combatte contro l’insonnia mentre di giorno cerca di non pensare alle giornate che avevano immaginato quando si erano innamorati e il futuro sembrava diverso. Poi Aurora smette di ridere ed entrambi si specializzano in silenzi opportuni, diventano complici e conniventi.
Il romanzo è ambientato a Messina ma ho la sensazione che potrebbe essere qualsiasi provincia medio piccola del centro-sud Italia. La stessa ipocrisia, la stessa pesantezza, la stessa difficoltà di trovare una sintonia con il mondo circostante. Così, senza neanche accorgertene, un giorno scopri che il mondo non si cambia e tu ti sei arresa.
Il romanzo si legge in un soffio; la scrittura è leggera anche quando le parole sono taglienti e lasciano piccole cicatrici. L’ironia inziale inevitabilmente si perde a metà libro, quando la fatica dei giorni prende il sopravvento.

Gli anni al contrario è disseminato di occhi e sguardi: un’occhiata distratta alla pagella, occhi cerulei, occhi alzati al cielo, occhi orgogliosi del fascistissimo, occhi puntati addosso, occhi ancora lucidi, occhi ancora appiccicati dal sonno… Ma sono gli occhi interrogativi con cui era nata Mara, quegli occhi immensi, a restarci dentro anche dopo aver finito il romanzo. 

Gli anni al contrario, Nadia Terranova
Einaudi, Stile libero Big

5 commenti:

  1. Noto, nella generazione dei giovani scrittori italiani (Paolo Di Paolo, Giorgio Fontana, Benedetta Tobagi e ora anche la Terranova) un certo interesse per la storia che sembrerebbe quasi costituire un nuovo genere letterario, quasi un giornalismo romanzato.
    Mi piacerebbe leggere questo libro.

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    1. Condivido. Forse questa tendenza è dettata dall’esigenza di capire, approfondire, esplorare un periodo storico relativamente vicino di cui noi, piùomeno quarantenni, sappiamo pochissimo. Al liceo non si è andati oltre la seconda guerra mondiale; all’università tutto ciò che è accaduto dopo il ‘45 è stato ridotto ad una rapida carrellata di fatti. Una volta chiesi a mai madre: “Ma come avete vissuto la morte di Moro?” Ne parlarono tanto al tg ma era una cosa lontana…
      Leggere romanzi come questo qui, ci spinge poi a cercar altro; a tornar indietro, a voler approfondire. A cercare di capire da dove veniamo.

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  2. Le tue recensioni fanno sempe venire voglia di leggere il libro :-)

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    1. Grazie Silvia! Tu sai che attendo con ansia di poter leggere un giorno un libro, di una certa traduttrice che racconta di nove ore di separazione…

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    2. Il libro della traduttrice procede, adesso è circa a metà strada, è arrivato dall'editor e aspetta di vedere se è degno di un contratto...

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