Nadia Terranova è una siciliana che pur di non lavorare scrive parecchio. È una ragazza solare, simpatica, di
quelle apparentemente a proprio agio in qualsiasi contesto. Eppure, questo
esile libricino mi spaventava. E se Gli anni al contrario fosse stato una
robetta banale? Avrei continuato ad ascoltare la Terranova con lo stesso
interesse? In fondo, cosa ne può sapere una mia coetanea degli anni 70? Che ne
può sapere una non ancora quarantenne del vecchio
comunismo che odora di sconfitta e delle azioni di disturbo di Lotta
continua?
Da Gli anni al contrario
mi aspettavo molti riferimenti ai fatti di cronaca e personaggi appena
accennati. Mi sbagliavo. Ho trovato Aurora, secondogenita di
quattro maschi e due femmine, che a tredici anni ha collezionato isterie
sufficienti a stroncarle ogni anelito alla riproduzione, e Giovanni Santatorre, terzogenito di un
avvocato comunista, arrivato dopo una di quelle notti maliziose che a volte si
improvvisano fra coniugi di mezza età. I due messinesi
si incontrano alla facoltà di filosofia, s’innamorano, studiano, leggono,
sognano sotto il cielo stellato di Stromboli. Lei resta subito incinta, si
sposano e pensano che il loro amore gli darà la forza di cambiare il mondo. Passano
i mesi e Giovanni di notte combatte contro l’insonnia mentre di giorno cerca di non pensare alle giornate che avevano immaginato quando
si erano innamorati e il futuro sembrava diverso. Poi
Aurora smette di ridere ed entrambi si specializzano
in silenzi opportuni, diventano complici e conniventi.
Il romanzo è ambientato a Messina ma ho la sensazione che potrebbe
essere qualsiasi provincia medio piccola del centro-sud Italia. La stessa
ipocrisia, la stessa pesantezza, la stessa difficoltà di trovare una sintonia
con il mondo circostante. Così, senza neanche accorgertene, un giorno scopri
che il mondo non si cambia e tu ti sei arresa.
Il romanzo si legge in un soffio; la scrittura è leggera anche
quando le parole sono taglienti e lasciano piccole cicatrici. L’ironia inziale
inevitabilmente si perde a metà libro, quando la fatica dei giorni prende il
sopravvento.
Gli anni al
contrario è disseminato di occhi e sguardi: un’occhiata
distratta alla pagella, occhi cerulei, occhi alzati al cielo, occhi orgogliosi
del fascistissimo, occhi puntati addosso, occhi ancora lucidi, occhi ancora
appiccicati dal sonno… Ma sono gli occhi interrogativi con cui era nata Mara,
quegli occhi immensi, a restarci dentro anche dopo aver finito il romanzo.
Gli anni al contrario, Nadia Terranova
Einaudi, Stile libero Big
Noto, nella generazione dei giovani scrittori italiani (Paolo Di Paolo, Giorgio Fontana, Benedetta Tobagi e ora anche la Terranova) un certo interesse per la storia che sembrerebbe quasi costituire un nuovo genere letterario, quasi un giornalismo romanzato.
RispondiEliminaMi piacerebbe leggere questo libro.
Condivido. Forse questa tendenza è dettata dall’esigenza di capire, approfondire, esplorare un periodo storico relativamente vicino di cui noi, piùomeno quarantenni, sappiamo pochissimo. Al liceo non si è andati oltre la seconda guerra mondiale; all’università tutto ciò che è accaduto dopo il ‘45 è stato ridotto ad una rapida carrellata di fatti. Una volta chiesi a mai madre: “Ma come avete vissuto la morte di Moro?” Ne parlarono tanto al tg ma era una cosa lontana…
EliminaLeggere romanzi come questo qui, ci spinge poi a cercar altro; a tornar indietro, a voler approfondire. A cercare di capire da dove veniamo.
Le tue recensioni fanno sempe venire voglia di leggere il libro :-)
RispondiEliminaGrazie Silvia! Tu sai che attendo con ansia di poter leggere un giorno un libro, di una certa traduttrice che racconta di nove ore di separazione…
EliminaIl libro della traduttrice procede, adesso è circa a metà strada, è arrivato dall'editor e aspetta di vedere se è degno di un contratto...
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