Forse perché oggi più che in
passato non faccio che interrogarmi sul rapporto con i miei genitori; forse
perché giorno dopo giorno mi chiedo chi sia mio padre, cosa si nasconda dietro
i suoi lunghi silenzi, dietro le sue frasi urlate con rabbia, dietro i suoi
momenti d’ira anche quando ira non dovrebbe esserci.
Forse perché anche lui non si
è mai arreso.
Forse perché anche noi abbiamo sempre avuto ciò che serviva; forse
perché a noi figli non ha fatto mai mancare
niente; a scuola non si poteva dire che avessi meno delle altre.
Forse perché anche per i miei
“la casa”, la proprietà, le migliorie hanno avuto sempre la priorità su tutto
il resto. Su un viaggio, un weekend fuori, una giornata insieme. Inconcepibile
che proprio sua figlia possa pensare di vivere in affitto.
Forse perché anch’io ricordo
solo mattinate in cui tutti erano affaccendati sin dall’alba, perché ogni
giornata era lavoro: neanche il tempo di
andare in bagno, neanche il tempo di ammalarsi, perché l’influenza si cura
lavorando. Anche ora che potrebbe riposarsi, che potrebbe mollare un po’ la
presa, non c’è mai tempo per niente: fare una gita con la mamma, uscire a fare
compere insieme, fare una passeggiata. La
vita costa cara. Ci sono tante cose da fare, nessuno mi dà una mano…
Per me niente lettere della
mamma con la firma del papà alla fine ma ci son state e continuano ad esserci
le lunghe telefonate di mia madre, perennemente concluse da un “ti saluta
papà”. Lui, lo sai, parla poco, è fatto così. Già, così come?
Forse per tutte queste cose
messe insieme, Il posto mi è sembrato molto più di un romanzo autobiografico. Una prosa
limpida, toccante. Questo padre che esce dal romanzo e ci si avvicina: il suo
volto segnato dalla fatica, lo sguardo serio.
Un libro da sottolineare dalla
prima all’ultima pagina.
L’Orma editore con la pubblicazione di questo bel romanzo di Annie Ernaux dimostra di essere una piccola ma grande casa
editrice.
Il posto, Annie Ernaux (traduzione di Lorenzo Flabbi)
L'Orma editore, collana Kreuzville Aleph.
Beh che dirti?! Romanzo in cui ci si sente calati dentro o romanzo della vita in cui siamo immersi giorno per giorno. Affinità per cui, alcuni queste cose le scrivono, altri, invece, le leggono sentendole immensamente proprie tanto da far diventare p quel romanzo quasi una parte di se stessi. Capita.
RispondiEliminaCapita sì, mia cara. Ma è sempre una sorpresa scoprire che qualcuno riesca a descrivere in modo tanto efficace stati d’animo che pensavi di esser l’unica ad aver provato. Libro altamente consigliato.
EliminaDella stessa casa editrice ho avuto modo di leggere "Ricordarmi di" di Yves Pages e "Perché sognare di sogni non miei?" di Fernando Pessoa.
RispondiEliminaUn catalogo tutto da sfogliare...
Concordo pienamente. Della stessa casa editrice ho letto Gli amici di Bernhard di Annemarie Schwarzenbach. Il libro non mi ha fatto impazzire però meritava di essere pubblicato anche in Italia. Edizioni meravigliosamente curate. Mi incuriosiscono entrambi i libri che hai citato. Sto andando al Salone di Torino; chissà magari uno dei due...
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