martedì 3 febbraio 2015

Elena Ferrante – Storia della bambina perduta

I casi letterari non mi affascinano. Ne parlano tutti, riempiono le vetrine, escono in prossimità del Natale, sono l’acquisto perfetto di chi non sa cosa mettere sotto l’albero: “Sa, la mia amica legge molto. No, non so che genere le piaccia. Ah, la Ferrante? Non so chi sia, ma se lei dice che può andar bene, prendo questo. Al massimo, se ce l’ha già, lo regalo a qualcun altro”.
Passata la grande abbuffata, mi avvicino anch’io al libro tanto venduto. E a volte finisco per elogiarlo. È quanto accaduto con L’amica geniale della misteriosa Elena Ferrante.
2013, Fiera della Piccola e media editoria di Roma, davanti allo stand della casa editrice e/o vengo presentata ad una lettrice vorace che sta saccheggiando lo stand. È uscito da pochi giorni il terzo volume della saga di Elena Greco e la lettrice mi guarda esterrefatta: “Ma come? Non hai letto ancora nessuno dei volumi dell’amica geniale? Devi comprarlo assolutamente.”
Finisce che leggo i primi tre volumi uno dietro l’altro, sedotta dalle vicende di Lila, Lenù e da tutti i volti che popolano il “rione” di Napoli. I giardinetti, le case anguste, le pareti scrostate, le panchine sgangherate, la pompa di benzina, il bar-pasticceria. Pagina dopo pagina, il rione assume nuove sembianze: Nino è sempre più fascinoso, i Solara sempre più potenti, Elena sempre più colta, Lina sempre più donna. Si passa da un traffico all’altro, dall’usura alla ricettazione, arrivano l’informatica, la droga, i nuovi partiti politici con i vecchi volti. Cambia tutto e tutto resta uguale. Il rione racchiude il degrado, il malaffare, la miseria e gli intrighi. Amori violenti, inganni, passioni, amicizie indissolubili, ipocrisia. Un condensato di vita, nel bene e nel male. Solo tinte forti, nessun colore pastello.
Alla fine del secondo volume mi passa la sbornia; il terzo già mi sembra più fiacco. Senza l’ansia della Ferrantefan in crisi d’astinenza, posso attendere che i miei bibliotecari preferiti (e non lo dico solo perché frequentano questo blog ma perché sono simpatici davvero) mi mettano da parte l’ultimo volume della serie. Con Storia della bambina perduta ripiombo nella magica scrittura della Ferrante e per tre giorni mi dimentico del lavoro, degli allenamenti, delle incombenze casalinghe. 
Guardo le copertine di questi libri popolati da donne ritratte di spalle, senza volto, e mi chiedo quanto l’anonimato in cui si è trincerata la Ferrante possa aver inciso sul successo della storia. Strategia di marketing? Forse. Soprattutto negli ultimi mesi si è certamente (s)parlato più dell’alone misterioso che circonda l’autrice che della potenza dei suoi libri (autrice? No, dietro la Ferrante si nasconde Starnone. Romanzi così posso essere scritti solo da un grande scrittore. Maschio. Ma quale Starnone! La Ferrante è la di lui consorte, che per giunta è pure consulente della e/o).
Io mi son fatta un’idea. Dietro Elena Ferrante si nasconde una donna matura, di origini campane, che non vive più in Italia. Banalmente, mi piace pensare che la Ferrante altri non sia che Elena Greco, protagonista del romanzo. Stanca del rione si è finalmente trasferita altrove e con il distacco che la distanza riesce a dare, ha romanzato la sua vita. Non può essere Starnone, come non può essere un maschietto. Uno scrittore, per quanto potente, non può sviscerare i pensieri, le ossessioni, il mondo interiore dell’universo femminile in modo così magistrale. Che smacco se scoprissi che un uomo sa descriverci così bene.
Comunque, autore misterioso o meno, la saga di L'amica geniale l’avrei letta ugualmente, non perché imprescindibile, ma perché ha il raro dono di catturarti e trascinarti altrove, fermando lo scorrere dei minuti.


 Elena Ferrante, Storia della bambina perduta
(L’amica geniale, quarto e ultimo volume)

Edizioni e/o, Collana Dal mondo.

8 commenti:

  1. Penso di superarti in fatto di avversione verso i casi letterari: della Ferrante si parla ancora troppo.
    (son curiosa ma mi tratterrò per almeno un altro paio di anni :D)
    Metti Uellebecco, come lo chiamo con cordiale antipatia.
    Quello dovrà aspettarne una decina, di anni. Minimo :)

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    1. Con Uellebbecco son messa peggio di te: neppure mi incuriosisce! Però ne parlano un gran bene. Dici che prima o poi capitoleremo anche noi??

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  2. Volti anonimi, ma identità ben precise. In fondo, noi donne, abbiamo tutte qualcosa in comune...

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  3. Ah, come ti capisco per la diffidenza davanti ai casi letterari! Per non parlare poi dele trilogie in cui, di solito, il terzo volume, superate le ansie da prestazione del secondo, sembrano portare l'autore a scrivere-per-scrivere, tanto sta cavalcando l'onda del successo, senza curarsi molto di esser noioso o ripetitivo. Insomma: ci vuole destrezza col terzo romanzo, per non cadere in questa trappola. Se la Ferrante non ci cade, mi fido proprio perché l'hai detto - Sorry - scritto tu: quindi romanzi da acquistare. Per regalo e non.

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  4. Fidatevi bimbe: la Ferrante potrebbe piacervi. Magari fate come me, prendete il primo volume in biblioteca (capisco che 20 euro, per un libro di cui non si è troppo convinti, possono essere eccessive). Nella peggiore delle ipotesi, lo restituirete con il segnalibro a pag.37.

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  5. Sono d'accordo, anche secondo me Ferrante non può essere un uomo. Ma per il resto francamente non m'importa chi sia, ha ragione lei. Io ho letto i primi due e mi sono piaciuti, ora sono in pausa e leggerò gli altri al mio ritorno in Italia.

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    1. Molto femmina! Casualmente, sabato scorso mi sono imbattuta in una disquisizione su chi sia la Ferrante e chi abbia scritto i suoi libri. La lettrice, signora molto convinta delle sue opinioni, diceva che la mano (o la penna) dell’ultimo romanzo è certamente diversa da quella che ha scritto gli altri tre. Sinceramente, non sono d’accordo. Diceva pure che di tutti i romanzi della Ferrante, i migliori restano L’amore molesto e I giorni dell’abbandono (scritti, a suo dire, da soggetto diverso).
      Non avendoli letti e trovando la discussione un po’ sterile, non ho risposto nulla. È un po’ triste pensare che tutto ciò possa essere una mera strategia commerciale. Perché non potrebbe essere una persona qualsiasi che vuole semplicemente mantenere l’anonimato???

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