Le camere da letto e due salotti di San
Salvatore erano al piano superiore, e si affacciavano su un salone spazioso,
delimitato a nord da un’ampia vetrata. San Salvatore era ricco di giardinetti
disposti un po’ dovunque e su diversi livelli. Il giardino su cui guardava questa
vetrata era ricavato nella parte più alta delle mura, ed era raggiungibile
soltanto attraverso il corrispondente atrio del piano inferiore. Quando Mrs
Wilkins uscì dalla sua stanza, questa finestra era spalancata, e al di là di
essa, al sole, vi era un albero di Giuda in fiore. Non c’era segno di vita, non
un rumore, né voci o passi. Sul pavimento di pietra vi erano mastelli pieni di
calle, e su un tavolo splendeva un grosso mazzo di nasturzi. Questo grande
spazio fiorito e silenzioso, delimitato da quell’ampia finestra che si apriva
sul giardino, con l’albero di Giuda di una bellezza irreale nella luce del
sole, sembrò a Mrs Wilkins, che si fermò mentre stava andando da Mrs Arbuthnot,
troppo bello per essere vero. Davvero avrebbe trascorso un mese intero in un
posto simile?
Traduzione di Luisa Balacco, Bollati Boringhieri, Collana Varianti
Ricetta veloce veloce per riflettere sul ruolo
della donna all’interno di una coppia. Prendete quattro donne inglesi di inizio
Novecento, accomunate dall’essere spente e insoddisfatte, mettetele a
soffriggere in un delizioso castello medievale vista mare in località San
Salvatore, Liguria, isolandole da coniugi, spasimanti, mariti defunti.
Mescolate delicatamente per evitare che le quattro personalità, troppo diverse
l’una dall'altra, si attacchino ai lati del contenitore, pur di appropriarsi di
uno spazio tutto per sé. Coprite il composto e andate a fare shopping. Al
ritorno scoprirete che gli sguardi cupi sono scomparsi, le quattro si sono
facilmente amalgamate e la vita di coppia da cui erano fuggite si è trasformato
in idillio. L’amore che vince su ogni cosa e la donna che in un modo o
nell’altro trova la felicità tra le braccia di un uomo.
Se non siete ancora sazie ed avete voglia di
un’altra cosetta leggera, potete sempre prendere una deliziosa fanciulla
inglese d’inizio Novecento, minuta, elegante, con le fossette e gli occhi
ridenti, con un’insolita voglia d’indipendenza (marito? Matrimonio?Giammai!), farle morire uno zio in modo da ereditare una bella tenuta in
Pomerania. Lontanuccia da Londra, sì. Tedeschi, vero. Ma ciò che conta è aver
acquistato l’indipendenza per… Per poter dissipare la fortuna ereditata
ospitando gratuitamente una cerchia di donne, accuratamente selezionate, che
hanno patito atroci sofferenze (tipo aver un figlio che spende e spande senza
ritegno) e garantir loro una vita agiata senza dover lavorare. Peccato che le
bisognose si mostreranno ingrate e che la benefattrice scoprirà che un compagno
da amare appaga più dell’indipendenza e di progetti bizzarri.
A fine pasto vi sentirete leggere, perché le
portate non erano impegnative, e avrete ritrovato il buonumore.
Giunte a ventiquattro anni, quasi tutte le ragazze che avevano
debuttato in società assieme ad Anna si erano ormai sposate, e a lei pareva di
essere il fantasma di una generazione precedente rimasto a infestare le sale da
ballo. Infastidita da quella sensazione, si era irrigidita diventando sempre
più inavvicinabile; fu allora che cominciò a inventare scuse per eludere buona
parte degli inviti ai ricevimenti e a ostentare austerità di abito e
acconciatura. Susie era più esasperata che mai. «Non riesco proprio a capire
perché sei tanto determinata a mostrarti nella luce peggiore» aveva detto con
rabbia quando Anna si era rifiutata caparbiamente di cambiare pettinatura.
«Mi sono stancata
di essere frivola» aveva risposto Anna. «Hai un’idea di quanto tempo ci vuole
per fare tutte quelle onde? E sai bene quanto parla Hilton. Ora per sistemarli
bastano due minuti, e in più mi risparmio le sue chiacchiere». «Però così sei
insignificante» aveva ribattuto Susie. «Non sembri neanche più tu. Ora l’unica
cosa che la tua migliore amica potrebbe dire di te è che hai un’aria pulita».
«Beh, non mi
dispiace affatto» aveva risposto Anna, e aveva continuato imperterrita ad
andare in giro con i capelli tirati ordinatamente dietro le orecchie; l’immediata
conseguenza era stata la proposta di matrimonio di un ecclesiastico.
Peter Estcourt era
persino più stupito di sua moglie che Anna non avesse ancora trovato un buon
partito. D’accordo, sua sorella non aveva denaro, ma era molto attraente e di
buona famiglia, dunque non doveva essere poi un’impresa così difficile.
Desiderava con tutto il cuore vederla al più presto felicemente sposata; le
voleva bene e sapeva che lei e Susie, neppure mettendocela tutta sarebbero mai
diventate grandi amiche. E poi ogni donna doveva avere una casa tutta sua, un
marito e dei figli.
Traduzione di Simona Garavelli, Bollati
Boringhieri, Collana Varianti
Mary Annette Beauchamp, alias Elizabeth von Arnim, figlia di un mercante
inglese, nacque in Australia ma si trasferì prestissimo in Inghilterra. A
venticinque anni Elizabeth sposò il conte tedesco Henning August von Arnim,
conosciuto durante un viaggio in Italia. Scelta non troppo felice visto che il
matrimonio fu caratterizzato da liti, tradimenti e difficoltà finanziarie
appianate dai proventi dell’attività letteraria di Elizabeth. L’autrice, al
pari delle protagoniste dei suoi romanzi, era minuta, spiritosa, elegante, “la
donna più intelligente dell’epoca” la definì H.G. Wells che, non a caso, la
scelse come amante (non l’unica, of
course).
Sia in Un
incantevole aprile che ne Il circolo delle ingrate si trovano molti riferimenti biografici. Ho letto che la Von Arnim fu femminista a sua insaputa: certamente
fu una scrittrice ironica, si divertì nel descrivere una società superficiale, ancora
legata ai titoli nobiliari e alle apparenze. Una società in cui la donna doveva
essere bella, ben educata e sottomessa, al fine di accaparrarsi un buon
partito, sposarlo ed essergli devota vita natural durante. Le donne della Von
Arnim sono spesso spiriti ribelli e anticonformiste che alla fine trovano pace
tra le braccia di un uomo. Però non la si deve leggere come una sconfitta o una
rinuncia alla propria indipendenza, si percepisce una diversa consapevolezza
della donna che compie una libera scelta, dettata dai propri sentimenti, senza
arrendersi alle regole imperanti.
Ho letto solo tre dei ventuno romanzi scritti dall’autrice: la sensazione è
che siano tutti un po’ simili. Eppure sono un ottimo rimedio per quelle
giornate che iniziano storte e sembrano non poter migliorare.
Non ho mai letto niente della scrittrice, ma ho visto il film tratto da Un'incantevole aprile. Sono di quei film che, mentre li guardi ti dici:" Giusto, bisognerebbe proprio abbandonare tutto per un po' e ritrovarsi a vivere in campagna, da qualche parte, a dissentire fra amiche di varie cose". Poi viene anche un po' di nostalgia per come giudicavano gli stranieri il ns paese. Hai visto il film?
RispondiEliminaNon ho visto il film anche se ho letto su qualche blog che sia migliore del libro. In verità, dei tre romanzi letti finora della Von Arnim (Vera, Il circolo delle ingrate e Un incantevole aprile), L’incantevole aprile è quello che ho trovato più noioso. Comunque, se è di fiori, giardini e campagna che ai bisogno nei libri della von Arnim ne troverai in gran quantità. Credo fosse un’appassionata di giardinaggio. Le descrizione degli esterni sono precise e poetiche. Non è come andarsene per un mesetto in un luogo incantevole, però aiuta. P.S. Dovessi aver in mente di fuggire per un mese somewhere e dovessi aver bisogno di una socia, non hai che da battere un colpo!!!
EliminaNon ho mai letto niente della Von Arnim, ma mi incuriosisce, Mi sembra quel tipo di scrittrice piacevole, da leggere senza impegno, ma non necessariamente frivola. Devo provare a leggere qualcosa di suo!
RispondiEliminaConsigliatissima. Magari inizia con il Circolo delle ingrate, non credo te ne pentirai!
Eliminagrazie degli ottimi consigli letterari
RispondiEliminaGrazie a te per passare spesso da queste parti!
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