martedì 18 novembre 2014

Lieto fine, Edward St. Aubyn

In effetti lo si può definire un lieto fine. Peccato che il titolo originale fosse “At last” che non è esattamente un happy ending. Gli imperscrutabili misteri delle scelte editoriali. Ovviamente, se non hai letto I Melrose, risparmiati di entrare nella psiche di Patrick Melrose: non comprenderai mai perché ce l’abbia a morte con sua madre e perché questo funerale sia quasi una liberazione. Cioè, penserai che hai a che fare con:
- un over quaranta dall’infanzia traumatica che sta cerando di fare pace con sé stesso e decidere che direzione prendere (vero);
- la di lui ex moglie, ancora affezionata amica e sicuramente più madre che amante (vero);
- un gruppo di schizzoidi che partecipano al funerale di Eleanor Melrose ma potrebbe essere anche una festa di compleanno (vero). Sono tutti troppo presi dalle loro vite, dalle proprie ambizioni, dalle opportunità mancate, dal flusso dei propri pensieri per pensare al de cuius;
- il cadavere di una donna vecchissima che ha vissuto molteplici vite (aristocratica ricchissima e infelice, moglie depressa e infelice, madre anaffettiva e infelice, divorziata in missione umanitaria alla ricerca della felicità, fricchettona che si è liberata dei suoi averi per sovvenzionare una comunità new-age, morendo in solitudine e in pace. Felice?).


Ok, riformulo. Potresti anche leggere “At last” senza aver letto i precedenti quattro romanzi e potresti comunque pensare di aver capito tutto. Ma avrai perso una storia poderosa e non capirai quanto possa essere lieto quel finale.  


Edward St. Aubyn, Lieto fine
traduzione dall’inglese di Luca Briasco
Neri Pozza (Bloom) 


2 commenti:

  1. Nei precedenti quattro romanzi vi sono le altre vite della povera donna???

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    Risposte
    1. Brandelli di vita, oserei dire! Mentre c’è tutta intera la vita di Patrick Melrose e una raccapricciante parte della vita di suo padre…
      Se ti piacciono i romanzi contemporanei che indagano sugli sturbi familiari (e le conseguenze di un’infanzia non facile) e non ti spaventa la mole, “I Melrose” fa per te. Altrimenti non perdere tempo.

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