In effetti lo
si può definire un lieto fine. Peccato che il titolo originale fosse “At last” che non è esattamente un happy
ending. Gli imperscrutabili misteri delle scelte editoriali. Ovviamente, se
non hai letto I Melrose, risparmiati
di entrare nella psiche di Patrick Melrose: non comprenderai mai perché ce l’abbia
a morte con sua madre e perché questo funerale sia quasi una liberazione. Cioè,
penserai che hai a che fare con:
- un over
quaranta dall’infanzia traumatica che sta cerando di fare pace con sé stesso e decidere
che direzione prendere (vero);
- la di lui ex
moglie, ancora affezionata amica e sicuramente più madre che amante (vero);
- un gruppo di
schizzoidi che partecipano al funerale di Eleanor Melrose ma potrebbe essere
anche una festa di compleanno (vero). Sono tutti troppo presi dalle loro vite,
dalle proprie ambizioni, dalle opportunità mancate, dal flusso dei propri
pensieri per pensare al de cuius;
- il cadavere
di una donna vecchissima che ha vissuto molteplici vite (aristocratica
ricchissima e infelice, moglie depressa e infelice, madre anaffettiva e
infelice, divorziata in missione umanitaria alla ricerca della felicità,
fricchettona che si è liberata dei suoi averi per sovvenzionare una comunità
new-age, morendo in solitudine e in pace. Felice?).
Ok, riformulo.
Potresti anche leggere “At last” senza aver letto i precedenti quattro romanzi
e potresti comunque pensare di aver capito tutto. Ma avrai perso una storia
poderosa e non capirai quanto possa essere lieto quel finale.
traduzione dall’inglese di
Luca Briasco
Neri Pozza (Bloom)
Nei precedenti quattro romanzi vi sono le altre vite della povera donna???
RispondiEliminaBrandelli di vita, oserei dire! Mentre c’è tutta intera la vita di Patrick Melrose e una raccapricciante parte della vita di suo padre…
EliminaSe ti piacciono i romanzi contemporanei che indagano sugli sturbi familiari (e le conseguenze di un’infanzia non facile) e non ti spaventa la mole, “I Melrose” fa per te. Altrimenti non perdere tempo.