sabato 15 aprile 2023

Dario Ferrari, La ricreazione è finita

 

È arrivato in libreria il 24 gennaio scorso. Dopo poche settimane se ne parlava già parecchio. Lo consigliavano librai e libraie indipendenti, lo suggerivano spacciatori vari di consigli di lettura su social e canali on line; La ricreazione è finita di Dario Ferrari, edito da Sellerio, è prontamente diventato libro del mese dei tanti gruppi di lettura in giro per l’Italia. 

Ottimi motivi per uccidere il mio interesse. Eppure, ogni volta che entravo in libreria, continuavo a ritrovarmelo tra le mani. Così, mi sono diligentemente messa in fila per il prestito bibliotecario, ma la coda andava per le lunghe. È andata a finire che l’ho recuperato in digitale e me lo son portata dietro per una breve trasferta di lavoro. 

Non so dire perché m’incuriosisse tanto. So, però, che ho iniziato a sorridere sin dall’incipit: 

Ci sono decisioni che segnano la piega che prenderà tutta una vita, e io finora quelle decisioni le ho sempre prese a caso. Se avessi dovuto scegliere cinque minuti dopo, avrei potuto tranquillamente fare l’esatto contrario, e non credo di aver affrontato nessuno snodo fondamentale della mia esistenza con una pur remota forma di ponderatezza e in vista di un obiettivo a lungo (o anche medio) termine. Tendenzialmente cerco di non muovermi, di procrastinare fino a quando tutte le possibilità sono evaporate e posso finalmente tornare a crogiolarmi nel mio bozzolo di inconcludenza. Oppure mi lascio trascinare dall’inerzia, e a un certo punto mi trovo ad aver fatto qualcosa senza aver mai realmente deciso di farla, cullato da una rassicurante bambagia di irresponsabilità. 

Dario Ferrari racconta la storia di Marcello, trentenne viareggino, una laurea in lettere conseguita senza fretta, un solido gruppo di amici altrettanto inconcludenti e una fidanzata perfetta, inspiegabilmente attratta da lui da anni. Giunto al giro di boa dei trent’anni, Marcello inizia a porsi qualche interrogativo: 

E più mi sento invecchiare e più all’orizzonte vedo stagliarsi la mia personale versione dell’orologio biologico: l’immagine di mio padre che vuole che io erediti il bar di famiglia. Io l’ho giurato a me stesso e a lui, nel momento in cui ha mollato mia madre (e me, di conseguenza), che il bar Gori non lo avrei preso nemmeno morto; e ormai è sempre più chiaro che lui sta aspettando che il mio cadavere di laureato in Lettere gli scorra davanti per potermi intrappolare e costringermi a perpetuare la sua micro-impresa personale.  

Per le strane vicende della vita, l’irresoluto Marcello vince un dottorato di ricerca e si trova a scoprire un mondo ipercodificato, fatto di ripicche, raccomandazioni, logiche lontane dalla meritocrazia, schemi pianificati da baroni vecchi stampo. Un mondo di merda, come riassume Carlo, un amico di Marcello, che però in quel mondo c’è dentro da anni.  

Marcello, sogna di sviluppare un progetto di ricerca di ampio respiro ma su “suggerimento” del Chiarissimo professore Raffaele Sacrosanti si trova a lavorare su un autore italiano minore, molto di nicchia, tal Tito Sella, viareggino come lui. Così minore, così di nicchia che neppure il viareggino Marcello ne ha mai sentito parlare.  

Esco dall’ufficio che sono abbastanza esaltato. Appena fuori da Palazzo Ricci, prendo il cellulare e googlo il nome di questo tizio che costituirà il centro del mio lavoro per i prossimi tre anni. 

Wikipedia: «Tito Sella (1953-1998) è stato un terrorista italiano».  

Entriamo quindi in un altro piano de La ricreazione è finita, quello in cui Dario Ferrari, in modo ironico e a tratti comico, ci racconta una vicenda di finzione, ma non irrealistica, ambientata nel cosiddetto periodo degli Anni di Piombo. Lo fa con una sorta di leggerezza, distante dal tono cupo con cui di solito si affrontano quegli anni. Leggero ma non superficiale. Dal racconto di Ferrari, infatti, emerge la sproporzione tra gli ideali alla base di uno dei tanti movimenti anarcoidi di quel periodo e gli esiti disastrosi generati dalla fine della ricreazione. Leggi, sorridi, ti sembra di vederle quelle scene. Quando chiudi il libro, ti restano in testa e continui a rifletterci.

La ricreazione è finita è un romanzo piacevole, ricco di riferimenti letterari, che ben intreccia storie ed epoche diverse senza avere la presunzione di imporsi quale capolavoro della narrativa italiana contemporanea.

 

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