mercoledì 11 settembre 2019

Festivaletteratura 2019. E qualche imprevisto


Mi sveglio stanca. Impiego troppo tempo per una doccia, infilo di corsa le ultime cose nello zaino e mi precipito in stazione senza aver preso il caffè.
Il trenino è affollato ma arriva a Roma Termini in orario. Cambio treno, tiro fuori il libro e la lista degli incontri prenotati. Ancora poche ore e sarò al Festivaletteratura di Mantova. Dove diamine ho lasciato il mio entusiasmo?
Mi son portata dietro In tutto c’è stata bellezza di Manuel Vilas, che andrò ad ascoltare sabato. Mi sa che non è stata una scelta felice. Un senso di oppressione sin dalle prime pagine. Aspetto che arrivi la bellezza.
A Mantova è piena estate. Cielo blu, canotte e calzoncini corti. Finalmente, dopo diversi anni che frequento il festival, sono riuscita a prenotare un appartamento in centro. Arrivo con il mio zaino abbastanza pesante davanti al citofono ma non vedo traccia della targhetta Joy house. Come mi sarà venuto in mente di prenotare e pagare una casa della gioia?
Ho trovato l’appartamento su booking.com, l’ho prenotato mesi fa, mi è stato addebitato l’intero importo ad agosto e, nonostante sia la seconda fregatura che mi dà booking, questa volta non me ne capacito. L’assistenza clienti risponde dopo una ventina di minuti; la fanciulla, che risponde dalla Grecia, mi dice che per loro è tutto regolare, visto che la struttura presenta non ricordo più quante recensioni, di cui una abbastanza recente. Farà dei controlli e mi ricontatterà.
Mentre sono davanti al portone del palazzo, irritata ma ancora lucida, arriva un santo dagli occhi verdi. Mi chiede se ho bisogno d’aiuto; mi fa entrare nel suo appartamento senza neppure esserci presentati; mi offre acqua fresca, un tablet e una decina di cose che rifiuto. Si chiama Alex e inizia a telefonare ai suoi conoscenti per cercarmi una soluzione alternativa. Ma a Mantova, a festival iniziato, come puoi pensare di trovare un letto libero? Lo so io, lo sa Alex, ma non lo sanno quelli di booking che continuano a fornirmi un’assistenza penosa e a prender tempo.
Quando sembra che la cosa sia risolta e dovrebbe solo arrivarmi una mail, libero l’appartamento di sant’Alex e mi fermo in un bar. Ma no, booking non mi ricontatta, la mail non arriva, io mi attacco di nuovo al telefono in preda ad una crisi isterica. La signora del bar, discretamente, mi chiede se può essere d’aiuto. Mobilita tutti gli affittacamere e le agenzie che conosce. Nulla. Dopo aver parlato con operatori del Regno Unito, Grecia, Olanda, dall’assistenza clienti di Milano di booking arriva una soluzione valida. Un po’ distante dal centro (e a Mantova gli autobus smettono di circolare alle 20.00), molto più caro di quello già pagato (e non è un dettaglio, perché in queste circostanze, sei tu, che hai già pagato una volta, a dover pagare di nuovo. Il rimborso potrai richiederlo solo a soggiorno concluso), ma non vedo alternative. Intanto il pomeriggio se n’è andato, così come Margaret Atwood, Gabriele Romagnoli e un altro paio di incontri che avevo prenotato.        


Dall’hotel si può raggiungere il centro città utilizzando una ciclabile nel parco del Mincio, parallela alla linea ferroviaria. Il sole è già tramontato, il paesaggio è bellissimo e le lepri che mi attraversano la strada riescono a farmi tornare l’allegria. Magari ce la faccio ad ascoltare almeno Pilar del Rio, moglie di Josè Saramago, che conversa con Silvio Perrella. Ce la faccio; nell'attesa, inizio a chiacchierare con Marina e Ornella, appena conosciute, e con cui condividerò tanti bei momenti di quest’edizione del festival.


Pilar del Rio è una bella donna, dolce ed energica al tempo stesso; rievoca la sua precedente esperienza a Mantova, nel 1998, accanto all’uomo che, dopo qualche giorno, avrebbe ricevuto la notizia dell’assegnazione del Nobel. Pilar racconta un’epoca che sembra lontanissima e chiude l’incontro menzionando quella che Saramago definiva l’etica della responsabilità: Valiamo molto di più di quanto crediamo; possiamo molto di più di quanto immaginiamo.  
Possiamo molto di più di quanto immaginiamo.
Il mio programma del venerdì è fittofitto, come la pioggia che cade giù senza risparmiarsi. Sono solo le 9 del mattino e già sono strizzabile.
Però, di fronte a Burhan Sönmez, scrittore turco di etnia curda, vittima di torture in Turchia, e che oggi, 6 settembre 2019, si dichiara stupidamente ottimista, non me la sento proprio di lamentarmi per il diluvio universale. 
A ben pensarci, ho fatto una curiosa selezione degli eventi, molti dei quali incentrati sulla memoria. Sönmez, nel suo Labirinto, parte dal presupposto che, forse, perdere la memoria può essere un dono. Se perdi la memoria a 28 anni, puoi decidere di rinascere in questo momento, cancellando il passato. Abbiamo quindi, una possibilità di rinascere nella vita.


Anche Abraham Yehoshua elogia l’oblio: Ricordare troppo diventa pericoloso. Non ricordare alcune cose permette di vivere meglio. Simbolicamente, scelgo la demenza come messaggio per noi ebrei e per i palestinesi: noi dobbiamo iniziare a dimenticare il passato per costruire un solo Stato unitario. Negli anni ho cambiato idea sulla soluzione per la Terra Santa. Un solo Stato non sarà la via per la pace perfetta ma è l’esistenza più normale che riesco ad immaginare.     
Invece c’è chi, come Manuel Vilas, punta tutto sul ricordo e sulla memoria: La vita è completa solo quando si ricorda, quando si mettono insieme i pezzi. Ti riconcili con la tua famiglia, con la vita dei tuoi genitori, nel ricordo. E in questo ricordo c’è bellezza.   
Oppure chi, come Narine Abgarjan, attraverso il ricordo, riesce a portare il profumo del pane appena sfornato dal villaggio armeno di Maran alla Basilica Palatina di Santa Barbara.
Ci sono troppe cose che non si possono dimenticare.
Non si può dimenticare Srebrenica, come ci ricordano Elvira Mujčić e Slavenka Drakulic.
Non si può dimenticare Piazza Fontana, di cui non si può parlare perché non si sa niente, ma si sa già tutto (la conversazione tra Benedetta Tobagi e Carlo Lucarelli che nominano gli innominabili scatenando tuoni, fulmini e tempesta in Piazza Castello è stato l’incontro più scenografico al quale abbia partecipato. La Tobagi è di una bravura strabiliante).
Non si può dimenticare che la lingua non è mai innocua, come sottolinea Valeria Luiselli in una brillante conversazione con Michela Murgia. Il linguaggio diventa sempre più violento; si tende ad enfatizzare e ingigantire la realtà, si scelgono parole volte a disumanizzare l’altro. Noi, scrittori e lettori, cosa possiamo fare per arginare l’uso distorto delle parole? Essere custodi attivi del linguaggio; protestare ogni volta che le parole vengono utilizzate in modo inappropriato, vigilare affinché si torni ad usare la lingua correttamente.

Della struggente bellezza degli addii interpretati dalla polistrumentista albanese Elina Duni, in quel gioiello che è il teatro Bibiena, posso dir poco. Perché la musica va ascoltata. Non è la stessa cosa, ma qui potete farvi un’idea della voce della Duni.
  
Elina Duni al Teatro Bibiena
Mantova è il mio festival del cuore; c’è una strana magia che si ripete ogni anno; un senso di comunità, un istintivo desiderio di condivisione con persone sconosciute fino al giorno prima. Più che in altre edizioni, nel 2019 il festival mi ha fatto incontrare persone speciali, forse per compensare i disagi subiti. Non a caso, quando domenica mattina sono salita sull’autobus sostitutivo (eh già!, lavori in corso sulla linea ferroviaria…), prima tappa verso casa, mi è tornato in mente il volto sereno della scrittrice armena Narine Abgarjan mentre affermava che qualsiasi cosa ti accada nella vita, ci sarà sempre qualcuno al tuo fianco pronto a darti una mano.
Teatro Bibiena

Note a margine. Mi sono dilungata sull’odissea di booking perché so che siamo in tanti ad utilizzarlo, perché prenotare in anticipo senza dover pagare subito è comodo, perché leggere le opinioni altrui ha i suoi vantaggi. Grazie a booking ho trovato velocemente soluzioni eccellenti ed economiche, ma anche qualche topaia. E un paio di fregature. Forse, fino ad oggi, mi son fidata troppo e forse è il caso che inizi a fare altre considerazioni per i miei viaggi futuri.

10 commenti:

  1. Mi dispiace per le vicissitudini che ti sono toccate, ma sono contenta che tu sia riuscita comunque a "spremere" il Festival, godendotelo al massimo e riuscendo a scrollarti di dosso il disagio provato. Interessanti anche gli incontri che hai scelto tu: quest'anno le proposte erano davvero stimolanti, forse più degli altri anni (o forse ci sono stata più attenta,sapendo di poter andare in città più spesso).

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    1. Fino ad oggi, Mantova non mi ha mai deluso. A parte i nomi noti, quelli per i quali i biglietti si volatilizzano, si ha la possibilità di scoprire autori di nicchia in un contesto magnifico. Ormai ho abbandonato da qualche tempo il Salone di Torino (troppo effetto centro commerciale), ma Mantova resta. Semmai, come dici tu, il problema che si pone è la sovrapposizione di più incontri ai quali si vorrebbe partecipare. Ad avercene tutto l'anno di questi problemi!

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  2. La Storia ha lasciato cicatrici profonde al cuore di Benedetta Tobagi e lei invece di chiudersi ad essa, la studia, da donna intelligente qual è, per capire quello che ha stravolto la sua esistenza e l'impalcatura attorno a quel buco nero. Ho letto "una stella incoronata nel buio" su piazza della Loggia e se non lo hai letto te lo consiglio.
    Sto viaggiando con Booking 😱😱

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    1. "Una stella incoronata nel buio" rientra nel pacchetto di libri acquistati postfestival (dovessi mai restare senza libri nei prossimi 10 anni...)
      Pro booking va detto che lunedì si sono attivati per il rimborso (fino a quando non vedo materialmente i soldi riaccreditati sul conto corrente non ci credo). Però, dai, la mia sarà stata una congiuntura sfavorevole. Ad ogni modo, in bocca al lupo!!! Ce l'avete un sacco a pelo?

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  3. Questa storia di Booking... comunque ora, se lo cerchi lì non c'è, in compenso si presenta così su airb&b: "Ciao, sono Samuel, ho 26 anni, faccio l'insegnate di ballo e gestisco il mio appartamento di proprietà e ho due fratelli di 17 e 12".
    Fatta tale premessa corre veramente l'obbligo di scrivere su le non-presentazioni su Booking e quelle su airb&b. Potrebbe venirci fuori un libro a metà fra Harry Potter, 1984 e Animal Farms.
    Leggo comunque con piacere queste piccole chicche, scoperte vecchie e nuove.

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    1. Ti dirò di più: credo d'averlo pure incontrato 'sto Samuel...
      Ciò che mi ha irritato è stata la pessima gestione di booking; e ci sarebbe da fare un post (anzi, un'appendice al libro) anche su quanto detto telefonicamente dagli addetti all'assistenza clienti.
      Ma tralasciamo le disavventure: abbiamo libri più interessanti da leggere e nuove avventure (si spera piacevoli)da raccontare.

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  4. a me con booking è sempre andata bene.
    Le poche volte che ho usato airbnb invece ho preso qualche cantonata

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    1. In una delle tante telefonate mentre ero in mezzo alla strada (in senso letterale), i tipi di booking mi hanno suggerito di cercare una sistemazione su airbnb. Quando si dice fornire una soluzione valida.

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  5. Utilizzo sia Booking che Airbnb da anni, in Italia e all'estero. Mai, dico mai ho avuto il benchè minimo problema. Ci tengo a dirlo.

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    1. Ne sono lieta e fai bene a dirlo.
      Ho usato booking per anni, in Italia e all'estero, per svago e per lavoro. Come già ho avuto modo di dire, ciò che mi ha colpito negativamente non è stato il fatto che l'appartamento fosse scomparso (è una disavventura ma può accadere) bensì la cattiva gestione dell'inconveniente, a pagamento avvenuto. In questa circostanza, booking ha mostrato i suoi limiti e le sue pecche.

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