«I
suicidi sono omicidi timidi. Masochismo invece che sadismo», annotò Pavese nel
suo diario; mi prendo la libertà di correggerlo: il suicida cerca la morte,
agisce con premeditazione e malafede e quindi è un assassino pauroso, un
assassino timido.
Camus
lasciò scritto: «Vi è solamente un problema filosofico veramente serio: quello
del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena d’esser vissuta è
rispondere al quesito fondamentale della filosofia. Il resto – se il mondo
abbia tre dimensioni o se lo spirito abbia nove o dodici categorie – viene dopo».
Ho
iniziato a leggere L’assassino timido della spagnola Clara Usón con l’idea che sarei
entrata nella breve vita dell’attrice Sandra Mozarovski e avrei scoperto le
ragioni della sua misteriosa morte. Occhi verdi, labbra piene, capelli folti,
sguardo assente. Nella foto scelta per la copertina del libro, Sandra non fa
pensare ad un’attrice di destape (spogliarello), i film erotici
autorizzati dal Generalissimo negli ultimi anni del regime. Pellicole in cui,
dopo dieci secondi dall’apparizione sullo schermo, la protagonista femminile di
turno apre la camicetta lasciando scoperto il seno. Tette sì ma un pene mai,
perché sarebbe stato libertinaggio, ci avverte la Usón, “e bisognava fare
attenzione a non confondere la libertà con il libertinaggio”. Eppure, dopo anni
di privazioni, gli spagnoli videro nelle concessioni cinematografiche di Franco
una promessa di democrazia e libertà; pazienza, poi, se scioperi e
manifestazioni nelle strade continuavano ad essere repressi con la violenza.
Il
14 settembre del 1977, la diciottenne Sandra Mozarovski muore a seguito di una
caduta dal balcone della casa di Madrid. Caduta avvenuta in piena notte, mentre
la ragazza innaffia le piante e, sebbene i genitori siano in casa, nessuno si
accorge di nulla (tant’è che non saranno i genitori della ragazza a portarla in
ospedale). Una caduta accidentale? Un salto? Pare che la bella Sandra avesse
una relazione con il re Juan Carlos; pare fosse addirittura incinta.
Pensavo
che scopo della Usón, nel corso della narrazione, fosse quello di spazzare via
tutti questi “pare”, ricostruendo cosa accadde davvero nella vita di Sandra.
Invece sono andata ad infilarmi in un romanzo che parla di famiglia, della
condizione di sottomissione in cui vennero relegate le donne durante il
franchismo, dell’ebrezza delle generazioni successive che, negli anni '80, vollero
provare di tutto per allontanarsi da quei genitori che avevano abbassato la
testa, accettando un regime che li aveva privati di qualsiasi libertà.
“Volevamo
essere moderni, volevamo essere europei ma la vita ci ha presi alla sprovvista,
alternando i funerali dei nostri amici a quella dei nostri nonni”.
Pensavo
che la protagonista del romanzo fosse quella ragazza dallo sguardo indecifrabile
raffigurata in copertina, invece a farla da padrone è l’irrequietezza della
Spagna negli anni '80, il disagio, la ricerca di un leader che indichi la via
da seguire. Molti coetanei di Clara Usón, negli anni successivi al franchismo, scorsero
la libertà nell’alcol e nella droga; la Usón scelse come leader indiscusso le
benzodiazepine.
La
scrittura della Usón è irriverente: ironizza su Wittgenstein, si prende gioco
dei reali di Spagna, è implacabile persino sui suoi (dell’autrice) sette
tentativi di suicidio, facendo interpretare un film sulla sua vita da Sandra Mozarovski.
È impietosa, Clara, quando descrive il rapporto con sua madre, anche se è proprio
nel tratteggiare la figura materna che la scrittrice dà il meglio di sé.
Un
romanzo che racchiude tante storie e forse il mio racconto vi sarà sembrato
incongruente ma, chiuso il libro, tutto torna. Incluso il perché della
citazione di Pavese posta in esergo:
“Le
cose si scoprono attraverso i ricordi che se ne hanno.
Ricordare
una cosa significa vederla - ora soltanto - per la prima volta”.
Clara Usón, L’assassino timido, traduzione dallo spagnolo di Silvia Sichel, Sellerio,
2019.
Sai che mi hai incuriosita?
RispondiEliminaè che tu sei troppo curiosa!!
EliminaMi dicono sia molto bello "La figlia" che, a questo punto, leggerò. Una bella penna con un'ottima traduzione italiana.
Certo che deve avere molteplici chiavi di lettura interessanti. Ne avevo letto positivamente, ora però ne ho la certezza.
RispondiEliminaRiponi troppa fiducia in me! Ne riparleremo dopo che l'avrai letto.
EliminaQuesto non l'ho letto ma La figlia è veramente un bellissimo romanzo.
RispondiEliminaEcco un altro lettore fidato e affidabile che parla bene de La figlia. Vedi?
EliminaMi toccherà proprio leggerlo...