sabato 2 settembre 2017

Alto Adige in bicicletta – Dobbiaco, Bressanone, Bolzano


Tutto ebbe inizio a Tarvisio lo scorso anno, percorrendo quasi per caso un tratto della Ciclovia Alpe Adria. La prossima estate vacanza in bici! Non risposi al coniuge solo perché ero troppo impegnata a pedalare. E dire che la sportiva della coppia sono io. Nata e cresciuta in collina, vissuta in realtà per nulla ciclabili, pedalare non è mai stato il mio forte. Che senso può avere l’estate senza trekking in alta quota? No, non ero convinta. Ma poi abbiamo trovato un compromesso. Tu volevi tornare in Alto Adige, no? Ci torniamo ma senza scarponcini. Guardiamo le montagne dal basso.
La precedente esperienza in Südtirol non era stata esaltante e io volevo la rivincita. Inoltre, volevo visitare Bolzano da anni. Ho trovato un percorso meraviglioso, interamente su pista ciclabile, adatto anche ai bambini (leggi: puoi farcela pure tu che ancora rimpiangi i tempi del triciclo); noleggiamo le bici e in una settimana attraverseremo tutte le cittadine della provincia di Bolzano. Avevo altra scelta se non comprare casco, guantini e pantaloncini da ciclismo?



Dobbiaco – Bressanone
L’omino che ci consegna le bici ci chiede con un sorrisetto ironico a chi debba affidare le mappe con il percorso da seguire. Avrà visto lo sguardo appanicato e la rigidità con cui ho preso la bici. È il mio primo viaggio in bici, dico cercando conforto.
Il primo? Il primo di tanti. Vedrai che avrai difficoltà nel concepire un altro viaggio senza bicicletta. Sorride fiducioso. Sarà.
È un percorso semplice, tutto pianeggiante, tanto verde, tanti ciclisti, il cielo azzurro, qualche chiesetta qua e là. La Val Pusteria fa scivolar via le tensioni, l’ufficio è sempre più lontano, il telefono che squilla è solo un ricordo. Si arriva a Brunico senza faticare troppo. Bella come qualche anno fa, ma più affollata. Proseguiamo fino al piccolo centro di San Lorenzo di Sebato. Un caldo della miseria (ma non doveva piovere?), il coniuge incatena le bici nella piazzetta davanti la chiesa parrocchiale. Toh!, guarda, la biblioteca comunale: vuoi vedere cosa leggono da queste parti? Sorrisetto ironico. Ma io faccio finta di nulla.
Riempiamo la borraccia e attraversiamo la piazza convinti che ci sia un paesino da vedere e che il centro di San Lorenzo di Sebato non si limiti a un incrocio tra la Val Pusteria e la Val Badia. Qualcosa c’è: un bar-ristorante molto grazioso che affaccia sulla piazza, un piccolo supermercato e l’ufficio postale. Quando si dice i servizi essenziali.
Intorno al sessantesimo chilometro sono molto orgogliosa di me. Non male per il primo giorno: già mi vedo seduta nella piazza centrale di Bressanone con una birra fresca. Ma le indicazioni della mappa ci confondono: dovremmo prendere un percorso non ciclabile e apparentemente trafficato. L’alternativa è quella di seguire un percorso panoramico, che ci farà allungare di qualche chilometro. Opto per la seconda, spezzando l’idillio con il coniuge. Tragitto meraviglioso, tra boschi e meleti. Non basterà una birra bionda per farmi perdonare per questi 6/7 chilometri in più.
Intanto, il mio posteriore è un tutt’uno con la sella.



Bressanone
Ciclisti, turisti, famiglie in bici, zero schiamazzi, molto tedesco, diverse birre, una gelateria strepitosa. La frescura del fiume Rienza che confluisce nell’Isarco, fontanelle ovunque, nuvoloni neri sulle montagne circostanti, cielo azzurro sulla Piazza del Duomo. Un chiostro spettacolare.
Guardo la pattuglia dei carabinieri che continua a girare intorno alla piazza. Quale potrà essere il crimine più diffuso a Bressanone? Un bimbo che giocando intorno alla fontana di Martin Rainer schizza i passanti?
Come saranno le giornate di una persona che vive in un posto del genere? Immagino l’impiegato che si ferma per un caffè (carissimo) e quattro chiacchiere prima di aprire il negozio o l’ufficio; il volto disteso, i commenti sulla presenza (o sull’assenza) dei turisti, sulla presenza (o assenza) di neve. E poi?
Non so. A me, comunque, non dispiacerebbe sperimentare questa tranquillità per qualche tempo.

Bolzano
Il tratto della ciclabile della Val d’Isarco che da Bressanone conduce a Bolzano m’è sembrata la tappa più scorrevole della settimana. Lasciamo i vigneti e percorriamo lunghi tragitti boscosi. Pausa caffè nel meraviglioso borgo di Chiusa, facciate colorate, chiese gotiche. Vien voglia di parcheggiare la bici e festeggiare il Ferragosto riempiendosi gli occhi di bellezza e regalandosi un mazzetto di fiori di campagna. Invece si torna in sella.
I chilometri che precedono Bolzano, li percorriamo tra le opere d’arte della “Augenreise”, disegni sui muri, plastici e miniature. Stupore.



Eccola qui Bolzano, in un’assolata giornata d’agosto. Il nostro albergo è vicino alla stazione. C’è un po’ di traffico, ma il centro sarà bellissimo. Immagino una piazza incastonata tra i monti, un fiume possente, una cittadina vivace ma non confusionaria. Bolzano non è così. Quella che io ho immaginato per anni essere Bolzano è in realtà Merano.
Il capoluogo dell’Alto Adige m’è sembrato troppo città. Tanti turisti, molto commerciale, l’aria condizionata dei negozi aperti anche a Ferragosto che rende i portici meno afosi. Poi, però, ci si affaccia tra i palazzi medievali che circondano Piazza del Grano, o si percorre Via Bottai con gli occhi rivolti alle insegne in ferro battuto, oppure si prende Via degli Argentieri senza staccare lo sguardo dalle decorazioni delle facciate degli edifici tardo medievali e un po’ ci ripensi. Bolzano è diversa dalla cittadina immaginata, ma è bella ugualmente. Il fascino di Piazza delle Erbe, invece, lo comprendo solo il giorno successivo, con tutti i banchetti aperti e la difficoltà nel farsi largo tra turisti e residenti.
Non siamo andati a conoscere il vecchio Ötzi (l’uomo dei ghiacci) al Museo archeologico, ma abbiamo scoperto gli splendidi affreschi medievali di Castel Roncolo, poco distante dal centro. Il “maniero illustrato” merita una visita, fosse altro per fantasticare sulla vita di corte, su Re Artù e i cavalieri della tavola Rotonda e sulla malinconica storia di Tristano e Isotta.
Poco distante da Bolzano, c’è Caldaro, uno dei laghi più popolari della zona per il tepore dell’acqua che invita a far un tuffo e a fermarsi un po’ sulle sponde. A dirla tutta, la vera meraviglia non è tanto il lago quanto la cittadina di Caldaro e i vigneti che caratterizzano il percorso ciclabile. Siamo sulla strada del vino, il museo del vino occupa il centro del paese, tutto parla di viticoltura ma noi ci prendiamo una pausa centrifuga all’esterno di una boutique-cafè. Le ricette semplici della nonnaGlück promettono giorni di felicità, a base di carote, mele e zenzero. Giorni meno felici attendono il povero coniuge, tormentato dalla neociclista che sperimenterà tutte le centrifughe che incontrerà lungo le ciclabili altoatesine.

Il percorso che ci riporta a Bolzano è un allegro pedalare tra l’intenso profumo dei meleti sulla destra e la voce dell’Adige sulla sinistra. I piedi vanno veloci, un po’ come i pensieri. I ciclisti veri mi sorpassano di continuo, ma non importa. Non è una gara. Sto scoprendo il vero fascino dell’Alto Adige e inizio a comprendere le parole dell’omino mentre mi affidava la bici a Dobbiaco: mi piace questo modo diverso di viaggiare, più veloce delle sole gambe ma senza fretta. Sono pronta per lasciare i castelli e i masi che circondano Bolzano e per iniziare il tragitto che mi ha conquistato definitivamente: i frutteti della ciclabile verso Merano e, a seguire, la Val Venosta.



La Baba consiglia:
Se, come la sottoscritta, non pedalate da un secolo (o non avete mai pedalato) e non avete tempo ed esperienza per pianificare le tappe e scegliere i luoghi in cui pernottare, affidatevi a una delle numerose realtà che hanno fatto del cicloturismo il loro mestiere. Noi abbiamo deciso di rivolgerci a un team altoatesino, Fun active tours, con sede a Dobbiaco. Scelta azzeccata. Ricordatevi solo che la mentalità è quella tedesca: quando scrivono che il percorso è adatto a tutti, pensano al bimbetto altoatesino, nato col caschetto incorporato. Non sono certa che mio nipote, tredicenne stanco, avrebbe gradito questo tipo di vacanza.
A Bressanone abbiamo dormito presso l’hotel Grüner Baum. Colazioni sontuose e indimenticabili.  
Vince il premio “gelato migliore della settimana”, la gelateria Pradetto di Bressanone (la trovate sotto i Portici). Eccellente.
A Bolzano abbiamo mangiato canederli e bevuto birra artigianale da Hopfen& Co. Locale caratteristico, ottimo rapporto qualità prezzo; se c’è tanta gente il servizio non è dei più veloci ma ne vale la pena.
Se passate per Caldaro, fate una sosta alla boutique–cafè Brokat e la nonnaglück (Piazza Maria Von Boul). Garantisco sulle centrifughe e sulla bontà di frutta e confetture.

9 commenti:

  1. Ecco il Südtirol in bici è la morte sua 😉

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    1. Vero? Ma tu sei una montanara ciclista o resti una fan di scarponcini e bacchette?

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    2. di solito mi limito a quota collinare con la bici, una sola volta sono salita a quota vacche, da Thiene sono andata sull'altipiano di Asiago e da lì sono scesa fino a Bassano e poi siamo tornati col treno

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  2. "il mio posteriore è un tutt’uno con la sella.!
    marò, non potrei mai fare una vacanza così.
    [se non provassi claustrofobia al pensiero di dormire in una scatola di lamiera, potrei provare il camper.]

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    1. Forse il camper potrebbe piacere anche a me. Ma ormai sono in fase due ruote! Però, giuro, che non è terribile come potrebbe sembrare. L'ultimo giorno ti senti quasi persa senza bici. Ok, ho detto quasi...

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  3. Südtirol, ovvero: del turismo sostenibile, della natura, del silenzio, della tranquillità, di fiumi e profumi e dove anche le nonne sono fortunate, glückicherweise.

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    1. Ebbene sì. M'è piaciuta tanto questa storia della nonna portatrice di fortuna (e di ottime centrifughe). Storie di centrifughe lusitane ne abbiamo?

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    2. Centrifughe no (troppo moderne), ma c'è un'altra storia che è molto bella. Prima o poi dovrò decidermi a togliere la polvere di 9 mesi dal blog e di postarla.

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    3. E spolveriamolo 'sto blog, su!

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