lunedì 21 dicembre 2015

Le vedove del giovedì, Claudia Piñeiro.

La signora Nela San è una blogger giallamente ferrata, la mia pusher preferita quando ho bisogno di svuotare la mente e farmi trascinare via da una storia avvincente ma non troppo scontata. Nela San, viaggiatrice un po’ per passione un po’ per dovere, non parte mai senza un giallo ambientato nel luogo di destino e senza l’indirizzo di un’insolita libreria da visitare per poi raccontarcene sul suo gialli-e-geografie.
In questo weekend prenatalizio, sfiancata dal tormentone della corsa ai regali, seguito dal Che prepariamo per il pranzo di Natale?, mi sono catapultata in Argentina, ad Altos de la Cascada, un “quartiere chiuso” della periferia di Buenos Aires. 

Altos de la Cascada è il quartiere in cui viviamo. Tutti noi. Il nostro è un “quartiere chiuso”, con una rete metallica lungo tutto il perimetro, nascosta dietro ad arbusti di svariate specie. Altos de la Cascada Country Club, o “club campestre”. Ma la maggior parte di noi abbrevia il nome e lo chiama La Cascada. Con campo da golf, tennis, piscina, due club house. E servizio di sicurezza privata. Quindici sorveglianti nei turni diurni e ventidue in quelli notturni. Oltre duecento ettari protetti cui possono accedere soltanto persone autorizzate da qualcuno di noi.
Tutto intorno, seguendo il perimetro, ogni cinquanta metri ci sono telecamere che ruotano a centoottanta gradi.
Le case sono separate da siepe viva. Vale a dire, arbusti. Non arbusti qualsiasi. Non vanno più di moda la ligustrina né le campanule color violetto di altri tempi, tipiche delle ferrovie. Non ci sono siepi diritte, tagliate con eccesso di cura per simulare pareti verdi. Né tantomeno arbusti tondeggianti. Le siepi vengono potate in modo disuguale, come spuntate, così da apparire naturali, anche se il taglio è studiato meticolosamente.
Le vie hanno nomi di uccelli. Rondine, Batibù, Merlo. Non seguono il tipico tracciato lineare. Non ci sono marciapiedi. La gente si muove in auto, moto, quad, bicicletta, golf cart, scooter o con i roller. E chi si sposta a piedi, cammina in mezzo alla strada. In genere, chi va in giro senza la sacca della palestra, è una domestica o un giardiniere. “Parchista” lo chiamiamo ad Altos de la Cascada, non giardiniere, e questo perché non ci sono terreni al di sotto dei millecinquecento metri quadrati, e con queste dimensioni un giardino diventa automaticamente un parco.
[…]Le ville sono tutte diverse, nessuna pretende di essere la copia palese di un’altra. Ma lo è. Impossibile non assomigliarsi quando si deve obbedire a norme estetiche simili. O perché lo dice il codice edilizio, o perché così vuole la moda. A tutti noi piacerebbe che la nostra casa fosse la più bella. O la più grande. O la meglio costruita.
[...] Gli odori del quartiere cambiano con le stagioni. In settembre tutto profuma di gelsomino stellato. E non è una frase poetica, ma puramente descrittiva. Tutti i giardini a La Cascada hanno almeno un gelsomino stellato così che fiorisca in primavera. Trecento ville, con trecento giardini e trecento gelsomini stellati, circoscritte in un terreno di duecento ettari, con rete metallica perimetrale e servizio di sicurezza privata, non sono un dato poetico. Perciò in primavera l’aria è greve, dolciastra. Nauseante per chi non è abituato. […]
D’estate La Cascada odora di erba tagliata e innaffiata, e del cloro delle piscine. L’estate è la stagione dei rumori. Tuffi, strilli di bambini che giocano, cicale, uccelli che si lamentano per il caldo, musica dalle finestre aperte, qualche solitario che suona la batteria. Finestre senza inferriate, a La Cascada non ci sono inferriate. Non c’è bisogno di inferriate.
Noi che veniamo a vivere ad Altos de la Cascada diciamo di farlo perché siamo in cerca del “verde”, della vita sana, dello sport, della sicurezza. Con questa scusa – la raccontiamo anche a noi stessi – alla fine non confessiamo mai perché siamo venuti qui. E con il passare del tempo non ce ne ricordiamo più. L’ingresso a La Cascada origina una sorta di magico oblio del passato. Il nostro passato si limita alla settimana scorsa, al mese scorso, all’anno scorso “quando abbiamo giocato l’intercountry e abbiamo vinto”. Piano piano si cancellano gli amici di sempre, i luoghi che un tempo sembravano indispensabili, qualche parente, i ricordi, gli errori.

Insomma, in un posto così sicuro, cosa ci fanno tre cadaveri in piscina?
La Cascada è un concentrato di ipocrisia e invidia. Un luogo in cui è obbligatorio mantenere un certo tenore di vita, mandare i figli ad una scuola privata, prendere lezioni di tennis, giocare a golf, fare una seduta settimanale di massaggi, gettare una maglietta costosissima per un minuscolo forellino; un luogo in cui sono obbligatori il cinema, la musica, i vini, regalare per il compleanno della moglie un viaggio–shopping a Miami, con crociera inclusa. Tanto lusso e altrettanta isteria: crisi di nervi, crisi matrimoniali, crisi asiatica e, su tutte, la crisi economica del secondo millennio.
Le vedove del giovedì non è un romanzo da brivido; chi cerca il classico giallo resterà deluso. Ma è un ottimo libro per arieggiare il cervello. Magari, se volete risparmiare questi 15,00 euro, prendetelo in prestito in biblioteca. Oppure fate come me: consigliatelo ad un amico e poi fatevelo prestare. Diabolica, no?

Traduzione di Michela Finassi Parolo, Feltrinelli (2015).


8 commenti:

  1. Anch'io sono una fan di Nela, ma per lavoro mi tocca leggere quasi solo anglofoni... :-(

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    1. Dai, ci sono lavori peggiori! Sì, noi siamo quelle del Nela fanclub!

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    2. Oh my GOd! Ora dovrò ideare un gadget, una bandiera, un inno, un... Troppo buone! quanto ai giallisti sudamericani, beh, talvolta mettono a prova la nostra...diabolicita'.

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  2. Di Claudia Piñeiro ho letto sia questo che, il terribile e godibilissimo, Tua che ho trovato ancora migliore, provare per credere, mi sa che feci un post solo su Tua nel vecchio blog

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    1. dimenticavo, passa da me, c'è il tuo regalo di natale ;)

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    2. Allora prendo nota di Tua, anzi lo vengo a cercare da te...

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    3. Incipit intrigante. Grazie Amanda.
      Capito Nela San: se passi da queste parti ricordati di aggiungere Tua nella yellow list.

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  3. lo proverò a leggere: Tua mi è piaciuto così tanto che voglio leggere altro di questa autrice!

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