giovedì 22 ottobre 2015

Delle biblioteche e dei sogni (im)possibili

L’amica bibliotecaria, dispersa in un paesello dei Castelli romani, annuncia con entusiasmo: “Abbiamo costituito un gruppo di lettura!”. Una roba che in un’altra qualsiasi biblioteca del Centro-Nord neanche dovrebbe essere comunicata, qui genera un boato di “Perbacco! Incredibile! Bravissimi!!”. 
Ci si vede venerdì alle 16.00. Fine del mio entusiasmo. Un minuto di riflessione.
I negozi romani sono aperti 7 giorni su 7, orario continuato, in alcuni casi fino alle 22; le palestre sono aperte almeno fino alle 22.30 (anche nei paeselli dimenticati della Provincia). Buona parte degli uffici privati chiude alle 18, spesso anche più tardi. Perché ci stupiamo della scarsa partecipazione ai gruppi di lettura organizzati nel primo pomeriggio? “Eh lo so! Hai ragione, l’orario non è dei migliori, ma noi alle 18 si chiude”.
Io sono tra i tanti che reputano le biblioteche un servizio essenziale per la comunità, un pronto soccorso dell’anima, con orari che dovrebbero essere accessibili a tutti. In una regione in cui vengono chiusi i presidi sanitari essenziali, pensare che gli amministratori possano investire fondi pubblici per l’anima è pura utopia (lo è anche illudersi che gli amministratori pensino al concetto di anima). Io, però, che oltre ad essere una povera illusa sono pure tignosa, continuo a chiedermi come sia possibile che nella Capitale, alle 19.00, le biblioteche siano tutte già belle che chiuse. Figurarsi il weekend. 
E non venite a dirmi che “tanto non ci andrebbe nessuno”. Senza spingerci fino al lontano Nord, ricordo che le biblioteche senesi, città in cui ho studiato, alle 22 erano piuttosto popolate. Così come lo erano il sabato. Cambiava l’utenza: prevalentemente studenti nelle ore centrali del giorno, resto del mondo la sera e il sabato.
E non mi dite che le biblioteche sono vecchie come il libro cartaceo e che nell’era del digitale questi reperti archeologici sono destinate a sparire. È la mentalità a dover cambiare. La biblioteca, come luogo fisico, non esclude la presenza di un moderno spazio virtuale. Medialibrary, per dire, è uno strumento eccellente per leggere quotidiani, prendere in prestito ebook, ascoltare musica, informarsi. Ma ha tutti i limiti del virtuale.

Mi piacerebbe che i nostri illuminati amministratori un giorno capissero che la biblioteca è un centro di aggregazione, un luogo in cui ci si può ritrovare per leggere i quotidiani e bere un caffè, uno spazio aperto al dibattito e al confronto; un luogo che può essere frequentato anche dall’operaio, dall’impiegato, dal professionista, dal parrucchiere, dall’operatore del call-center. Quando smetteremo di pensare che le biblioteca non è solo una sala studio per ragazzi “sottoesame”? Che non è un luogo di passaggio per ritirare materiale multimediale e libri presi in prestito e scappar via?

Tra una riflessione e l’altra, prendo in prestito il libro scelto dal gruppo di lettura di Rocca Priora (due minuti prima che la biblioteca vicino l'ufficio chiuda) e inauguro la stagione della mia partecipazione a distanza.


7 commenti:

  1. Appena ho letto della biblioteca virtuale, mi ci sono catapultata.
    ahhh, che bella sorpresa scoprire che in Campania l'unica biblioteca collegata al servizio Medialibrary è quella dell'Università Orientale, e per potervi accedere bisogna essere o studenti (in ordine con i pagamenti delle tasse universitarie) o docenti della facoltà!
    A me già l'idea della biblioteca virtuale con tutti i suoi limiti faceva venire l'acquolina in bocca.

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    1. Sia ben chiaro: questa cosa della Medialibrary è fantastica. Non per far aumentare la tua invidia ma… noi utenti delle piccole biblioteche del consorzio dei castelli romani versiamo una cifra irrisoria (ridicola, oserei dire) e leggiamo quotidiani online tutto l’anno, prendiamo in prestito tre ebook al mese, oltre al fatto di poter prendere in prestito libri cartacei da tutto il circuito, dvd, cd… Se mi chiedessero il triplo, con buona pace di quanti pensano che questi servizi dovrebbero essere completamente gratuiti, io gli darei pure il triplo. Tra l’altro, la possibilità di usufruire dei suddetti servizi non ha(ahimè!) assolutamente intaccato i miei acquisti né in libreria né in edicola. Faccio scelte diverse ed ho la possibilità di essere più informata.
      Sì, bisogna riconoscerlo: medialibrary, con tutti i limiti del virtuale, è una gran cosa!!!!

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  2. Illuminati amministratori è un ossimoro! Onore ai bibliotecari che fanno quello che possono con le scarsissime risorse che hanno a disposizione. Li considero, insieme agli insegnanti, figure eroiche dei nostri tempi.

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    1. Come darvi torto?! Poi se consideriamo quanto vengono pagati (nonchè quando vengono pagati...) e come vengono trattati...

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  3. Ho iniziato ad andare nella biblioteca del mio paese ogni sabato mattina, prima della "liturgia" caffè-al-bar- e passaggio-dal-forno a ritirare il pane. Mi ci trovo bene, guardo una mia ex-collega di lavoro che, oggi in pensione, fa la volontaria lì e aspetto, aspetto con malcelato tremore la possibilità di poterne usufruire anche in altri orari.
    Non perché qualcosa sia cambiato nei suoi orari (della biblioteca), ma nei miei.

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    1. Abbiamo una liturgia del sabato mattina diversa ma con un elemento comune: caffè. La mia è piùomeno lavatrice-campo sportivo-palestra-doccia-caffè-spesa settimanale. Il cambiamento dei tuoi orario mi preoccupa un po'...
      Fare la volontaria in biblioteca è una cosa che mi intriga tantissimo. Devo chiedere se sia possibile. Senza aspettare la pensione chè sennò stamo freschi... (sto leggendo un libro molto romano, come puoi intuire).

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