Forse non ho iniziato dal romanzo migliore, sebbene Anne Tyler abbia vinto il Pulitzer nel 1989 proprio con Lezioni di respiro. Ci sono tutti gli ingredienti che, da quanto leggo,
caratterizzano le opere dell’autrice: la quotidianità e le debolezze di uomini
e donne comuni, Baltimora, un filo di ironia, le ansie e le manie di una
famiglia come tante, anche se ogni
famiglia è disgraziata a modo suo…
Epperò è mancato il coinvolgimento che mi aspettavo di trovare
in un romanzo della Tyler. Probabilmente è sempre un problema di aspettative
elevate.
La storia ruota intorno alla famiglia Moran. Maggie è la
versione giovane e americana di mia suocera, la cui vita si è modellata sulle
esigenze dei figli; sempre un po’ a dieta ma sempre pronta a trasgredire,
perché “che vuoi che mi faccia un cucchiaino di gelato?”; una di quelle donne che
da una frase ascoltata per caso riescono a girare un intero film. E pretendono
di convincerti che “è andata proprio così, non posso che avere ragione”.
Suo marito, Ira Moran, è la versione americana e, se possibile,
ancora più taciturna di mio padre. "C’erano dei periodi in cui Ira non arrivava
a dire una dozzina di parole in tutto il giorno, e anche quando parlava non si
riusciva mai a capire quello che provava. Era un uomo chiuso, isolato: era il
suo difetto più grave".
Quando dicono che gli opposti si attraggono…
Una relazione che, come tutte le storie, è fatta di alti e
bassi.
“Quando si era sposata aveva pensato che lui l’avrebbe sempre
guardata come in quella prima notte, quando era comparsa in piedi di fronte a
lui nel suo negligé del suo corredo da sposa […] L’aveva guardata dritto negli
occhi e sembrava che non respirasse nemmeno. Aveva pensato che sarebbe
continuato così per sempre”.
Entrambi hanno sogni e progetti che sembrano non
essere impossibili. Certo, bisognerà pur scendere a qualche compromesso, ma non
si dovrà rinunciare a tutto. Invece, con l’avanzare degli anni, Ira Moran si
scopre molto sensibile allo spreco. “Aveva rinunciato all’unico sogno serio che
avesse mai avuto. Non si può esser più spreconi di così”.
Poi ci sono i figli che crescono e i matrimoni che naufragono.
La Tyler racconta cose così; si chiamano Moran e vivono a
Baltimora ma potrebbero anche chiamarsi Bianchi e vivere in un paesetto
italico. Sarebbe più o meno la stessa cosa.
Forse in questo romanzo l’ha tirata un po’ troppo per lunghe;
non lo molli ma si arranca.
Intanto, mi sono procurata Turista per caso, tra i
romanzi più famosi della Tyler, e sin dalle prime pagine si capisce il perché
di tanto successo. Tutto un altro ritmo. Dovrei aver visto il film ma ne ho un
vago ricordo.
Ne riparleremo.
Lezioni di respiro, Anne Tyler
Ugo Guanda Editore, traduzione Luigi Schenoni.
turista per caso, ristorante nostalgia e direi l'ultimo una spola di filo blu sono forse quelli che ho amato di più,
RispondiEliminacasssssspita, facetti pure la rima facetti!
Ah quanto mi sta piacendo Turista per caso! Sì, un po' di tempo fa ho visto il film ma il gusto della lettura resta integro!
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