Sembra che di fronte a certi titoli faccia la faccetta snob.
Allora, per punirmi, l’amico runner mi presta Il bambino segreto di Camilla
Läckberg, una che non ha troppi problemi con il numero di copie vendute né con
il blocco dello scrittore, vista la quantità di libri che sforna. Da quanto
leggo, tutti i gialli della Läckberg hanno come protagonisti l’ispettore
Patrick Hedstrom e la scrittrice Erica Falck, e sono ambientati a Fjällbacka,
luogo meraviglioso sulla costa svedese, in cui l’autrice ha la fortuna di
vivere.
A qualche anno dalla morte di sua madre, Erica Falck scopre ben
custoditi in soffitta alcuni diari, scritti dalla mamma durante la seconda
guerra mondiale, e una curiosa medaglia avvolta in un camicino da neonato
macchiato di sangue. Contemporaneamente, nel bel paesetto svedese, viene ucciso
un anziano stimato da tutti, studioso di storia ed esperto del nazismo. Il
giallo si intreccia con una lunga serie di vicende familiari: congedi presi
da papà che si destreggiano con pappine e pannolini, adolescenti in crisi all’interno
di famiglie allargate, donne incinte a iosa, coppie omosessuali in dolce
attesa, abbastanza dumle e polkagrisar da far prender peso anche al lettore
smilzo. Non mi dispiace il mix tra quotidianità e indagini ma eliminare qualche
crisi coniugale e qualche limonata (non la bevanda ma l’atto del limonare)
avrebbe reso il libro meno dispersivo.
Il bambino segreto si fa leggere, nonostante ci si spazzoli via
la polvere da gonne e pantaloni una decina di volte e ci si lisci l’abito con
altrettanta frequenza. Intorno a pagina 400, anche una giallista poco esperta
come la sottoscritta scova l’assassino. Nessun finale a sorpresa.
Troppo acida? No, via, un’altra possibilità a Camilla non si
nega mica! Pare che Il segreto degli angeli,
presentato all’ultimo Salone del libro di Torino (ho perso l’incontro, pazienza!),
sia più avvincente dei precedenti. Anche se Il segreto degli angeli subito dopo il bambino segreto... Magari optare per un titolo senza segreti, no???
Titolo originale:
Tyskungen, Camilla Läckberg
Traduttore: Laura Cangemi
Editore: Marsilio, 2013
Traduttore: Laura Cangemi
Editore: Marsilio, 2013
in Svezia, a guardare il numero di giallisti e gialli che sforna, dovrebbero esserci più cadaveri che cittadini, un po' come a Cabot Cove dove è ambientata la Signora in giallo, io resto affezionata a Henning Mankell
RispondiEliminaPerchè tu sei una buongustaia... Ma come farà poi un luogo così sereno a ispirare tutti questi omicidi??
RispondiEliminaTe lo dico io perché un luogo così sereno ispira tanti omicidi. Ricordi il Sussurri e grida di Ingmar Bergman?! La cosiddetta civile Scandinavia nasconde spesso più drammi umani dei paesi del Mediterraneo, per non parlare dell'Islanda che vent'anni fa vantava il più alto numero di suicidi in Europa. Per non tacere della Svizzera, leggere Duerrenmatt per credere...
RispondiEliminaComunque se acidità ha da esser, che sia! Anche Camilla deve sottostare alle regole (buone) dei blogger!
Mia cara, La promessa è uno dei libri più inquietanti che ricordi. E credo che dovrei leggere altro di Durrenmatt. Confesso di aver cercato la Camilla sul tuo blog, appena ricevuto il libro. Ma nada. Non dirmi che non hai ancora letto nulla. Troppo commerciale?
EliminaEsatto, al momento di nordici ho letto Mankell, il bellissimo Delitto in una nota di mezza estate, è la mitica trilogia. Per il resto la mia amica che legge tutti gli scandinavi ( e ogni tanto mi esorta a farlo) mi ha consigliato Indridasson, Jo Nesbo e Lackberg. Prima o poi...
EliminaDi Mankell ho letto solo il primo libro (assassino senza volto). E ricordo che mi impressionò parecchio. Credo di aver già scaricato il tuo Delitto di mezza estate... ora che ci avviciniamo alla mezza estate, appunto, lo metterò in lettura.
EliminaDecidere per la propria esistenza è diverso che andare a sgozzare il prossimo, vivere con sei mesi di gelo e buio è poco facile ed è noto che induce alla depressione, l'alcolismo che della depressione è spesso compagno fa la sua parte
RispondiEliminaSì, non credo che riuscirei abituarmi a cotanto buio. Mi son bastati otto mesi in Danimarca per ricredermi sui civilissimi paesi del Nord, che per carità, restano civili. Ma hanno anche loro qualche lato oscuro…
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