martedì 1 giugno 2010

VIA!


Chiara sostiene che non siamo poi così tanti. A me sembriamo moltissimi. E poi non credevo potesse esserci una tal ressa; la signora in giallo che mi calpesta il piede sinistro senza alcun riguardo mentre a destra uno spilungone mi dà una spallata senza neppure rendersene conto. Tutti ad attendere il VIA. Quasi mi manca l’aria. Ho mal di stomaco. Sarà la tensione della prima gara.

«Ma tu partecipi pure a quella di Cori?», chiede un signore tutto abbronzato a una signora biondina, trendissima, dal capello corto e un tatuaggio blu, astratto molto astratto, sulla spalla.
«No! Troppe salite! Mi vuoi veder morta? Magari un’altra campestre…»
Ancora dobbiamo partire e loro, gli irriducibili, sono già lì a progettare la prossima gara.
Lo sparo della partenza mi coglie quasi di sorpresa. Mi lascio spostare dalla folla in movimento. Solo dopo i primi metri trovo un po’ di spazio. Ma sono ancora barcollante e disorientata. Chiara, che m’ha spronato nell’iniziare quest’avventura, mi rassicura: «Oggi Non sono in gran forma. Quando hai trovato il tuo ritmo, va pure avanti».
Basta controllare il respiro, non lasciarsi prendere dalla foga di voler dare il massimo subito e lasciar volare la mente. In fondo 8 Km e un boccone li posso gestire. L’importante è non arenarsi.
Non sono abituata a correre sullo sterrato: terra, erba secca, buche, dislivelli. Però che meraviglia tutt’intorno. Il cielo è velato; un caldo afoso tipico delle zone paludose, tanto verde e il vociare della natura. A ben pensarci, non potevo scegliere luogo migliore per passare dal jogging alla corsa agonistica.
Corriamo in un luogo splendido, seguendo un percorso che si snoda all’interno dell’Oasi di Ninfa, a Latina, con la fantasia che va alla famiglia Caetani e al castello del borgo medievale di Sermoneta, che improvvisamente mi vien voglia di visitare. Una tranquillità infinita. Un’oasi, appunto.
Mi stacco dal gruppo degli ultimi, avanzo senza però esagerare con la velocità, e finalmente inizio a divertirmi. È quasi come correre da soli, godendosi i suoni nuovi di un luogo sconosciuto, senza farsi troppo prendere dall’ansia della gara. Il quarto, il quinto, il sesto chilometro… posso farcela, posso accelerare. Adesso sì che mi lascio prendere dalla competizione e inizio a superare altri corridori.
«Dai che dietro la curva c’è il traguardo. Dietro la curva però…» E quasi quasi ti spiace non avere accelerato prima, ché la gara sta per terminare e magari avresti potuto fare meglio. Potrei quasi continuare a correre, in fondo non sono così stanca. Il signor valigiesogni è lì, ad immortalare il momento.
«Ma guarda che sei stata bravissima. Giuro! C’hai impiegato pochissimo tempo»; è quasi più contento di me. A leggere la classifica finale, c’è da dire che il signor valigiesogni si è proprio fatto prender dall’entusiasmo perché sono andata bene ma non così bene. Ma è la mia prima gara e non posso che essere soddisfatta. E poi l’obiettivo era arrivare fino alla fine di corsa, divertendomi. Obiettivo raggiunto.
E questo è solo l’inizio… 

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