Partiamo da Asti mentre il cielo diventa sempre più scuro. Dopo qualche chilometro inizia a piovere. Eh, quella settimana lì è previsto maltempo. Improvvisamente, l’eco delle profezie di mamma e suocera riempie l’abitacolo dell’auto più brutta della storia del noleggio. Ad esser sincera, la profezia si ripete annualmente. Che si parta per la montagna o per altre mete, che sia luglio, agosto o settembre, “quella settimana lì” è previsto sempre maltempo. Il coniuge mi guarda e sorride. Vorrà dire che potrai finalmente dedicare un’intera settimana alla lettura e io potrò finalmente trascorrere sette giorni senza fare un tubo. Pazienza per il trekking.
Spoiler: le previsioni erano errate.
Eravamo stati in Valle
d’Aosta esattamente dieci anni fa. Il nostro primo trekking itinerante, quello
che ricordo con più affetto per la magia dei luoghi e l’allegria delle persone
con cui avevamo camminato.
Ti va di tornare in
Valle d’Aosta? Il
coniuge, per tutta risposta, dopo un paio di giorni mi invia una lista
di luoghi in cui dormire e un elenco di sentieri da esplorare. Lui è orientato per la Valgrisenche, più selvaggia e meno frequentata; io sono ispirata dalla vicina Valsavaranche, altrettanto selvaggia ma con più sentieri
che si snodano nell’area protetta del Parco Nazionale del Gran Paradiso e,
stando alle promesse della rete, con più possibilità di incontrare animaletti
selvatici vari. Il coniuge inizia a studiare i sentieri della Valsavaranche.
Sono tornata dal Parco Nazionale
del Gran Paradiso più innamorata di dieci anni fa. Cose sparse, tra le altre,
che ho portato a casa:
L’assenza del silenzio.
I suoni della montagna mi ammaliano: è tutto uno svolazzare di uccelli che si
richiamano l’un l’altro allegramente, la voce imponente del vento, i fischi
delle marmotte, il rumore dell’acqua, il ruzzolare delle pietre mosse da
famigliole di stambecchi e camosci.
La testardaggine nel
dire ce la posso fare! quando a pochi passi dalla cima (che non è una
cima ma un passo) mi sembra di non riuscire più a staccarmi dal sasso a cui
sono rimasta abbracciata stretta stretta negli ultimi 10 minuti. Ce la faccio, sposto
i timori, riesco a staccarmi e a guardare davanti a me senza vacillare.
Raggiunta la meta scopriremo che c’era un percorso molto più agevole, ma ormai…
L’umiltà di ammettere
che no, non ce la posso fare!. Sono stanca, la meta è troppo lontana, fa
troppo caldo e abbiamo camminato troppo. Non è una questione di vertigini, di
paura o mancanza di fiducia. È stanchezza. Se andassi avanti, non mi godrei più
il cammino. Il sentiero si è rivelato più duro del previsto e non ho la giusta
preparazione. Bisogna ammetterlo, fermarsi, riposare e poi tornare indietro,
ammirando quella natura che la fatica aveva offuscato.
Il riverbero del sole
che fa sbrilluccicare l’ultimo tratto della pietraia che conduce al Col Loson. Non
so perché ma io mi sento dentro un film western. Poi, compaiono gli stambecchi.
E domani dove andate?
Arianne, l’albergatrice, ce lo chiede tutte le sere. A volte approva, a volte suggerisce
un sentiero alternativo e meno battuto, a volte si stringe nelle spalle e
biascica un mmm, nientedichè. Nientedichè è un concetto molto relativo. Capisco
che se sei abituata a vedere quotidianamente il massiccio del Gran Paradiso, se
hai la maestosità del Monte Bianco a due passi da casa e la bellezza del
Piccolo san Bernardo dietro l’angolo… un sentiero quasi piatto tra corsi
d’acqua, mucchette e laghetti possa sembrare un nientedichè. Ma se le tue
giornate sono popolate di tangenziali, metropolitane, condomini e volti arcigni,
se non sei abituata alla bellezza, quel percorso nientedichè assume tutto un
altro fascino.
Il colore delle
montagne. Torno alla me bambinetta che fruga tra i pastelli Giotto alla ricerca
del colore più adatto per le montagne. Le mie erano sempre viola, nonostante mi
si dicesse di usare il verde. Avevo ragione io: quelle laggiù sono viola.
Il coniuge che cammina
sulle acque.
La pausa pranzo dentro lo
sfondo di un desktop.
Le chilate di fontina dappertutto.
A colazione, nelle zuppe, nei panini, con l’uovo (orrore!), nelle insalate…
Direi di rimandare il checkup del colesterolo.
Il piacere di
percorrere sentieri poco battuti; ci sono stati giorni in cui abbiamo
incontrato più stambecchi che camminatori.
La follia del ciclismo
ad alta quota. Sono una sportiva, conosco la fatica degli allenamenti e guardo
ammirata chi si allena per affrontare il Tor de géants, una tra le più
impegnative gare di corsa in montagna del mondo; abbraccia l’Alta via n.1 e
la n.2 della Valle d’Aosta: 330 km di sviluppo orizzontale, 24.000 metri di
dislivello verticale. Ne stiamo percorrendo qualche tratto, ma noi camminiamo e
ce la prendiamo comoda. Incontriamo qualcuno che se la fa di corsa. Che bravi.
Invece non riesco
proprio a capire le motivazioni che spingono gli appassionati di mountain bike
a incollarsi la bici sulle spalle, perché con tutti questi sassi, come puoi
pensare di stare sopra la MTB, e percorrere queste vie. Eppure, ne incontriamo
diversi tra i sentieri più impervi e sassosi; bici sulle spalle e sforzo immane.
Forse il piacere di pedalare sulle creste ricompensa la fatica di arrivarci.
Il lago Nero, la pace
del lago Djouan, la meraviglia davanti al lago Rossett, aggiungerei anche la
passeggiata dell’ultimo giorno al lago d’Arpy e le acque limpide di tutti gli
altri laghetti alpini che hanno reso più belle le nostre giornate.
La giornata dei rifugi
e la distanza indefinita che separa il rifugio Chabod dal rifugio Vittorio Emanuele
II. Sarà il caldo, sarà la fame ma sembra non si arrivi mai a destinazione.
Il Gran Paradiso. Magnifico.
I tetti di Eaux Rousses dalla nostra finestra
Le nostre scelte
Abbiamo soggiornato in
un piccolo albergo a conduzione familiare nel villaggio di Eaux Rousses, l’Hostellerie du Paradis. Arianne e l’energico papà Alberto ci hanno accolti, nutrito
benbene, consigliato ottimi vini e indicato i sentieri più suggestivi della
zona. Ci tornerei volentieri.
Che scatti magnifici
RispondiEliminaCara Amanda, il tuo commento ingigantirà l'ego del coniuge!! Un abbraccio
RispondiEliminaLa prossima volta ti aspetto dal lato piemontese del parco :)
RispondiEliminami mancano i tuoi suggerimenti di lettura :) Buon anno Baba!
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