Tetti rossastri sbiaditi e un ammasso di palazzi quadrati
sull’altopiano sotto la montagna che sbucava dalla nebbia, come una mano enorme
che cerca aiuto. Un ponte di ferro cigolante, il fango sul marciapiede stretto,
un uomo piegato per il peso della busta del centro commerciale in mano.
Un’altalena vuota in un parchetto spelacchiato e accanto un uomo con il cane
che li guardava come fossero qualcosa di nuovo. Evidentemente conosceva tutte
le auto della città, pensò Oleg.
Poi ecco la piazzetta attraversata dalla strada e una bandiera
dell’edificio a due piani del comune, mentre tre ragazzi davanti a un bar
rannicchiati dal freddo nelle loro giacche corte, con le mani in tasca, stavano
escogitando qualcosa.
La piccola città di N. la puoi disintegrare con una passeggiata.
Piccola e surreale; immersa nella natura, lontana da tutto eppure chiusa. Una
cittadina prodigiosa, persa da qualche parte in quella che un tempo neanche
troppo remoto si chiamava Jugoslavia, in un punto imprecisato tra la Croazia e
la Bosnia-Erzegovina. La città di N. aveva vissuto un grande momento grazie
alla fabbrica in cui si costruivano le turbine 83-N. Ma quelli erano altri
tempi. Si credeva ancora al mito della fabbrica, del sindacato, del consiglio
dei lavoratori, degli scioperi. Sobotka, l’ingegnere, con il suo memorabile
sciopero era riuscito a far aumentare gli stipendi a tutti gli operai. Ma poi
erano successe troppe cose.
«Noi avevamo mercato prima che il mercato ci fosse… Cioè durante
il socialismo. Poi, quando è arrivato il mercato, noi mercato non ne avevamo più.
Come faccio a spiegarlo?»
Già, come può il povero Sobtka cercare di spiegare l’incongruità
del progetto di Oleg e Nikola? Cosa può dire a questi due tipi strambi,
arrivati dal nulla, che vogliono investire il loro capitale in una fabbrica
chiusa da tempo, producendo le stesse turbine di un tempo? Sembra facciano sul
serio, vogliono riaprire la fabbrica e affidarne la gestione ai lavoratori
locali. Ma può fidarsi?
I prodigi della città di N.
dell’autore croato Robert Perišić (nella brillante traduzione italiana di
Elvira Mujčić) è un romanzo poliedrico, ambientato nell’area balcanica intorno
al 2010, in cui, con una serie di flashback, si intrecciano gli anni del
socialismo, la guerra e le sue conseguenze, la ricostruzione, le storture del
capitalismo. È un romanzo corale: si incontrano tanti personaggi
strampalati a cui sono già saltate delle valvole di sicurezza, tutti
perdenti, tutti ancora alla ricerca di un posto nel mondo. Un romanzo in cui si
ride e si piange, ironico ma commovente.
Perišić racconta di essersi ispirato a un fatto di cronaca
realmente accaduto in una remota cittadina siberiana. Un paio di imprenditori stranieri
avevano ridato vita ad una fabbrica, chiusa da tempo e unica fonte di reddito
del paesino, con il solo scopo di produrre un determinato quantitativo di
materiale per poi bloccare la produzione e chiudere tutto. Un progetto nato con
una scadenza predefinita, senza prendere in considerazione l’impatto
psicologico sugli abitanti del luogo. I flussi finanziari se ne infischiano
della fabbrica in quanto tale, di chi ci lavora, della comunità che è rinata
intorno a quell’illusione.
I prodigi della città di N. è
stato molto apprezzato in Francia e negli Stati Uniti. È arrivato in Italia lo scorso anno, grazie ai tipi di Bee, Bottega Errante edizioni, con sede a Udine, specializzati
nella letteratura dell’Europa centro orientale, con particolare attenzione alla
letteratura contemporanea e classica dell’area balcanica. Geograficamente così
vicina ma, per quanto mi riguarda, tutta da esplorare.
Ritorno dopo tre mesi e nella mia testa ho scritto e cancellato questo post almeno una dozzina di volte. Non so motivare queste lunghe pause. Credo sia un mix di pigrizia e indolenza. Termini un libro, anche molto bello, ma non ti va di scriverne subito. Rimandi. Ne inizi un altro, anche questo estremamente coinvolgente, e non ti va di lasciarlo. Poi scriverò due righe per entrambi i romanzi. E va avanti così.
Ma da quando ho smesso di prendere nota delle mie
letture, ho la sensazione di vederle svanire più velocemente. Un romanzo si
sovrappone all’altro e la mente mescola le narrazioni. Così, eccomi di nuovo
qui.
i tuoi consigli mi mancano... un abbraccio!
RispondiEliminaGrazie Fede per il tuo affetto. Un abbraccio forte a te.
Elimina