domenica 17 maggio 2020

Lady Barbara


Domenica scorsa, nel riordinare la libreria, è saltato fuori questo libricino.
Me lo donò Fabietto, amico lettore, anzi “il lettore”, spesso menzionato nei miei post. Fabio è una brutta persona, una di quelle che comprano i libri d’impulso pensando ai propri amici; ma la tentazione di leggerli, prima di regalarli, è tale da far intercorrere il giusto intervallo di tempo tra l’acquisto e la consegna al destinatario, in modo da poterseli gustare. Se il libro lo colpisce e comprende d’aver fatto la scelta giusta, se ne troverà traccia nella dedica iniziale. Altrimenti succederà come con Barbara (tradotto da Simona Costaggini, Sellerio editore). 
Non ricordo esattamente quando accadde, ma Fabio si presentò al nostro appuntamento tirando fuori dalla tasca questo volumetto. “Dovevo passare in libreria, m’è capitato tra le mani – sorriso – poi, siccome è un raccontino e io ero in anticipo…” Altro sorrisetto. Ma non c’era nessuna dedica. E quindi Fabie’?
Espressione indecifrabile seguita da un mah!  
Brutto segno. Avrei potuto leggerlo quella sera stessa, tuttavia il libro finì accantonato su uno scaffale.
Di Thomas Hardy non avevo mai letto nulla; mi era rimasta una spiacevole sensazione di cupezza, pessimismo e una sorta di disperazione dei suoi personaggi, retaggio dei manuali liceali di letteratura inglese. Certo che se i titoli dei romanzi più noti sono un Via dalla pazza folla e Jude l’oscuro, c’è poco da sperare.  
Tra il 1880 e il 1890 Thomas Hardy affiancò alla scrittura dei romanzi un lavoro di revisione e adattamento dei racconti già scritti, per inserirli in raccolte che avessero un filo conduttore preciso. Barbara of the House of Grebe fu il secondo racconto della raccolta A group of Noble Dames: dieci membri di un club, impossibilitati ad uscire a causa di una pioggia incessante, per ingannare il tempo raccontano a turno una leggenda su nobildonne di quell’area che Thomas Hardy chiama Wessex (la parte sudoccidentale dell'Inghilterra, corrispondente al Dorset).   
Immagine da Google
Il racconto è ambientato alla fine del Settecento; la diciassettenne Barbara, della casa dei Grebe, perde la testa per un Edmond Willowes qualunque. Giovane integerrimo, di famiglia onesta, ma una famiglia qualsiasi. Sangue blu neanche a parlarne. E bello, così bello che lady Barbara non ci pensa due volte ad organizzare una fuga nella notte col suo amato, seguita da matrimonio. L’alternativa sarebbe stata quella di sposare il maturo e risoluto Lord Uplandtowers, ricco proprietario, stimato dai genitori di Barbara e, per giunta, conte. Ma se hai ai tuoi piedi un Apollo in carne ed ossa, perché dover sottostare alle regole del sangue blu e sposare un conte qualsiasi? Giammai.
La vita, però, fa strani scherzi; la bellezza può esser distrutta da un incendio e di quel corpo magnifico e di quel volto perfetto non resterà nient’altro che una statua, a grandezza naturale, nel più pregiato marmo di Carrara, raffigurante Edmond in tutto lo splendore di una volta.
Il cuore umano, però, è portato a cambiare inclinazione come le foglie dei rampicanti sui muri; col passare del tempo non arrivarono più notizie di Edmond, e Barbara ascoltava con aria indifferente quando la madre e gli amici le sussurravano all’orecchio, «Beh, era il meglio che potesse capitare». Iniziò a crederlo anche lei, perché ancora non riusciva a ripensare a quella forma invalida e mutilata senza rabbrividire.
Anche la mente fa strani scherzi e lady Barbara, che non aveva riconosciuto la bellezza d’animo di quel primo marito, dopo aver deciso di sposare il cinico Lord Uplandtowers, davanti alla statua di Edmond perde il senno.
Il racconto non piacque alla critica. Lo Spectator lo definì “tanto affettato quanto ripugnante” e neppure T.S. Eliot gli dedicò pensieri migliori.
Perturbante e crudele, sono i primi aggettivi che mi vengono in mente. Eppure Hardy è riuscito a condensare tutte le sfumature di questi due aggettivi in pochissime pagine. Quindi, non escludo di dare una chance ai suoi romanzi più noti.

13 commenti:

  1. Eh, mi intriga! Con queste atmosfere vado a nozze:-) Di Hardy ho letto "Fuori dal bosco"; definizione dei personaggi e atmosfere sono i punti forti di Hardy, penso. Le vicende passano in secondo piano.

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    1. Ecco, ti sei spiegata benissimo. A parte la vicenda, ti resta addosso quell'atmosfera cupa che non tutti i romanzieri sono in grado di creare. Prendo nota anche di Fuori dal bosco. Non è detto che ci si debba orientare necessariamente per quello che viene considerato il capolavoro.

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  2. Anche a me intriga. Non ho letto nulla di Hardy ma sono attratta da tutte quelle emozioni così forti da riuscire a sovvertire ogni forma di controllo. Bello!

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    1. E qui vien fuori una qualche affinità tra te e Giacinta!
      Nel post ho tralasciato il tema dolente di un certo modo di vedere la donna e le sue reazioni. Non nascondo di essermi anche piuttosto irritata nel corso della lettura ma bisogna pur sempre far i conti con l'Inghilterra vittoriana.
      Se ti dovesse capitare di leggerlo, ne riparleremo in seguito.

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    2. Ah ! sentire questo mi spegne un po' l'entusiasmo, non nascondo, perché con un contro un certo modo di vedere la donna a volte mi sembra di dovermi indignare ancora oggi e... Non siamo in epoca vittoriana! In ogni caso se dovessi leggerlo ti dirò. Grazie per le informazioni sempre preziose e belle da leggere

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  3. Che dire... anch'io ho ritrovato nella mia libreria un libro pubblicato da Sellerio dalla copertina di un insolito colore azzurro, proprio come questa.
    Il mio dovrebbe trattare delle perturbanti pulsioni indomite di un collezionista.
    Non avendolo ancora letto (da cui il "dovrebbe") non ti so dire se le pulsioni, oltre che perturbanti, siano anche crudeli.
    Certo che abbinare un colore così celestiale con certi argomenti! Mah.

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    1. Noto con piacere che il filone cromatico persiste nelle nostre conversazioni di libri/case editrici/librerie.
      Scherzi a parte, mi hai fatto venire una certa curiosità. E, da una veloce ricerca on line, ho deliberato che il libricino in questione possa essere Il violino di faenza (tra l'altro, fuori catalogo).

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    2. Siiii è propro quello, trovato in una fornitissima bancarella al super-ottimo mercatino di Medicina.
      Chapeau per la ricerca!

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  4. In perfetta sintonia con Fabietto che, ieri, dopo aver letto il post, a distanza di anni, ha ribadito il suo Mah.

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  5. Off Topic: è bellissimo frequentare persone che "comprano i libri d’impulso pensando ai propri amici"! E che li legge anche, prima di donarli. E' Top questo tuo amico Fabio. Io ho qualcosa che ci si avvicina un pochino, una grande lettrice che mi segnala i romanzi che secondo lei possono interessarmi. Mi piace molto questa cosa.

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    1. Sì, Fabietto è un tipo speciale. Molto sui generis. A volte abbiamo delle discussioni pazzesche, perché su alcuni temi non riusciamo proprio a prenderci. Ma, dopo vent'anni di amicizia, ci regaliamo ancora molti libri. È bello avere un amico così. Ma è bello anche avere amici che segnalano i libri che potrebbero essere nelle nostre corde. Dai, siamo ragazze fortunate!

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  6. Si cambia anche opinione le persone cambiano i scritti cambiano e a volte che non sopportavamo ci può essere simpatico

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    1. Hai perfettamente ragione. Non è sempre facile ammetterlo, ma è così.

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