venerdì 13 gennaio 2017

L’ultimo amore di Baba Dunja, Alina Bronsky



Il mondo dell’editoria indipendente è sempre più ricco; alcune case editrici scompaiono dopo pochi anni. Altre, invece, sono riuscite a ricavarsi un angoletto persino nelle librerie di catena. Stare dietro a tutte è impossibile ed è un peccato perché si rischia sempre di perdere una perla che svanirà nel marasma delle ultime uscite.


La Keller rientra tra le case editrici di cui leggo spesso commenti entusiastici ma dal catalogo a me sconosciuto. Almeno fino alla fiera della piccola e media editoria romana dello scorso dicembre, quando ho dato uno sguardo alle pubblicazioni ed ho portato via L’ultimo amore di Baba Dunja di Alina Bronsky. Acquistato per il titolo, la copertina, il consiglio della casa editrice e non per le numerose recensioni positive scoperte solo successivamente. È vero: è un bel libro; piccolo, intenso, caldo, di quelli che ti mettono di buonumore in una giornata in cui sbraneresti chiunque.
Baba Dunja è una baba, una signora un po’ in là con gli anni, non ne ha più 82 come ai bei tempi, una donna energica che ha già visto tutto e non ha paura di niente, neanche della morte, purché si comporti con lei in modo gentile. Ha fatto pace pure con la vecchiaia che, in fondo, ha i suoi lati positivi, tipo non dover più chiedere il permesso a nessuno e poter tornare allegramente nella propria casa a Černovo sebbene sia a due passi da Chernobyl e, dopo l’incidente nucleare, non sia un luogo salutare in cui vivere. «Sono vecchia, le radiazioni non possono più colpirmi e anche se fosse non è certo la fine del mondo».
Vivere a Černovo non è così male: poche persone, ciascuna con le sue manie; giardini rigogliosi, un pozzo in fondo alla strada, ortaggi, una coltre di neve in inverno e gli uccellini che cinguettano nella bella stagione. Ci sono ragni dappertutto, ma pazienza.
Baba Dunja è una donna ospitale, ascolta le paturnie della piccola comunità di Černovo e il vociare dei morti che non la lasciano mai in pace. Anche Jegor, suo marito, da quando è morto è diventano più simpatico. Non che da vivo fosse una cattiva persona, però era un marito autoritario, possessivo e infedele. Ma a quei tempi erano tutti così. L’errore è stato il matrimonio in sé; una come baba Dunja avrebbe potuto crescere i suoi figli da sola, senza incatenarsi ad un uomo per sempre. Ma l’ha scoperto quando era già tardi.
Da quando è tornata a Černovo, legge vecchi numeri di La contadina e L’operaia, lasciati da una donna nubile che abitava lì prima dell’incidente nucleare, ma non è come Petrov che ha bisogno dei libri come un alcolista della grappa. Baba Dunja ha sempre da fare, non le servono i libri per ingannare il tempo. E poi a Černovo il tempo non esiste. Non ci sono scadenze, ansia, non c’è fretta.
In sostanza i nostri processi quotidiani sono una specie di gioco. Riproduciamo ciò che le persone fanno di solito. Nessuno si aspetta niente da noi. Non siamo obbligati né ad alzarci la mattina né ad andare a letto la sera. Potremmo anche fare esattamente il contrario.  
Baba Dunja ha una figlia che fa il medico in Germania e un figlio che vive dall’altro lato del mondo. E poi ha una nipote bellissima che si chiama Laura. Vive in Germania (forse), non parla una parola di russo, è bionda, ha gli occhi tristi e non sorride mai. O forse non è così perfetta: ha i capelli rasati e odia tutti, eccetto sua nonna, baba Dunja, sebbene non si siano mai incontrate.
Černovo rappresenta la morte eppure è lì che Baba Dunja ha imparato a volersi bene e a sorridere. A Černovo non dovrebbe abitare nessuno. Eppure è lì che Baba Dunja si sente a casa.
Un piccolo libro che fa bene al cuore.

traduzione dal tedesco di Scilla Forti, Keller editore, 2016.

6 commenti:

  1. Risposte
    1. Brava! Pur non essendoci mai incontrate, per quel poco che penso di conoscerti, questo è un libro che ti regalerei volentieri.

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    2. La copertina è bellissima! :)

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  2. Sì, bella recensione ( come sempre, )sintetica ed efficace e libro molto invitante. Una curiosità : perchè tradotto dal tedesco? Ciao!

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    1. Perché l'autrice è nata in Russia ma cresciuta in Germania, dove vive attualmente. Una bella storia e una bella penna.

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  3. credo proprio che questo libro sarà mio al più presto! :)

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