Mi
spiace ma no, questa non è proprio una di quella città di cui poter dire: “Sono
stato a Parigi. L’ho vista in un weekend”. Magari puoi dire “Sono salito sulla
Torre Eiffel, ho visitato qualche sala del Louvre, ho visto la Basilica del Sacro
Cuore”. Insomma, Parigi è una città così immensa, così stupefacente che non
commetterò l’errore di alcun “So… conosco…”.
In
cinque giorni ho avuto il tempo di farmi un’idea: quella di tornare a Parigi non
appena ne avrò la possibilità. Ma chi l’avrebbe mai detto? C’è stato un periodo
lontano in cui addirittura mi venne offerto vitto e alloggio in quella città.
Ed io rifiutai, stupida che non sono altro! “No, la Francia non mi incuriosisce;
i francesi sono tutti snob, quella lingua non mi piace. Magari un giorno andrò
in Provenza ma per adesso no, grazie”. Questo pensavo io appena laureata. Due
ore dopo aver sostenuto l’esame di francese dimenticai tutte le regole grammaticale
faticosamente apprese. E quest’estate ho espiato le mie colpe.
Sì, è vero: i
francesi non apprezzano molto chi non si sforza di parlare la loro lingua. Ma
non mi risulta che in Italia ci si comporti in modo troppo diverso. Provate a
chiedere, in inglese, una qualsiasi informazione ad un autista romano e state a
sentire quale sarà la risposta. La verità è che nei posti in cui sono stata non
ho avuto alcun problema nel farmi capire. L’unico problema è stata
la mia frustrazione nel non comprendere le banali conversazioni tra amici in un
bistrot o nella metro. Sì, va bene, non si fa: non si origliano le conversazioni
altrui. Eppure da queste piccole cose si impara così tanto di un paese! É
triste non poter interagire con la signora della boulangerie o con il signore
gentilissimo che ti dà indicazioni alla fermata dell’autobus. Era da un po’ che
non mi capitava di incappare nella barriera della lingua e la sensazione non mi
è piaciuta. Sicché ho già iniziato a cercare un corso di francese che si incastri
con gli altri impegni quotidiani.
In
questi giorni ho tentato di capire cosa mi abbia incantato di Parigi.
Perché,
più di altre volte, sono tornata con la sensazione di non aver avuto tempo
per vedere nulla, di aver appena annusato il profumo di un luogo senza riuscire
ad aspirarlo pienamente? Mi è rimasta quella sorta di insoddisfazione di chi
pensa che un gioco sia divertente ma gli viene sottratto prima di poter
iniziare a giocare. Perché questa cosa mi è successa con Parigi e non con altre
città? Non lo so.
Parigi
dall'alto della Torre Eiffel all'imbrunire è uno spettacolo mozzafiato. Eppure
la Torre Eiffel ce l’hanno fatto vedere in tutte le salse, come può suscitarti
tanta emozione trovarti di fronte ad un monumento che pensavi già di conoscere?
Invece resti a bocca aperta.
La
chiesa di Notre-Dame di Parigi è certamente ancora oggi un maestoso e splendido
edificio. Ma, per quanto si sia conservata bella invecchiando, è difficile non
sospirare e non indignarsi di fronte ai danneggiamenti, alle innumerevoli
mutilazioni che simultaneamente il tempo e gli uomini hanno inferto al
venerabile monumento, senza rispetto per Carlomagno che ne aveva posto la prima
pietra, né per Filippo Augusto che ne aveva posto l'ultima. Sulla facciata di
questa vecchia regina delle nostre cattedrali, accanto ad una ruga si trova
sempre una cicatrice. […]
Ogni
lato, ogni pietra del venerabile monumento è una pagina non solo della storia
del paese, ma anche della storia della scienza e dell'arte. Così, per limitarci
ad indicare qui soltanto i dettagli principali, mentre la piccola Porte-Rouge
raggiunge quasi i limiti delle delicatezze gotiche del quindicesimo secolo, i
pilastri della navata, per volume e gravità, riportano fino all'abbazia
carolingia di Saint-Germain-des-Prés. Si crederebbe che intercorrano sei secoli
di differenza fra quella porta e queste colonne. Pertanto, l'abbazia romanica,
la chiesa filosofale, l'arte gotica, l'arte sassone, la pesante colonna rotonda
che richiama Gregorio VII, il simbolismo ermetico con cui Nicolas Flamel
preludeva a Lutero, l'unità papale, lo scisma, Saint-Germain-des-Prés,Saint-Jacques-de-la-Boucherie,
tutto è fuso, combinato, amalgamato in Notre-Dame. Questa chiesa centrale e generatrice
è, fra le vecchie chiese di Parigi, una specie di chimera; ha la testa di una,
le membra di un'altra, il dorso di un'altra ancora, qualcosa di tutte.
Ho
girellato alla ricerca della colta e vivace Parigi dei meravigliosi anni tra le
due guerre di cui tanto ho letto nei mesi scorsi. Cercavo la Parigi di Sylvia
Beach e di Adrienne Monnier di cui ho parlato qui.
Ahimè
nella zona dell’Odeon resta poco di quelle che furono le grandi librerie, luoghi
di ritrovo di intellettuali europei e americani. Nessuna traccia della Maison des Amis des Livres di Adrienne Monnier
e solo una misera targa a ricordare che in rue de l’Odeon nasceva, grazie
all’energia di Sylvia Beach e all'intraprendenza di questa libraia-editora, l’“Ulisse”
di Joyce. Di gran parte delle librerie di questa zona resta solo l’insegna;
altre erano chiuse per ferie, quindi non ho potuto curiosare.
Sono
andata invece a curiosare nell'odierna Shakespeare and Company in rue de la Bucherie, a pochi passi da Notre-Dame.
Il luogo è
ormai diventato meta turistica: tutti fuori a scattar foto e poche persone
dentro ad acquistar libri.
Approfittando del fatto che al piano superiore non
ci fosse nessuno, mi sono permessa di immortalare qualche angolo.
Avrei
trascorso giornate intere nei giardini parigini. Curati, colorati, sentieri che
invitano a passeggiare, leggere, stravaccarsi vicino ad una fontana e godersi
il pomeriggio senza far assolutamente nulla.
Non
ci siamo fatti mancare la sfarzosa reggia di Versailles. Non amo molto le
residenze prive di mobili e di oggetti dell’epoca e Versailles è un luogo di
memoria sostanzialmente vuoto. Non dà l’idea di come si svolgessero le giornate
in quegli spazi immensi. I giardini e i giochi d’acqua delle fontane, però,
sono assolutamente grandiosi.
No,
Montmartre non mi ha entusiasmato. Forse se non ci fossero stati tutti quei
turisti sarebbe stato diverso. Una mia amica mi parlava degli splendidi vicoletti;
noi ci siamo limitati a fuggire dalla pazza folla in fila per riportare a casa
qualche caricatura.
Place des Vosges |
Ho
girato volentieri tra i bistrot del Marais e abbiamo cenato per ben due
volte al Cafe Hugo vicino a Place des Vosges. Piazza incantevole e
caffè delizioso, cibo di buona qualità, prezzi equi e personale divertente e
disponibile. Avrei dovuto prendere un calvados,
in onore di Simenon, ma poi mi sono limitata ad una birra.
Jardin du Luxembourg |
E poi ci sono state le Ninfee di Monet al Musée de l'Orangerie e il girovagare senza meta. La triste constatazione di quanto siano efficienti i trasporti pubblici francesi (triste perché si finisce con la solita frase qualunquista “Da noi, invece…”), le considerazioni sul diverso costo della vita… cose così.
Sono stati giorni bellissimi. Poi siamo
ritornati. E in un batter d’occhio sono stata sopraffatta da quella
quotidianità che ogni volta vorresti cambiare e poi non ce la fai. Però non
sono tornata del tutto: sto leggendo Notre-Dame de Paris.
Uh, anche io cinque giorni. :)
RispondiEliminaè vero, bastano appena per sentire il profumo.
Anch'io ho avuto la stessa sensazione a Parigi, di averla appena sfiorata senza mai davvero entrarci. Meglio, così vuol dire che ci dovrò tornare presto!
RispondiEliminaSilvia, Alea: a quanto pare sono in buona compagnia!
Eliminami piace ho conosciuto qualche aspetto inedito di Parigi
RispondiEliminaE chissà quanti altri aspetti inediti ci sono ancora da scoprire! Bisogna inevitabilmente tornarci!
EliminaC'è stato un tempo in cui andavo a Parigi ogni anno e non mi stancavo mai... una delle cose che mi aveva colpito all'epoca era l'audacia dei francesi nell'accostare ad esempio una chiesa medievale a strutture ultra-moderne senza però creare dissonanze, credo che sia uno dei motivi che la rendono una città unica... a proposito della tour Eiffel sembra incredibile che il monumento più odiato dai parigini e che doveva essere smantellato dopo vent'anni dalla costruzione, oggi sia diventato invece il simbolo della città e un'attrazione per i turisti di tutto il mondo...
RispondiEliminache nostalgia...
un abbraccio
Hai descritto perfettamente il mio pensiero. La sensazione (magari sbagliata) è quella di non potersi stancare di Parigi.
EliminaNe parli con così tanta nostalgia da farmi pensare che anche tu ci tornerai, prima o poi…
Un abbraccio alla lettrice comune!
Da un mese cerco di commentare e non ci riesco... chissà se questa è la volta buona e mi accetta...
RispondiEliminagabrilu
Mi spiace tantissimo; ho dovuto inserire un minimo di protezione perché ultimamente ricevevo dei commenti spam osceni e non sapevo più come venirne fuori.
EliminaAllora: volevo dirti che mi è piaciuto molto questo tuo post così fresco ed entusiastico. Però attenzione: Parigi crea dipendenza!
RispondiEliminaLasciatelo dire da un Parigi-dipendente come me :-)
Ciao!
Questo mio desiderio di scoprire Parigi è anche un po’ colpa tua, sappilo! Soprattutto la scorsa estate, dopo i tuoi post di rientro, ho iniziato a riflettere su quando andare. Ed ecco i risultati! Ora (quando ne avrò la possibilità) mi toccherà andare di nuovo per capire se è solo un’infatuazione o qualcosa di più serio…
EliminaPoi, dopo aver letto Notre-Dame de Paris, devo necessariamente salire su su in cima alla cattedrale per guardare quei terribili mostri con altri occhi. Non ho neppure visitato la casa di Hugo…
Insomma, come puoi notare, i pretesti non mi mancano!
ti ho ritrovato dopo mesi che non passavo da queste parti...e io, dopo averci passato sei mesi nel lontano 2003, sono un'autentica addicted di Parigi...grazie signora valigiesogni, sempre bello ritrovarsi!!!!!
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