martedì 4 dicembre 2012

Dell’esser donna.



«E di sesso femminile non vorreste nulla?»
«No, grazie».
«Io ve ne darei a buon mercato. Per la conoscenza che abbiamo, un rublettino a pezzo».
«No, di sesso femminile non ne ho bisogno».
«Ah, se non ne avete bisogno, allora è inutile parlarne. I gusti son gusti: a chi piace il prete, e a chi la moglie del prete, dice il proverbio».
[… ] e questo che razza di contadino sarebbe: Elizaveta Vorobej? Pfu, per tutti i diavoli: una donna! Com’è venuta a sbatacchiare qua? Sobakevic farabutto, anche qui ha voluto truffare!
Cicikov aveva ragione: si trattava veramente di una donna! In che modo fosse scivolata là dentro, è un mistero: ma era stata iscritta così regolarmente, che a una certa distanza poteva venir scambiata per un contadino…  

Nikolaj Vasil’evic Gogol’, Le anime morte, traduzione di Agostino Villa, Einaudi.

Era la Russia dell’Ottocento descritta da uno straordinario Gogol’ (traduzione toscana spassosissima di Agostino Villa) e l’anima di una donna, diciamocelo, non valeva granché neppure da morta. La forza lavoro era del sesso forte; quello debole, come tale, non aveva valore. Una donna non poteva esser considerata un contadino. Ma erano altri tempi ed altri luoghi.
Non appartengo al gruppo delle femministe, né sono tra quelle che reclamano a gran voce l’introduzione in questo paese delle quote rosa che, anzi, mi sembrano sottolineare inutilmente una differenza di genere e non mi sembrano premiare il merito, quando c’è. Non ho mai avuto la sensazione che mi fosse precluso qualcosa, in quanto donna, né che fossi incasellata in qualche ruolo predefinito. Vabbè, ci sarebbero le riflessioni materne sui compiti della donna in casa, sull’importanza d’esser e d’apparir femmina e non maschiaccio. Insomma, niente di rilevante.
Sono stata sempre circondata da amici maschi; mi alleno con dei ragazzi, non ho mai avuto problemi di lavoro solo perchè donna. Mai, prima dell’ultimo periodo.
Da qualche tempo lavoro nel settore dell’autotrasporto merci, settore ancora considerato maschile sebbene molte aziende siano ben amministrate da donne e sebbene si vedano in giro conducenti donne spavaldamente alla guida di un autotreno. Questo lavoro è arrivato per caso, cercavo altro ma avevo bisogno di un introito mensile. Non è il lavoro della mia vita ma mi permette di sopravvivere e, non essendo mai stata troppo choosy, l’ho accettato e continuo a svolgerlo. Interagisco con tipi bizzarri, assisto a siparietti comici e mi scontro con soggetti che credono di essere il diretto successore di Dio in terra. Ce n’è uno, in particolare, che pensa che, per il solo fatto d’essere maschio, di avere una trentina d’anni d’esperienza e di far parte della Polizia di Stato, gli si debba stendere il tappeto rosso ogni volta che lo si incontra e chiamarlo Sua Eccellenza con tanto d’inchino reverenziale. Se poi, infelicemente, sei costretta a collaborare con lui, a trascorrere con lui un paio di giorni al mese, a dover sentire ogni volta la storia che “in questa società non ci son più valori; il ruolo della donna s’è snaturato. Ma da quando in qua sono gli uomini a prendere l’aspettativa per motivi di famiglia? Le donne hanno un compito specifico e quello devono svolgere. A casa. Nelle imprese, mah, fin quando si sta in segreteria o, al massimo, per qualcuna più brava, in amministrazione… Ma per il resto… L’Arma, l’Esercito… queste inutili aperture al sesso femminile che per struttura fisica e, diciamocelo, anche per idee, comportamento, atteggiamenti... Son cose che le donne non possono fare. Non c’è tempra, né fisica né mentale.  Prendi una donna a fare un inseguimento…” Se tutto ciò, dicevo, si ripete periodicamente, finisce che diventi femminista.
Marc Chagall, Le anime morte di Gogol', Apparizione del poliziotto
Ecco, Eccellenza, prendiamola una donna a fare un inseguimento. Mai esempio, con me, fu meno appropriato. Facciamo che iniziamo a correre noi due, Lei con il suo passo flemmatico ed io con i miei 4 minuti a chilometro per dieci chilometri. Vediamo chi arriva prima. 
Oppure facciamo che la lascio in una stanza con un imprenditore del settore dei trasporti, Lei con la sua misera conoscenza del codice della strada e la mia collega, con vent’anni d’esperienza, tutte le abilitazioni possibili, consulente, formatrice, presente alle riunioni fino a tarda sera, pronta a fare formazione il sabato, la domenica e ogni volta in cui ce n’è bisogno. Vediamo chi è più preparato e chi sa dare tutte le risposte del caso all’imprenditore in questione tra Lei, presuntuoso maschio, o la collega, umile e instancabile femmina. E già che ci siamo, mi spieghi pure perché io, povera donnicciola, posso lavorare anche sei giorni a settimana, mentre il mio capo, superbo maschio, non può venire in ufficio quando piove perché con “questo tempo uggioso non è il caso di uscire”.
Poi, per carità, non son mica tutte così le persone; però sa, Eccellenza, siccome non son tutte così, non sarebbe il caso di generalizzare; Egregio, se mostrasse un briciolo d’intelligenza in più, eviterebbe di mettere in cattiva luce il genere maschile. Ché gli uomini, sa, non sono mica tutti così ottusi.   

6 commenti:

  1. Glielo hai detto in faccia, mi auguro.
    (non credo legga il tuo blog, libri, viaggi, sogni...)

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    1. Non credo legga in generale.
      Poi, sai, libri, viaggi, sogni son robe da femminucce.

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  2. "SUA ECCELLENZA"?????
    Eh no. Non tollererei.

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    1. Neanch’io fanciulla. Di buono c’è che ho capito che la diplomazia non è il mio forte ed ho smesso di frustarmi per non aver speso soldi nei master in studi diplomatici! Un baciotto

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  3. Non tutti, no, però spesso i cretini sono quelli che gridano più forte.

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