lunedì 3 ottobre 2011

Giallo non giallo

“A dire il vero, non mi sono mai laureto e non ho neanche mai scritto un romanzo. La colpa, in parte, ce l’ha il Don Chisciotte.
È triste, ma il Don Chisciotte è un libro che non posso soffrire. In quegli anni gloriosi in cui gli studenti facevano ancor manifestazioni e fumavano spinelli nel cortile di lettere, io ero un idealista orgoglioso e ingenuo, cosa che mi ha provocato non pochi problemi. […] 
Come dicevo, ho avuto un trauma per colpa del Don Chisciotte. Solo a sentirne parlare mi innervosisco. Non so perché, ma lo odio, lo odio profondamente; forse perché è l’unico libro di cui tutti parlano bene. I politici ne citano brani a memoria, prodigano lodi e non si fanno il minimo scrupolo a sperperare le nostre tasse in commemorazioni e omaggi, cosa che sembra per lo meno sospetta. Malgrado ciò, sono convinto che la maggior parte dei nostri parlamentari non se l’è mai letto tutto. Io per primo non sono potuto andare oltre le quaranta pagine, e dire che mi sono anche sforzato. In realtà, non aver letto il Don Chisciotte non è poi un gran problema, ma lo è se studi lettere moderne. […]
Non mi restava che un anno per finire e non mi venne in mente niente di meglio che presentare come tesina finale un’inchiesta che dimostrava che nel nostro paese (anzi, nella mia città) quasi nessuno ha letto quel testo sacro della letteratura spagnola. Persi tempo a fare un sondaggio con ben cinquecento interviste […]
Tutti quei quattrocentoottantadue risposero “no” al punto “d” dell’inchiesta dove si domandava se erano disposti a confessare pubblicamente di non aver letto il Don Chisciotte.
Logicamente, dopo quei risultati mi sentii sollevato e un po’ meno solo. Bisogna dire però che i professori dell’Università non apprezzarono molto il mio originale apporto allo studio della letteratura del Secolo d’Oro. Invece di aver perso tempo in quel modo, mi dissero, avrei dovuto leggerlo dalla prima all’ultima pagina e smetterla di addurre scuse. Giurarono che non mi sarei mai laureato, né in quella facoltà né in nessun’altra, e che se mi veniva in mente di fare il Don Chisciotte e rendere pubblico quel sondaggio del cazzo (parole testuali), qualcuno mi avrebbe cambiato i connotati (parole testuali anche queste). Siccome non capivo bene cosa significasse fare il Don Chisciotte perché non avevo letto il libro, gettai la spugna e mi misi nelle mani di Montse.”

Non sono una gran lettrice di gialli, non perché non mi piacciano, anzi. È che li temo. Sì, temo che qualora iniziassi a leggere gialli e noir, smetterei di fare tutto il resto. Un giallo ben scritto ti tiene inchiodata alle sue pagine, dimenticando riunioni, bucato da fare, impegni sportivi, ufficio da raggiungere…
Solo che se si frequenta con un certa costanza il blog di gialli-e-geografie, come si fa a non cadere nella gialla trappola?
Lo stralcio riportato è tratto da Delitto imperfetto, della scrittrice catalana Teresa Solana, e dà l’idea, a mio giudizio, dello stile irriverente e divertente che caratterizza l’opera. Un giallo non giallo, come diceva la mia amica Nela San qui. Il mistero c’è e c’è anche la suspense, ma poi c’è tanto umorismo e una manciata d’ironia, specie quando Teresa Solana si sbizzarrisce nel delineare alcune figure femminili odierne: dalle raffinate signore borghesi, impeccabili nei loro abiti firmati e corpi rifatti, alle “sinistroidi riconvertite a tutto quello che comprende l’aggettivo alternativo: le diete alternative, la medicina alternativa, l’ecologia alternativa e non so quante altre cose alternative.”

Uno spasso.     

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