“Uscendo da quel parco, la corrente della Vivonne riprende slancio. Quante volte ho visto, e desiderato di imitare quando fossi stato libero di vivere a modo mio, un rematore che, abbandonato il remo, s’era sdraiato quant’era lungo sulla schiena, abbandonando la testa sul fondo della barca, e mentre lasciava che questa galleggiasse alla deriva, mentre vedeva il cielo, e nient’altro, sfilare lentamente sopra di lui, mostrava in volto l’espressione di chi pregusta la felicità e la pace!”
M. Proust, Dalla parte di Swann, traduzione di G. Raboni
Ho sempre associato il piacere della libertà ad una lunga corsa nel verde, col cielo azzurro e l’aria pungente, o a una passeggiata in montagna, senza orologio. Eppure, in questa serata d’autunno, con la pioggia che batte ritmicamente sui vetri e la coscienza che borbotta: «Ci sarebbe da fare questo, questo e quest’altro ancora, e tu, che fai? Te ne stai lì a leggere! Irresponsabile…», penso a quanto vorrei esser quel rematore. Mi sdraierei nella barca, annegherei la coscienza, e lascerei i miei pensieri liberi di seguire la corrente.
M. Proust, Dalla parte di Swann, traduzione di G. Raboni
Ho sempre associato il piacere della libertà ad una lunga corsa nel verde, col cielo azzurro e l’aria pungente, o a una passeggiata in montagna, senza orologio. Eppure, in questa serata d’autunno, con la pioggia che batte ritmicamente sui vetri e la coscienza che borbotta: «Ci sarebbe da fare questo, questo e quest’altro ancora, e tu, che fai? Te ne stai lì a leggere! Irresponsabile…», penso a quanto vorrei esser quel rematore. Mi sdraierei nella barca, annegherei la coscienza, e lascerei i miei pensieri liberi di seguire la corrente.
Nessun commento:
Posta un commento
Il tuo commento sarà visibile dopo l'approvazione.