sabato 6 gennaio 2024

Il mio 2023 in libri

 


All’inizio del 2023 ho buttato giù diverse liste di libri che avrei sicuramente letto nel corso dell’anno: la lista dei classici, quella dei libri acquistati negli stand dei piccoli e medi editori nelle varie fiere/festival letterari, la lista dei libri di non-fiction che-questa-volta-devo-assolutamente-affrontare, per non parlare della lista di romanzi che possiedo in ebook e che neanche ricordavo di possedere. È andata a finire che ho letto tutt’altro e forse ho fatto bene a seguire l’istinto del momento.

 


Gennaio lo ricordo per le serate trascorse in un paesino della Turingia ascoltando Bach e i pensieri di Florian Herscht, il matto del paese. Un gigante buono, dalla forza pazzesca, con una teoria tutta sua sulla nascita e imminente scomparsa dell’universo. Ragion per cui reputa fondamentale avvertire con una serie di missive la Cancelliera Merkel, donna di scienza in grado di trovare una soluzione al problema. E le scrive una lettera dopo l’altra, indicando come mittente solo il suo cognome (Herscht) e il cap del paese (07769).

Un muro di parole lungo 500 pagine con un solo punto alla fine del romanzo. Una storia surreale con una trama impossibile da descrivere e una digressione dietro l’altra. La mia prima esperienza con lo scrittore ungherese László Krasznahorkai e probabilmente non l’ultima. Una volta entrati nella testa del protagonista ci si affeziona al personaggio e si crede a tutto. Alla fine, ti si stringe anche il cuore.

László Krasznahorkai, Herscht 07769, Il romanzo bachiano di Florian Herscht, traduzione di Dóra Várnai, Bompiani  

 


Febbraio: un mese breve di letture e riletture; tra tutte, l’indimenticabile L’anno del pensiero magico in cui Joan Didion indaga, disseziona, analizza il lutto e il dolore.   

Eppure a un certo livello avevo sempre riconosciuto, essendo timorosa dalla nascita, che certi fatti della vita sarebbero stati al di là della mia capacità di controllo o manipolazione. Certi eventi sarebbero accaduti e basta. Questo era uno di quegli eventi. Una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita.

 

Alba De Céspedes - Fondazione Mondadori

A marzo ho scoperto il potere che può avere un diario nelle mani di una moglie e madre nell’Italia del secondo dopoguerra. La quarantatreenne Valeria Pisani, protagonista di Quaderno proibito di Alba De Céspedes, che si divide tra lavoro e famiglia, ritrova la propria individualità scrivendo quotidianamente su un “quaderno”, proibito sin dall’inizio, perché acquistato in un giorno di festa al tabaccaio dove, di domenica, bisognerebbe vendere solo tabacchi e non altri articoli. Scrivendo di sé, Valeria realizza di non essere più né donna né moglie; ormai è solo “un’impiegata” e “mamma”, anzi mammà, come la chiama sempre suo marito.

Quaderno proibito ha svegliato il mio interesse verso le scrittrici italiane del Novecento ormai dimenticate. Il tema delle scrittrici “misconosciute” è stato piuttosto popolare nel 2023; se ne è parlato nei festival letterari e nelle fiere. Devo dire che i pochi incontri a cui ho partecipato mi sono sembrati scialbi. Meglio attingere alla fonte per farsi una propria idea e recuperare i romanzi fuori catalogo in biblioteca.

 


Sempre nel mese di marzo, a farmi viaggiare è stato Trasparenti, dello scrittore angolano Ondjaki (tradotto dal portoghese da Livia Apa, edizioni e/o).

Un romanzo strambo, con personaggi ancora più strambi che vivono in un palazzo fatiscente di Luanda. C’è molta acqua, molta malinconia, molta poesia e una tagliente rappresentazione del panorama politico e sociale del Paese.

 


In primavera ed estate ho letto tanto, anche titoli interessanti, ma a ripensarci è come se ci fosse stato un unico, solo, grande romanzo: I Buddenbrook (traduzione di Silvia Bortoli, Mondadori). Di Thomas Mann non avevo mai letto nulla, intimidita dalla mole, dal contesto e da pensieri sciocchi che a volte mi fanno propendere per la lettura di romanzi contemporanei rispetto al mattone di un’altra epoca. Ciononostante, nell’afa di agosto non vedevo l’ora di tornar a casa per immergermi indisturbata nelle pagine di questo grande affresco familiare nella Lubecca del XIX secolo.

 


E arriviamo all’autunno.

Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c’è sempre la televisione accesa. Dillo subito agli altri «No, non voglio vedere la televisione!» Alza la voce, se no non ti sentono: «Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!»

Sedotta per la seconda volta da Se una notte d’inverno un viaggiatore; eppure questa volta mancava il fattore sorpresa. Sapevo che mi sarei trovata in un iper-romanzo, come lo definì lo stesso Italo Calvino, sapevo che mi sarei trovata di fronte a dieci diversi incipit di romanzi che il Lettore e la Lettrice, per i motivi più rocamboleschi, non avrebbero potuto leggere. Ma sono stata sedotta ugualmente. Geniale.

 


A risollevare il mio umore nel periodo prenatalizio è stato Quel che si vede da qui di Mariana Leky (tradotto dal tedesco da Scilla Forti, Keller editore). Il romanzo è ambientato nella regione boschiva del Westerwald, in una sinfonia di verde, azzurro e oro; attraversando la zona in treno, vediamo solo bosco, prato, campo, pascolo, boschetto, fattoria, podere. Ci troviamo in una piccola comunità costituita da personaggi stravaganti e un po’ magici, raccontati da Luise, nipote della personalità più magica del paesino: Selma. I sogni di Selma, infatti, sono profetici e terrorizzano i concittadini. Ogni volta che Selma sogna di trovarsi in mezzo a un prato, nei pressi del bosco dei gufi - l’Uhlheck - con un okapi, nelle 24 ore successive muore un abitante del Paese.  

Quel che si vede da qui è una favola che racconta cose serissime che hanno a che fare con la vita, la morte, l’isolamento, l’amore, la paura di vivere e di morire, ma vengono narrate con un mix di ironia, umorismo e delicatezza. Il romanzo di cui avevo bisogno in un momento di malumore.

 

La vetrina della libreria Tropismes (Bruxelles), fotografata nel mese di agosto

Qui tutti i libri letti nel 2023.

Ho letto Herscht 07769 e Trasparenti stimolata dalle proposte delle bravissime libraie della Biblion di Granarolo che suggeriscono diversi titoli interessanti da discutere con i loro gruppi di lettura.


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