lunedì 5 luglio 2021

Briciole sparse di letture disordinate

 


Nessun blocco del lettore. Nessun evento nefasto ha turbato le mie giornate. Ci sono stati dei cambiamenti e le novità destabilizzano anche quando ci hai lavorato su a lungo, ci hai sperato, le hai desiderate fortemente. Poi, buuum! il cambiamento si materializza e tu non hai neanche il tempo di rendertene conto. Sei così felice, così incredula, così concentrata a riorganizzare le tue giornate, ad evitare passi falsi, da mettere in standby tutto il resto.

Il mio attuale lavoro prevede il ritorno al pendolarismo (seppur per brevi tragitti) quotidiano. Pensavo avrei letto tantissimo, ma avevo sottovalutato le fisime derivanti dal mix trasporto pubblico-epidemia. I posti a sedere scarseggiano, gli autobus sono sempre più sporchi, le soluzioni igienizzanti sempre a portata di mano: più ti igienizzi, più le maniglie di treni, metro, bus diventano appiccicose. Ed è un continuo pulire le mani e concentrarti sugli addominali nel vano tentativo di mantenere l’equilibrio e toccare il meno possibile i sostegni che ti circondano. Così passo dall’ebookreader (beh, sì, è più leggero, più pratico. Epperò, anche lì è tutto un tocchicciare; inoltre, volevo leggere quell’altra cosa di cui ho già preso il cartaceo…) al libro cartaceo (uh!, ma quanta soddisfazione mi dà la carta. Però quanto pesa questa borsa…), dal romanzo alla raccolta di racconti, dal Medioriente alla narrativa italiana contemporanea. Insomma, faccio un po’ fatica nel seguire un progetto di lettura coerente. (Sì, d’accordo, non è che sia mai stata particolarmente razionale con i programmi di lettura).

Briciole sparse di letture disordinate.


Premiate letture
. Come ogni anno, a maggio mi son fatta incuriosire dalla selezione dei finalisti per l’assegnazione dei premi letterari nostrani più noti: lo Strega e il Campiello. Ho letto senza grande entusiasmo Sembrava bellezza di Teresa Ciabatti (esclusa dalla cinquina dello Strega) e L’acqua del lago non è mai dolce della chiacchierata Giulia Caminito (nella cinquina finale di entrambi i premi). Inutile star qui a discettare di romanzi di cui troverete 200 presentazioni on line e decine di recensioni. Del romanzo della Caminito mi hanno colpito la prosa, i personaggi che non ammiccano al lettore e che non fanno niente per rendersi simpatici, il finale per nulla consolatorio. Mi ero riproposta di leggere altre opere della cinquina ma il tempo è volato via e le proclamazioni sono dietro l’angolo. Forse dedicherò qualche ora al Campiello (forse).


Non fiction. La salute mentale è un tema che mi interessa parecchio. Ho acquistato il libro di Matteo Spicuglia d’impulso. Non conoscevo l’autore, non ricordavo il processo a cui si faceva riferimento, ma il sottotitolo del libro era esaustivo: Storia di Andrea Soldi, morto per un TSO.


Andrea Soldi, torinese, schizofrenico, muore nell’agosto del 2015, a 45 anni, a causa di un trattamento sanitario obbligatorio eseguito in modo non corretto. Il giornalista Matteo Spicuglia riesce a delineare la personalità e la triste storia di Andrea Soldi con delicatezza e rispetto, attraverso le pagine del diario personale di Andrea e i ricordi dei suoi familiari. La malattia psichica continua a spaventarci: lo schizofrenico è ancora visto come un matto, qualcuno da cui è bene tenersi alla larga. Sebbene siano stati fatti passi avanti (e il testo ne dà conto), il sistema sanitario fino ad oggi si è mostrato inadeguato, i servizi socio-assistenziali languono, le famiglie vivono nella solitudine la sofferenza e la fatica di dover gestire un familiare affetto da malattia mentale.

Edito dai tipi di add.


Graphic novel. Ho letto il mio primo Zerocalcare. Mai dire mai nella vita. E ho visto la rappresentazione grafica di un sacco di scheletri che mi porto dietro…

 


Mi sono avvicinata al true crime. In ritardo, ma ci sono arrivata anch’io.

Se ho ben capito, Compulsion di Meyer Levin, pubblicato in Italia nel 2017 da Adelphi (traduzione di Gianni Pannofino), è stato un clamoroso caso editoriale. Io ci sono arrivata con calma e per caso, su segnalazione contemporanea di due amiche.


Compulsion
narra la storia vera di due ragazzotti benestanti che nel 1924, a Chicago, rapirono e assassinarono un quattordicenne (compagno di classe del fratello minore di uno dei due) per vedere che effetto facesse e per dimostrare di esserne capaci. La vittima, appartenente a una famiglia altrettanto benestante, faceva parte del loro stesso ambiente.

I due assassini erano tra i più brillanti studenti della University of Chicago; sebbene avessero pianificato l’omicidio per quasi un anno, commisero numerosi errori. Eppure, la polizia impiegò parecchio prima di iniziare a sospettare che il delitto potesse essere stato commesso da studenti modello, rampolli di due agiate famiglie. Il caso fu seguito da un altro studente diciottenne della University of Chicago, Meyer Levin, che all’epoca aveva appena iniziato a lavorare come giornalista per conto del Chicago Daily News.

Meyer Levin conosceva i due assassini, conosceva quell’ambiente (pur non facendone parte, non provenendo da una famiglia benestante) e, per una serie di coincidenze, fu il primo a identificare la vittima.

Il romanzo venne scritto a distanza di 30 anni, utilizzando nomi fittizi. Nella prefazione al suo romanzo, Meyer Levin scrive:

Avendo io preso spunto da un caso di cronaca reale, si può affermare che i personaggi da me ritratti sono persone reali? […]

Benché gli eventi siano tratti dalla realtà, va detto che i pensieri e le emozioni dei personaggi sono una creazione dell’autore e vengono attribuiti ai vari personaggi secondo la sua immaginazione. Per questo motivo non ho usato i veri nomi delle persone coinvolte, anche se talvolta ho fatto ricorso a citazioni testuali. Tra queste, la più lunga è l’arringa difensiva e, a tale riguardo, in nome della giustizia letteraria, desidero fare i complimenti al suo vero autore, Clarence Darrow.

Il volume è consistente, ma si legge con trasporto. Meyer Levin ricostruisce il delitto, la personalità di chi vi fu coinvolto, la complessa vicenda giudiziaria, con tutti gli argomenti in gioco: l’introduzione nella battaglia legale della psichiatria, nonché due argomenti scabrosi per l’epoca, di cui tutti i giornali parlarono: l’infermità mentale e l’omosessualità.

Notevole.  

Altri modi di narrare la maternità.

Negli ultimi tempi, sono stati pubblicati diversi romanzi che raccontano il senso di inadeguatezza, la paura, il disagio di essere ma anche di non essere madre. È un argomento complesso del quale, da non madre, non mi permetto di parlare. Ma da donna che non ha mai avuto uno spiccato senso materno, è un sollievo scoprire romanzi che non ripropongono il solito stereotipo delle gioie della maternità. La figlia unica di Guadalupe Nettel, pubblicato in Italia da La nuova frontiera nella traduzione di Federica Niola, racconta la vita di tre donne diverse, di tre modi diversi di intendere la maternità e di alcuni tra i tanti significati che oggi può assumere la parola famiglia.

           


In questi mesi, ci sono state anche altre storie trascurabili ma (tranne un caso) niente di veramente illeggibile o deludente. Poi c’è stata una recente parentesi in Libano. E ne riparleremo presto.


Illustrazione iniziale di Benedetto Cristofani

8 commenti:

  1. Ben tornata, sempre un piacere leggerti

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    1. Grazie mia cara! Sempre una gioia ritrovarti, nonostante le mie numerose assenze.

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  2. Libri e autori che non conosco! Grazie! Farò tesoro del racconto di questa tua esperienza di lettura😘

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    1. Ma che bello riaprire casa e sapere che le amiche care passeranno a salutarmi! Grazie a te.

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  3. Per fortuna che hai cambiato lavoro e che sei diventata pendolare😁. Hai letto molto, cara Barbara, le tue briciole sono gustose, come quelle che restano sulla tavola dopo un ricco pranzo. Hai letto due candidate allo Strega, io sto leggendo il vincitore. Ho il sospetto che sia davvero il migliore...
    Allora, ben tornata e aspettiamo note dal tuo " viaggio" in Libano. Un abbraccio.

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    1. Cara Renza, è sempre un piacere ritrovarti!
      Credo tu abbia ragione in merito al libro di Emanuele Trevi. Amici lettori di cui mi fido molto, dopo aver letto gli altri testi della cinquina, hanno fatto le tue stesse considerazioni. Toccherà leggerlo. Tu, però, "c'hai visto lungo" e sei arrivata direttamente al migliore. Che intuito!

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  4. Il mio primo zerocalcare è stato lo scorso anno: mi è piaciuto tantissimo.

    L'acqua del lago non è mai dolce credo lo leggerò quando sarà un po'meno di moda: mi ispira

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    1. Per il libro della Caminito, consiglio anche l'audiolibro. Ne ho ascoltato solo una parte (su Storytel) ma la voce narrante non mi è dispiaciuta.

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