Laghi del Fusine |
C’era un tempo in cui ogni viaggio era preceduto dall’acquisto
del taccuino di bordo. Uno di quei quadernetti smilzi che sceglievi
accuratamente prima di partire, lo infilavi nello zaino e scribacchiavi due
cose non appena ti fermavi in un caffè, su una panchina, sulla vetta di un
monte.
Tornavi a casa, rileggevi quei frammenti e ti sembrava che le
fotografie fossero superflue. Luoghi, pensieri, persone incontrate
fuoriuscivano dal taccuino senza la necessità di altre immagini. Quest’estate
invece, le pause di riflessione con carta e penna sono venute meno, sostituite
dal cellulare, dai minuti di cazzeggio sui social, ma soprattutto dall’incapacità
di fermarsi a scrivere.
Sono partita per il tarvisiano piuttosto irrequieta,
senza aspettarmi granché da questo viaggio. Non per colpa del tarvisiano
s’intende, ma per colpa mia. Sicché, il rientro è stato doppiamente stupefacente:
scarsi appunti eppure una ritrovata leggerezza e tanta voglia di fare. Non
merito mio, sia chiaro, bensì dei sentieri, delle pedalate, dei fischi delle
marmotte, del frico con la polenta e del cielo azzurro regalatoci dal
tarvisiano.
Dimenticate tutte le sfumature di rosa delle albe dolomitiche e
l’imponenza delle vette da mozzare il fiato; dimenticate i rifugi affollati e i
sentieri in cui non ci si sente mai soli. Dimenticate le cime dai nomi
blasonati e immergetevi nel verde delle Alpi Giulie e nel fascino dei sentieri silenziosi e poco battuti; resterete
incantati davanti ad una distesa di fiorellini azzurri, ranuncoli e papaveri di
montagna che spuntano miracolosamente dalle rocce calcaree del sentiero botanico del Bila Pec. Se sarete fortunati, troverete anche
le favoleggiate distese di stelle alpine. Da ottimi camminatori quali siete,
eviterete accuratamente la telecabina e qualsiasi altra forma di teletrasporto
per raggiungere ogni luogo meritevole di visita, dal rifugio Gilberti al Monte
Lussari.
Monte Lussari |
Perché mai sedersi in cabinovia quando ci si può devotamente
sciroppare la bella salita del sentiero
del Pellegrino che da Camporosso in Valcanale (820 m s.l.m.) conduce al Monte Santo di Lussari (1790 m s.l.m.)?
Arrivati al santuario, vi è concessa una pausa caffè prima di procedere
alla conquista della Cima del Cacciatore (2071 m s.l.m.). Non vi
fate spaventare dal breve tratto attrezzato che vi permetterà di raggiungere la
vetta. Se ce l’hanno fatta quei quattro abbirrazzati ottuagenari austriaci che
mi precedevano, ce la possono fare tutti.
Cima del Cacciatore |
Frastornati dalla folla rumorosa del Lussari (colpa del
teletrasporto che non permette la selezione naturale delle persone), il giorno
successivo apprezzerete ancor di più la silenziosa passeggiata che da Ugovizza vi
condurrà all’Osternig (2050 m s.l.m.).
Feistritzer Alm |
Cammin facendo,
potrebbe addirittura sorgervi il dubbio d’aver sbagliato sentiero (“Sei sicuro
che sia la direzione giusta? Va bene che il percorso è segnalato però non c’è
anima viva!”), ma non vi scoraggiate e godetevi la pace del bosco, preparatoria
all’incontro con le mucchette e i cavalli che circondano la locanda/rifugio
Schutzhütte Oisternig, nell’alpeggio Feistritzer Alm, al confine italo-austriaco di Sella
Bistrizza.
Siamo in territorio austriaco, quindi dovrete accontentarvi
di un caffè lungo e pasti spartani, ma non meno gustosi.
Malga Montasio |
Per fare la conta delle vette che vi circondano, vi toccherà
tornare a Sella Nevea e arrampicarvi sullo Jof di Montasio o, come abbiamo
fatto noi, sulla Cima di Terrarossa (2420 m slm). Se
avrete la fortuna di scegliere una giornata dal cielo blu, senza neanche una
nuvoletta, oltre ai numerosi stambecchi che popolano il territorio, vedrete
tutte, ma proprio tutte le cime della zona.
Panorama dalla Cima di Terrarossa |
Una firma anche su questo libro di vetta e sarete pronti per la
veloce discesa che vi condurrà al frico e polenta, accompagnati da una radler, nel simpatico rifugio Giacomo di Brazzà.
Di sentieri belli nella zona ce n’è a bizzeffe ma, se siete
stanchi di scarponcini da trekking e bastoncini, potete indossare un bel paio
di pantaloncini imbottiti e inforcare la bici. Avete la fortuna di trovarvi
accanto alla fantastica Ciclovia Alpe Adria. Non
dovete necessariamente percorrerla da Salisburgo a Grado, ma potrete raggiungere
Villach o Kranjska Gora in relativamente poche pedalate. Già che ci siete,
prendetevi una giornata per fare una pedalata da Tarvisio a Venzone.
Venzone |
Parcheggiata la bici, acquistate un cono gelato nell’ottima
latteria in centro e girellate nel borgo interamente ricostruito dopo il
terremoto del ‘76 (argomento tristemente d’attualità, lo so. Noi siamo andati a
Venzone un paio di giorni prima della tragedia di Amatrice e dei comuni marchigiani.
Le curiose coincidenze della vita). Se poi non avete alcuna voglia di rimettervi
in bici, nessuna paura: potrete far affidamento sul collegamento ferroviario
Udine – Villach (treno Micotra),
depositare la due ruote nella carrozza bici e rilassarvi per la restante parte
del viaggio. Comodo, no?
Se nonostante l’attività sportiva fatta finora, siete in crisi
d’astinenza perché vi manca la corsa quotidiana, indossate un paio di scarpette da running e da Camporosso immergetevi nella foresta di Tarvisio seguendo il percorso che
vi porterà in Val Bartolo: la voce del
torrente, tutto quel verde e le baite dislocate nella valle vi porteranno sul
set di un telefilm tedesco. Troppo perfetto per essere reale. Tornerete a
Camporosso un po’ stanchi ma in pace con il resto del mondo.
Abbiamo scelto come meta estiva Camporosso in Valcanale perché
cercavamo sentieri meno noti rispetto alle Alte Vie Dolomitiche; ci piaceva
l’idea di vivere per qualche giorno in una zona di confine e di esplorare un
territorio non troppo pubblicizzato. È stato un viaggio sorprendente, meravigliati
soprattutto dal calore delle persone incontrate e da quel senso di “casa”
percepito sin dalle ore successive all’arrivo.
Noi abbiamo scelto una soluzione comoda e autonoma: l’ospitalità
della famiglia Alberti e dell’appartamento Mugo. Prenoti
l’appartamento e acquisti due genitori adottivi che, oltre ai prodotti
dell’orto e ai funghi appena raccolti, ti daranno tutte le dritte utili per scegliere
i sentieri più suggestivi.
Con una vacanza così dinamica, non avrete alcun senso di colpa
nel fermarvi ogni tanto al Tante Mitzi Caffè per iniziare la giornata con una frase allegra, una brioche e
un caffè macchiato (vi ricordo che siete in Friuli e, non me ne vogliano i
napoletani, il caffè qui è eccezionale).
Rifugio Gilberti |
Tra i vari rifugi in cui ci siamo fermati, segnalo il Gilberti, a Sella Nevea, gestito dalla sorridente Irene; terrazzo
panoramico incantevole, strudel delizioso.
Partiti in auto, non mi son preoccupata troppo del peso
superfluo. In valigia ho infilato
solo letture lievi e poco attinenti al Friuli (di cui vi narrerò prossimamente).
Ma
sono tornata con una piccola guida ai sentieri, Escursioni nel tarvisiano di Fabio Paolini, editore La Chiusa, e l’indispensabile carta topografica Tabacco
19, Alpi Giulie Occidentali - Tarvisiano. Entrambe acquistate nella libreria Montagne di Carta, al centro di Tarvisio.
Ho poi ricevuto in dono dalla signora Lidia (la proprietaria
dell’appartamento) alcuni numeri della pubblicazione Wild, curata dall’associazione
turistica Alpi Friulane. Ora che sono di nuovo sull’affollato trenino dei
pendolari, leggiucchio un articolo sui Laghi del Fusine, mi perdo in una
foto, ripenso al profumo del bosco, all’aria pungente, a quella sensazione di
sentirsi così piccoli di fronte a quei monti così potenti. E a quella serenità
che solo la montagna sa regalarmi.
Quanti chili - oltre i brutti pensieri - in meno? :)
RispondiElimina(
Ti dirò, io che normalmente faccio sport e sto attenta all’alimentazione, ho compensato il dinamismo montanaro con pasti abbastanza calorici (adoro il formaggio). Il coniuge, invece, sedentario come pochi altri, nonostante strudel, formaggi, birrozze di varie dimensioni ha perso più di 3 chili. Vuoi convertirti alla vacanza montanara??
Eliminaoh come mi era piaciuto lo Jof del Montasio lì alla malga :)
RispondiEliminaAh le malghe!!!Le mucche,i formaggi... La pianto, altrimenti mi dicono che se vivessi in montagna non vedrei tutta questa poesia (e non vivendoci non posso ribadire nulla!).
EliminaSentiero botanico, ciclovia, bovini, stelle e animali alpini: decisamente un paradiso poco conosciuto, ma per questo da apprezzare ancor di più; hai proprio scoperto un tesoro di montagna dove non manca nulla.
RispondiEliminaGiàgià! Conserverò queste immagini per i momenti più grigi!
EliminaEri a Venzone!!!!??? Dietro casa mia!!! ;D
RispondiEliminaComplimentissimi per il tour da vera indigena, non avrei potuto consigliarti meglio...hai fatto anche percorsi poco conosciuti dalla gente di qui.
Val Bartolo, per dire.
Peccato non averlo saputo...
Non so perché ma ti associo sempre a luoghi di mare (cioè, lo so il perché, visto il tuo spettinato amore per le onde) e mi ricordo solo a posteriori che potrei incontrarti in Friuli, regione splendida. Ah, ma la prossima volta ti avverto in anticipo!!!
EliminaE io che pensavo che la Val Bartolo fosse meta molto frequentata...
Complimenti! Una cronaca di viaggio veramente suggestiva e catturante. Ho letto il tuo reportage, perfetto, diverse volte e mi pareva di essere lì con voi. Oddio, sapevo bene che non avrei avuto il vostro fiato e le vostre gambe ma il vostro entusiasmo, quello sì. Manco dalla montagna da diversi anni, per motivi vari, alcuni piacevoli, altri meno. In ogni caso, le mie mete erano le Dolomiti, ormai stravissute, strapopolate, straspremute. Ora, mi hai messo una gran voglia di quelle montagne: sarà uno di quei pensieri piacevoli che sollevano un poco dai pensieri della vita. Grazie!
RispondiEliminaChe bello leggerti Renza! Penso che zone come queste possano dare grandi soddisfazioni anche a chi, per diverse ragioni, non può più godere di lunghe scarpinate. Ci sono percorsi brevi altrettanto belli e, soprattutto, non c'è quella folla chiassosa che toglie il piacere della montagna. Il nostro è un paese bellissimo, peccato si faccia di tutto per distruggerlo.
Elimina