Gli ultimi giorni prima della sua morte, mio marito Owen fece
visita ad Alison ogni pomeriggio. Io lo guardavo superare faticosamente la
piccola collina innevata tra le due proprietà, mentre si allontanava e mentre
tornava da me, e mi domandavo quali pensieri gli attraversassero la mente. Mi
domandavo anche se Alison lo osservasse da una finestra, e se l’espressione che
vedeva sul suo viso, mentre si avvicinava, fosse molto diversa da quella che
vedevo io quando tornava a casa.
Con un incipit del genere pensi subito che non ti schioderai dal
divano finché il libro non sarà terminato. Ma poi non è così. Non perché la scrittura
di Robin Black si perda nel corso della storia (anzi), ma per la malinconia che
ti si appiccica addosso e ti impone qualche pausa. La narrativa contemporanea è
satura di matrimoni, tradimenti, relazioni che si trascinano a stento, storie
che naufragano. Ma non ci stancheremo mai di leggerne perché ogni storia è
diversa dall’altra e ogni volta ci sembra di riconoscere nei personaggi
qualcosa di noi, dei compromessi a cui si scende per amore, delle occasioni
perse, delle verità non dette.
Owen e Gus stanno insieme da venti anni, non hanno figli. Quando
decidono di provarci, scoprono che lui non può. Cosa succede all’interno di una
coppia quando qualcosa si rompe e non ci si può trincerare dietro il classico “restiamo
insieme per i ragazzi, lo facciamo solo per loro”? Qualcuno si lascia, altri
cercano un valido motivo per rincollare i pezzi e pazienza se i segni della
crepa non si possono cancellare.
Owen e Gus, scrittore lui, pittrice lei, approfittano di una
piccola eredità caduta dal cielo per acquistare una fattoria e lasciare la
frenesia e le tentazioni di Philadelphia. Isolandosi sperano di ritrovarsi e di
ritrovare ispirazione per scrivere e dipingere. Ma il matrimonio è un affare
complicato e gli equilibri non si possono pianificare a tavolino.
Robin Black sceglie il punto di vista della moglie, Gus; non
conosceremo mai i pensieri del marito, non sapremo cosa l’addolora né cosa lo
entusiasma, ci limiteremo a vederlo entrare e uscire dal granaio, luogo in cui trascorre
le giornate a tentare di scrivere, aspetteremo che beva il suo bicchiere d’acqua
pomeridiano. Se non lo fa, vuol dire che qualcosa non sta andando per il verso
giusto, ma potremo solo ipotizzare cosa, nessuna certezza.
È un libro che non fa sconti, frasi scarne, descrizioni minuziose.
Sappiamo sin dall'inizio che non ci sarà un lieto fine e sentiamo la storia ancora più
vera. Perché nella vita il lieto fine non è mai assicurato.
Robin Black, Ritratto di un matrimonio, trad. Chiara Brovelli
Neri Pozza, I narratori delle tavole.