mercoledì 3 ottobre 2012

Elsa Morante e L’isola di Arturo



I grandi libri vanno letti senza troppe interruzioni. Non si può iniziare un libro, tipo L’isola di Arturo, lasciarlo in borsa per un po’, spostarlo dalla borsa alla scrivania e dalla scrivania al comodino, senza avere il tempo di leggere più di quattro paginette al giorno. Così si finisce per perdere la storia, gli odori, si sciupa ciò che si sta leggendo e ci si convince che “No, questo libro non mi cattura”. Quando, due anni fa, dissi che avevo interrotto L’isola, un mio caro amico mi fece notare che non avevo l’età giusta per leggerlo. “È un libro per ragazzi, forse dovresti leggere qualche altra cosa di Elsa Morante”.
Ammesso che L’isola di Arturo possa essere considerato un libro per ragazzi (ho i miei dubbi), chi stabilisce che i libri per ragazzi non possano dire qualcosa anche agli adulti? Avevo solo commesso l’errore di ostinarmi a voler leggere in un periodo in cui non riuscivo a concentrarmi su nient’altro che non fossero le mie preoccupazioni di allora. 



Elsa Morante fa galoppare la fantasia con il suo universo di parole e immagini che ti conducono in un mondo incantato. Suoni e colori di una Procida che non esiste più, sempre che quella Procida sia mai esistita. Da quanto ho letto, Elsa era una donna di carattere, concreta, riservata, poco incline al romanticismo; eppure in questo romanzo ritrae impietosamente femmine dimesse, servili, nate per procreare e accudire i maschi.
Nunziatella, Nunz., è l’emblema di questa visione. Una donna religiosa, chiusa nelle sue credenze, terrorizzata dall’uomo che ha sposato solo per non contrariare la volontà materna. Un uomo di cui non si sa nulla, sempre altrove, un uomo che sembra voler bene solo ai suoi amici. Maschi, solo maschi. Un uomo che Nunziatella non ama, ma che ha sposato. E questo basta.
Eppure, nonostante il suo spirito di sottomissione, con i suoi selvaggi ricci, Nunziatella riesce a portare le donne nella “casa dei guaglioni”, sconfiggendo credenze popolari e superstizioni che aleggiano intorno al castello di Arturo
E Arturo? Arturo è il sogno dell’adolescenza che tutto trasforma, prima di scontrarsi con la realtà.
Procida è l’Isola, il luogo senza tempo in cui ogni viaggio è possibile, il luogo in cui la realtà è sogno, fantasticheria, idealizzazione di eventi e persone.


«È assurdo!», esclama uscendo dalla sua apparente timidezza, «Dividere le scrittrici dagli scrittori è come dividere l’umanità in biondi e bruni. Saba, che per me è il più importante poeta, dice che Marcel Proust è la più grande scrittrice del mondo».
Dall’intervista rilasciata a Sergio Saviane (pubblicata su L’espresso il 2 ottobre 1956) emergono molti aspetti interessanti della Morante, nota allora solo per essere moglie di Moravia e per il recente successo ottenuto con la pubblicazione di Menzogna e sortilegio.

Non si capisce bene dove lavori Elsa Morante: se in Via dell’Oca, 27, dove ha alcune stanze sopra l’appartamento del marito Alberto Moravia, o in Via Archimede, 121, dove ha uno studio più complicato e ancora più personale. Per ora, comunque, passa quasi tutta la sua vita in questi due appartamenti, tra dischi di Mozart, Verdi, Pergolesi, gatti siamesi e persiani. […] E, anche se a prima vista, la misteriosa abitatrice di quelle stanzette sembra non voglia interessarsi a fatti più esteriori della vita, al marito agli amici, ai libri, agli scrittori, tuttavia si sente vivere dentro di lei una grande popolazione di personaggi reali da cui difficilmente riesce a staccarsi e che nella vita hanno le loro radici.

Il tema viene ripreso in un’intervista rilasciata ad Enzo Siciliano nel 1972.
Uno scrittore, a suo giudizio, sta solo nei libri che ha scritto: il resto è di nessun interesse. «Sono più autobiografici i romanzi di qualsiasi altra cosa si possa raccontare di sé. Perché nei romanzi avviene come nei sogni: una magica trasposizione della nostra vita, forse ancora più significativa della vita stessa, perché arricchita dalla forza dell’immaginazione». 

Nel 1962, in un pezzo splendido di Paolo Monelli (della serie "I contemporanei al girarrosto"), Elsa spiega: “Scrivo sempre a mano, e procedo molto lentamente, e solo quando il periodo mi è venuto ben chiuso e calettato e le parole sono quelle che devono essere e non altre suggerite dalla fretta, solo allora passo ad altro periodo. E lo stesso faccio con i capitoli”.
È piccola, esile, schietta, una figurina di perpetua adolescente. Ed ha un sorriso dolcissimo e occhi viola, ugualmente dolceridenti. Non fidatevi. È d’acciaio, è una freccia scoccata dall’arco, è un missile che passa dove nessuno potrebbe varcare.

Io ho quest’edizione qui. Ma ve ne sono di più suggestive.



La prima edizione venne pubblicata da Einaudi nella collana «Supercoralli» nel 1957. La Morante scelse di mettere in copertina il dipinto di Guttuso, Ragazzo addormentato sulla barca. 

 

Sull’edizione economica degli «Oscar» Mondadori, pubblicata nel 1969, decise di riprodurre Fichidindia di Guttuso, che rimanda al paesaggio e a una delle piante più tipiche della vegetazione delle isole del Golfo di Napoli.






Nell'edizione del 1975, nella collana «Gli struzzi» di Einaudi, compare un’altra immagine evocativa del paesaggio di Procida, con un particolare di un acquarello di Ben Shan. 
Prima di fare questa scelta, la Morante prese in esame altre ipotesi di cui si conservano le prove di stampa: Testa di contadino catalano di Mirò; un particolare tratto da Seminatore al tramonto di Van Gogh; un quadro di Bill Morrow raffigurante una scogliera sul mare.
 

7 commenti:

  1. Un ricordo bello.
    La nonna che cuce a macchina (lo fa ancora) e la radio che trasmette la pacata e pastosa lettura del "L'isola di Arturo".
    Io, fintamente distratta, fintamente superiore, che mi apposto ad ascoltare.

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    1. Che bel ricordo Gioia!
      Ad essere sincera, anch’io ho scoperto L’isola di Arturo in una lettura radiofonica di Iaia Forte (Ad alta voce, Radiotre). Credo fosse la fine del 2009; appena terminato uno pseudo contratto di lavoro, ero nella tipica fase della disperazione (quella in cui pensi che resterai disoccupata e senza sussidi, ovviamente, per chissà quanto tempo). La voce di Iaia Forte mi appassionò. Iniziai a leggere il libro il primo giorno del nuovo lavoro, attività che ha stravolto i miei ritmi vitali (e pure la mia già precaria psiche) per diversi mesi. Non avevo più tempo per niente, ero sempre agitata e mollai il libro. Poi, è arrivato il momento giusto.
      Un caro abbraccio.

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  2. Anche io della Morante ho l'immagine di una donna forte, celata sotto una fisionomia apparentemente fragile. Ma non è l'unica donna che impersona tale dualismo. Mi piaceva leggerlo e mi piace ancor di più quanto ha dichiarato nell'intervista a. Siciliano. Magia ed incanto dello scrivere : sarà per questo che spesso ho pensato di prendere la penna in mano e accingermi a farlo. Bye&besos

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    1. Cara Nela, e perché frenarti?? Secondo me, la tua scrittura dovrebbe andare oltre il blog…
      Io ti acquisterei ad occhi chiusi (certo che citare Carofiglio di ‘sti tempi è pericoloso!)
      Buon sabato.

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  3. Adesso dovresti vedere anche il film di Damiani, l'epilogo è un po' diverso, ma il viso di Arturo nel film, è proprio come me l'ero immaginato. :)

    La copertina di Guttuso è meravigliosa *_*

    E poi guardati questa cosa qui, fa molto Nemirovski e commuove anche un po' :') Dopo che entri nella pagina, vai su "Pagine sparse"

    http://193.206.215.10/morante/arturo.html

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    1. Film di Damiani. Prendo nota. Brava Noce che mi educhi al cinema (ne ho bisogno)! E pure alle belle copertine delle prime edizioni. Devo dire che i tuoi post a tema mi hanno messo tanta curiosità. Ora vado sempre alla ricerca delle copertine precedenti. Alcune sono splendide!
      “Le stanze di Elsa” ha aperto un mondo anche a me. L’innamoramento avanza.
      Baciotti.

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  4. Ho letto l'Isola di Arturo (nell'ed. Gli Struzzi, che NON ho dato via!) mentre aspettavo il mio primo figlio, nel '93, e non ero esattamente una ragazza. Eppure, ricordo una lettura appassionata e una grande commozione, soprattutto nelle scene finali, scene non ho più dimenticato. E ho visto anche il film di Damiani, ma non lo ricordo molto.

    Un saluto, a presto, Linda

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