La prima volta che andai a Torino avevo dieci, undici anni. Era
il mese di agosto, si sposava la sorella di mia zia ed io facevo il mio primo
viaggio in treno con la mamma. Forse anche l’ultimo perché non credo di averne
fatti altri con lei successivamente.
Ricordo una città grigia, la Sacra Sindone
(di cui pensai “Ma è solo un lenzuolo!” Non so perché ma immaginavo di trovarvi
avvolto un corpo ben conservato) e la tragedia di Superga del ’49. In realtà,
ci portarono sulla collinetta per vedere il panorama dall’alto, ma a me rimase
in testa solo lo schianto dell’aereo.
Per anni ho continuato a pensare a Torino come ad una città
grigia, resa meno triste dal Parco del Valentino.
Poi ci sono passata per caso
nel 2006, in una giornata luminosa, ed ho capito che l’immaginazione dei
bambini fa brutti scherzi. O, forse, come sostengono gli stessi torinesi, sebbene
l’enorme indebitamento, frutto anche delle Olimpiadi invernali del 2006, negli
ultimi anni Torino ha cambiato volto, scrollandosi di dosso il grigiore della
città operaia e industriale e trasformandosi in un luogo giovane e vivace. Un
posto in cui fa piacere fermarsi quando se ne ha la possibilità.
Così, prima di tornare in quel di Roma, abbiamo pensato di
goderci l’afa torinese. Sì perché la riconversione della città non ha avuto
alcun effetto sul clima. È rimasto pessimo.
Ne abbiamo approfittato per visitare la tanto pubblicizzata Reggia Di Venaria. Sapevo che avrei
trovato degli spazi vuoti: niente mobili, niente suppellettili, nessun oggetto
che potesse ricordare gli splendori delle residenze sabaude in Piemonte. Però
ero incuriosita dall’architettura, dalle strategie utilizzate per riempire
tanto vuoto e dai famosi giardini.
La struttura è immensa e la Galleria Grande e la Cappella di
Sant’Uberto valgono da sole la visita. Ho saltato la mostra dei gioielli dell’orafo
Carl Fabergé ma sono rimasta
estasiata di fronte alle centotrenta opere della collezione privata del
Principe Eugenio di Savoia (titolo della mostra “I Quadri del Re”) e alla magnifica Crocifissione del Tintoretto presso la Sacrestia della
Cappella di Sant’Uberto.
I Quadri del Re
esposti alla Reggia costituiscono solo una parte di quello che sarà l’allestimento
definitivo della nuova Galleria Sabauda nella Manica Nuova di Palazzo Reale. Una
raccolta di opere fiamminghe ed olandesi superba.
La Crocifissione del
Tintoretto, invece, è stata oggetto di restauro da parte del Centro
Conservazione Restauro La Venaria Reale. L’intervento di restauro è stato
preceduto da un’analisi particolare che, utilizzando strumentazioni tecnologiche, ha fornito nuove informazioni sulla realizzazione
dell’opera. L’esito delle indagini effettuate nel corso del restauro viene
mostrato da un monitor presente al lato del dipinto. Essendo assolutamente
ignorante in materia, sono rimasta ipnotizzata dalle varie tecniche. Pazzesco!
Non credevo si potesse radiografare un dipinto!
Il signor valigiesogni è rimasto deluso dai giardini, per lo più inesistenti.
Io non faccio testo perché ero arrivata pensando ad una sorta di Schönbrunn.
La solita esagerata.
In una giornata torrida come quella
da noi scelta era quasi improponibile camminare all’esterno della Reggia. Poche
piante, tutte basse, quindi completa assenza d’ombra. Siccità totale; acqua dei
laghetti stagnante, nessun fiore.
Forse è opportuno tornare in periodo primaverile e, magari, scegliere un
mezzo di locomozione diverso. La fanciulla della biglietteria del trasporto
pubblico GTT ci ha detto di prendere la linea dedicata GTT Venaria Express
(forse perché di domenica gli altri bus di linea scarseggiavano). Ad ogni modo,
per percorrere 10 km all’andata e 10 al ritorno, si paga un biglietto di 9
euro. Praticamente quanto il costo del biglietto d’ingresso alla Reggia. Un po’
caro.
Molto grazioso anche il borgo antico che circonda la Reggia, non
del tutto restaurato, ma si respira aria d'altri tempi.
Dopo tanta storia, ci siamo rifugiati nell’immaginazione. Il Museo nazionale del cinema merita
assolutamente una visita.
Un luogo speciale, allestito all’interno della Mole Antonelliana, che dall’archeologia
del cinema, con le sue lanterne magiche, conduce alla galleria dei manifesti cult.
Si esce un po’ frastornati e con gli occhi scintillanti come un bimbo in un parco giochi. E vien voglia di farsi una ciotola
di popcorn e mettersi davanti ad un mega schermo. La magia del cinema.
Credo che la noia sia un sentimento estraneo alla città di
Torino. È piacevole passeggiare nel centro storico ben illuminato e tutto
sommato raccolto, percorribile a piedi o in bicicletta. Fermarsi ai Murazzi per una birra, cenare in uno dei
tanti localini del Quadrilatero Romano, mangiare un gelato in una delle decine
di gelaterie sparse qua e là. Camminare e dare un’occhiata al cartellone degli
spettacoli per la prossima stagione, di teatri ce ne son diversi,
fermarsi davanti ad una libreria, informarsi sulla prossima mostra.
La
sensazione è che Torino sia una città ricca di offerte ma non dispersiva. Una
città tutto sommato vivibile, in cui si hanno tante opportunità senza dover
necessariamente diventare isterici, tipica caratteristica romana. O forse è
solo il punto di vista del turista che non deve scontrarsi con le difficoltà
della vita quotidiana.
Consigli pratici: Il lunedì a Torino è tutto chiuso. Tutto. Quindi, se avete in
mente di visitare, faccio per dire, il Museo Egizio o il Museo nazionale della
Montagna (scelte casuali), programmate la vostra visita nei restanti sei giorni
della settimana.
Barbara, anch'io sono stata a Torino quest'estate a Luglio!!
RispondiEliminaPer nostra fortuna siamo finite subito al centro turistico e fermandoci 2 giorni abbiamo fatto la torino piemonte card, con 20 e qualcosa euro accesso 180 musei e agevolazioni per la gita alla Venaria (però non siamo andate).
Mi è piaciuta molto, anche se, trovare un torinese è praticamente impossibile!! :)
Carissima, io conosco diverse persone di Torino e ne ho conosciute di nuove in Valle d’Aosta. Così, ho avuto la fortuna e il piacere di girellare la sera nelle vie di Torino in compagnia di una torinese doc che mi ha mostrato angoli meravigliosi e raccontato cose che, altrimenti, non avrei potuto scoprire.
EliminaSì, una bella fortuna, lo so!
Un abbraccio.
Torino è per me anche il concerto dei Rolling Stones ( primi anni '90 ). Non ci si annoia, hai ragione!
RispondiEliminaUn caro saluto,
Giacinta
I Rolling Stones dal vivo! Che emozione! Primi anni 90, è? No, la mamma non mi avrebbe lasciato andare!
EliminaUn bacio e ben tornata.
Ah, finalmente qualcuno che parla del Museo del Cinema di Torino! Per me è il più bel museo del cinema d'Europa. Dico sul serio, senza esagerare. E purtroppo pochi lo sanno. Mi fa piacere che tu abbia visitato la città in cui abito da poco più di due anni (dopo 25 a Milano). Hai ragione, è proprio così. Peccato per la visita a Venaria. Di primavera è molto meglio, ma vero è che i Giardini tanto decantati deludono un po'.
RispondiEliminaCiao VeraPanchina!
RispondiEliminaNon ho visitato altri musei del cinema ma quello di Torino mi è piaciuto tantissimo! Negli ultimi anni sono andata un paio di volte al Salone del Libro e sono venuta a Torino anche per un colloquio di lavoro. Ti confesso che non mi spiacerebbe vivere nella tua nuova città. Forse perché orbitando intorno a Roma, qualsiasi realtà mi sembra più vivibile e meno incasinata! La prossima volta che sarò da quelle parti presterò più attenzione alle panchine che mi circondano!
Un abbraccio.