venerdì 4 maggio 2012

L’arte della gioia


Lo studioso di cultura americana Graham Thompson ha scritto: 
“Una dimostrazione di come la fotografia venne assimilata nel mondo dell’arte è il successo della pittura fotorealista alla fine degli anni ‘60 e l'inizio degli ‘80. È chiamata anche super-realismo o iperrealismo e pittori come Richard Estes, Denis Peterson, Audrey Flack e Chuck Close spesso hanno lavorato a partire da un fotogramma per creare dipinti che sembrano delle fotografie”.

Ho scoperto l’esistenza del fotorealismo grazie alla curiosità del signor valigiesogni.
Con lui succede che giornate normali diventino speciali.
Siamo entrambi ignoranti in campo artistico ma siamo anche curiosi e spesso finiamo per visitare mostre improbabili. Non sono granché entusiasta d’acquistare il biglietto per Il Guggenheim. L’avanguardia americana 1945–1980, visitabile fino al 6 maggio al Palazzo delle Esposizioni a Roma, ma alla fine mi decido. In genere l’audioguida aiuta, eppure, quando ci si trova di fronte agli sgocciolamenti di Arshile Gorky, tocca ammettere che l’espressionismo astratto è troppo astratto per poter essere apprezzato da tutti. Riconosco i miei limiti.


Dopo tanta astrazione, le immagini ben definite del fotorealismo spiazzano: sono così comprensibili! 


Guardo le tele con scetticismo: possibile siano dipinti e non fotografie? Minuziosi, attenti ad ogni dettaglio.


S’è detto che la giornata è speciale e allora ci si mimetizza tra i turisti, zainetto in spalla e macchina fotografica. Si cammina divertiti fino a Trastevere. Il cielo coperto, le voci caciarone dei camerieri romani - Da dove venite? Where are you from? Ah, tedeschi! Ais scrim? Sì, ce l’abbiamo il gelato, Mò ti porto il menù. So’ pronti i du’ sprizzini? -, l’edera inerpicata sulle facciate rosse delle case, quell’aria d’altri tempi come se fossimo in un film degli anni ’60. Allora non badiamo a spese e, immersi nell’atmosfera cinematografica, andiamo a pranzare qui


Il mio piatto di rigatoni all’Amatriciana è abbondante ma non posso fare a meno di infilare la forchetta nella Carbonara rivisitata (con tanto di noci) del signor valigiesogni. Poi, ci limitiamo a spazzolarci un carciofo alla Romana (io) e uno alla Giudia (lui) mentre Fellini, Aldo Fabrizi, la Sora Lella, Verdone e compagnia ci guardano compiaciuti. 
Verrebbe da dire: che saranno mai una carbonara e un’Amatriciana? Sappiamo cucinarla tutti, no? Ma c’è modo e modo; se non le si assaggia qui, non si comprende il perché di tanta pubblicità.
Pare che anche i dolci siano eccellenti ma noi abbiamo già puntato la gelateria adiacente (che poi, credo, faccia sempre parte della famiglia) e con il nostro cono, allegri come due bimbi, c’incamminiamo mano nella mano lungo le rive del Tevere. 

Non è necessario andare troppo lontano per sentirsi felici.



5 commenti:

  1. Non è bellissimo da dire ma da Sora Lella è bellissimo procurarsi una pipì e andare nel bagnetto graziosissimo dove si ha l'impressione di farla direttamente nel Tevere. :)

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    1. Mia cara, hai proprio ragione! Siamo rimasti piacevolmente stupiti dalla disponibilità dei gestori che facevano utilizzare il bagno anche ai turisti di passaggio (cosa un po’ insolita per un ristorante). Scena bellissima: due graziose fanciulle inglesi entrano imbarazzatissime e mormorano qualcosa. Il cameriere le guarda e fa: “ Ch’è successo belle de’ mamma? Ve serve er bagno? Andate, andate…” Fantastico!

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  2. Carissima, torno dopo tanto tempo qui e trovo gli ultimi tuoi due post, belli, proprio belli. Quello su Tabucchi, pervaso di malinconia e gratitudine per quest'autore che ti ha dato tanto (e soprattutto ti ha restituito all'amore per la lettura), e questo, su una giornata a Roma che da normale si fa speciale anche solo perché vissuta in assoluta serenità.
    Un abbraccio affettuoso a te, al signor Valigiesogni e a Giacinta :-)

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    1. Cara Duck, anch’io sono un po’ latitante ultimamente! Roma può essere bellissima se non ci vivi, vero?
      Un abbraccio

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    2. Direi che è bellissima SOLO se non ci vivi :-)
      (ma io sono cattiva con Roma, lo so, lo so, son prevenuta e piena di pregiudizi! via, pregiudizi... ci ho vissuto 30 anni!)

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