martedì 24 gennaio 2012

Suite francese


“Mio Dio, cosa mi combina questo paese? Dal momento che mi respinge, osserviamolo freddamente, guardiamolo mentre perde l’onore e la vita. E gli altri, come considerarli? Gli imperi muoiono. Niente ha importanza. Che le si osservi dal punto di vista mistico o personale, le cose non cambiano. È un tutt’uno. Manteniamo la mente fredda. Tempriamo il nostro cuore. Aspettiamo.”

Così scriveva nel suo diario Irène Némirovsky, nel 1941. Osservava la reazione dei francesi, di quel popolo vinto che non era il suo, nei giorni successivi all’invasione tedesca. Era preoccupata I. N. per quelle nuove leggi che venivano promulgate, quelle leggi che l’avevano costretta a cucire sulla casacca delle bimbe la stella gialla e nera. È disperata eppur lucida Irène Némirovsky; è una scrittrice nota, è una donna borghese, è innamorata della Francia e della buona società, che la conosce e la stima; si è convertita al cristianesimo, ha battezzato le sue bambine. Eppure tutto ciò non è sufficiente. Qualsiasi cosa sia accaduta nella sua esistenza, resta il fatto che è nata a Kiev da famiglia ebrea. Poco conta che sia stata costretta sin da adolescente a lasciare il suo Paese, poco conta se non ha simpatie né per gli ebrei né per i comunisti, poco importa se si è sempre tenuta lontana dalla politica. Irène Némirovsky non è pura, non è francese, non le è mai stata concessa la nazionalità di quella terra a cui si sente legata e che non ha voluto lasciare quando la situazione iniziava ad essere pericolosa. È di origini ebraiche, pertanto va eliminata, come tutti gli altri.
Due giorni prima d’esser prelevata dai gendarmi francesi, I. N. scrive ad Albin Michel, il direttore letterario della casa editrice che pubblicava le sue opere, queste parole:



“Caro amico… non mi dimentichi. Ho scritto molto. Saranno opere postume, temo, ma scrivere mi fa passare il tempo.”
Suite francese è stata scritta tra il 1941 e il 1942, opera incompiuta rispetto al progetto dell’autrice ma, malgrado ciò, con una sua compiutezza d’insieme e di forte impatto emotivo. Uno sguardo attento non alla guerra, non verso fatti storici – perché quelli passano e domani non li ricorderà nessuno. La scrittrice indaga l’animo umano. Sono le reazioni delle persone davanti all’invasore ad interessarla. Ed è l’atteggiamento dell’altro, lo straniero, che è pur sempre un uomo, ad essere scrutato.
Bisogna analizzare i sentimenti dei contadini, dei negozianti, dei proprietari terrieri, dei borghesi, degli intellettuali… Non a caso, nei suoi appunti, Irène Némirovsky sottolinea che deve rileggere Tolstoj e più volte ricorda a sé stessa “vedi Guerra e pace”.

Il manoscritto di Suite francese si è salvato miracolosamente. Le figlie della Némirovsky, sopravvissute alla follia di quegli anni, fuggirono per mesi portandosi dietro una valigia contenente poche fotografie e alcuni documenti dei genitori. Senza saperlo, riuscirono così a salvare l’ultimo libro della madre che, dopo tanti anni, loro stesse decifrarono e trascrissero.

Un’opera splendida, più brillante e più coinvolgente rispetto agli altri libri della stessa autrice letti finora. Sarà l’umanità che trasuda da queste pagine a renderlo tanto eccezionale; nella sua incompiutezza è un capolavoro.

6 commenti:

  1. Uno di quei libri per cui, dalla tua recensione, vale la pena di abbandonare i gialli e immergersi nei meandri dell'animo umano. Grazie per la dritta! Bye&besos

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  2. L'ennesima conferma dell'eccezionale intensità di questo libro che anni fa mi fu regalato da una cara amica e che io dovetti lasciarle: ero in viaggio e avevo una valigia già strapiena in cui anche un solo libro in più non sarebbe entrato. Me ne rammarico ogni volta.
    Saluti affettuosi

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  3. Gli appunti di Irene a fine libro, mi sono rimasti impressi quanto la storia. Questo libro è veramente un gioiello.

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    1. Ma alla fine del libro edito da Adelphi ci sono stralci degli appunti della Nemirovsky?

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    2. Esatto, caro amico. Ci sono stralci dei suoi appunti relativi allo sviluppo dell’opera ma ci sono anche pagine di diario e lettere, tante lettere. Sue, di suo marito, dell’editore, di persone a lei vicine. Lettere che rendono ancora più drammatica la triste storia dell’autrice. Una lettura splendida: non te ne pentirai.

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  4. Ciao belle bimbe! Come conferma Noce Moscata, il romanzo è un gioiello. Ho letto altri libri della Némirovsky ma Suite francese ha veramente una marcia in più. E gli appunti della scrittrice, che si trovano alla fine del libro, così come la raccolta epistolare travalicano il romanzo ricordandoci come la realtà, in certi periodi storici, sia andata ben oltre l’immaginazione.

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